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                      La frutta italiana in Asia. Che spazi ci sono? La parola a 5 “big”

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                      Si è aperto con un bagno di visitatori il primo giorno di Asia Fruit Logistica, l’unica fiera di riferimento del continente asiatico per il settore ortofrutta (vedi alcuni dati e l’elenco degli espositori italiani). Ma quali sono gli spazi per l’ortofrutta italiana? Lo abbiamo chiesto ad alcuni “big” del settore che abbiamo incontrato questa mattina, a partire da Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. In generale, il problema dell’area è che ci sono ancora troppe barriere fitosanitarie che ci impediscono l’accesso a molti mercati. Le mele italiane, ad esempio, non possono entrare in Cina, Thailandia, Vietnam, Giappone, Filippine, Indonesia e Taiwan, parliamo di oltre 2 miliardi di persone e potenziali consumatori

                       

                      di Eugenio Felice (inviato a Hong Kong)

                       

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                      Marco Salvi, presidente di Fruitimprese (copyright: Fm)

                      Salvi: fare sistema, strada obbligata. Potrebbe sembrare banale, ma finché non lo si fa, vale il detto latino “repetita iuvant”. Non poteva mancare a Hong Kong durante questi giorni di fiera Marco Salvi, presidente di Fruitimprese: “Stiamo lavorando su più fronti per aprire nuovi mercati e per essere più efficaci è bene muoversi insieme. Un esempio è il dossier mele per Taiwan e Vietnam, che vede impegnati di concerto il servizio fitosanitario nazionale, Assomela, il CSO e Fruitimprese. Gli ispettori di quei Paesi arriveranno tra fine settembre e inizio ottobre per visitare i campi di raccolta e i magazzini di confezionamento in Emilia-Romagna, in Trentino-Alto Adige e in Piemonte. Con la Cina stiamo lavorando sui dossier pere e mele. Stiamo poi facendo pressioni per fare una modifica al protocollo sugli agrumi, al fine di permettere il trasporto assieme ad altra frutta, con le navi stiva così da dimezzare il transit time a 20 giorni. Altra strada sarebbe il trasporto ferroviario, con la nuova rotta veloce che parte dall’Olanda, ma la Russia non ci permette il transito. Quindi, ad oggi, l’unico prodotto che possiamo effettivamente esportare nel più grande mercato asiatico sono i kiwi”.

                       

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                      Lo stand Jingold ad Asia Fruit Logistica (copyright: Fm)

                      Jingold: kiwi, buone premesse. Il frutto italiano più esportato in Asia è questo, così è stato e così sarà ancora per molti anni. Tra le aziende che qui si sono mosse per prime, arrivando ad avere rapporti diretti con diverse catene distributive, c’è Jingold, il consorzio nato con il kiwi giallo ma oggi in grado di offrire anche il verde e il nuovo rosso, chiamato Oriental Red. È loro lo stand italiano più bello ad Asia Fruit Logistica. “Forniamo kiwi 12 mesi all’anno grazie alla produzione cilena – ci spiega il direttore Alessandro Fornari – le aspettative per l’imminente campagna del prodotto italiano sono molto alte e c’è già richiesta, essendo alla fine la produzione dell’Emisfero Sud. Quest’anno supereremo per la prima volta le 10 mila tonnellate di kiwi giallo commercializzato nel mondo, grazie all’entrata in produzione di nuovi impianti (leggi qui l’articolo dedicato). L’Asia si conferma un mercato in crescita, ma ogni Paese fa storia a sé, per ognuno ci vuole uno specifico approccio commerciale, con una filiera da seguire, anche con personale in loco. È auspicabile che vengano superate le barrire fitosanitarie che ci impediscono di servire alcuni mercati: la situazione paradossale è in Giappone, dove esportiamo Jingold cileno ma non possiamo esportare Jingold italiano”.

                       

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                      Paolo Carissimo con Kevin Au Yeung allo stand RKG (copyright: Fm)

                      RK Growers: non solo kiwi, ma deve essere di alta gamma. È stata forse la prima azienda italiana del settore ortofrutta ad aprire, nel 2016, una sede a Hong Kong, diretta da Kevin Au Yeung (leggi l’articolo). “Abbiamo programmi importanti sul kiwi – ci riferisce Paolo Carissimo, che di RK Growers è socio fondatore e responsabile dei mercati d’oltremare – sia il verde che il nuovo giallo Dorì, che introdurremo per la prima volta quest’anno, pur con quantità ancora ridotte. Per i primi mesi del 2018 abbiamo poi programmi importanti sulle arance, in particolare di nostri partner spagnoli. Altra referenza nuova saranno i meloni di Agricola Famosa, che è il maggiore produttore brasiliano per questo articolo. Abbiamo progetti importanti su altri prodotti. “L’Asia – continua – è il mercato dove vediamo un potenziale di crescita, mentre Nord America, Europa e Medio Oriente possono essere considerati mercati consolidati, dove c’è poco da scoprire. La cosa importante è offrire prodotti di alta gamma. Cina, Malesia, Singapore e Indonesia sono i nostri mercati più importanti in Asia, ma potremmo fare di più se si raggiungessero accordi per superare le barriere fitosanitarie, in particolare con le mele in Thailandia e Vietnam, ma anche in Cina”.

                       

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                      Sara Grasso, export manager, e Salvo Laudani di Oranfrizer (copyright: Fm)

                      Oranfrizer: arance italiane in Cina? Solo con una logistica più breve. Non ha dubbi Salvo Laudani, marketing manager dell’azienda siciliana, espositrice da molti anni ad Asia Fruit Logistica e ambasciatrice delle arance italiane nel mondo: “Questa è la chiave per soddisfare la richiesta che già c’è per le nostre arance, sia rosse che bionde; i tempi che sono in grado di garantire oggi i vettori marittimi non permettono ai frutti di arrivare in condizioni adeguate. Quindi la recente apertura del mercato cinese per ora è solo sulla carta, anche perché il trasporto via aerea è troppo oneroso e quello ferroviario tutto da verificare. Bisognerebbe organizzare delle spedizioni via mare dirette, possibili solo se ci si organizza come sistema Paese, facendo delle spedizioni miste con altri articoli. In fiera, tra operatori, stiamo parlando anche di questo, perché l’Asia si conferma un mercato in crescita e ancora dal grande potenziale”. Se il prodotto fresco rimane ancora un’incognita, non si può dire lo stesso per il prodotto trasformato: Oranfrizer esporta in Asia i succhi freschi non da concentrato (NFC), un prodotto di elevata qualità, nella versione da 0-4 gradi centigradi (durata due mesi) e quella congelata da -18 gradi centigradi (durata due anni).

                       

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                      Renzo Balestri, responsabile vendite oltremare di Apofruit (copyright: Fm)

                      Apofruit: mercato sempre più competitivo. Meno ottimista, o semplicemente più realista, il giudizio sul mercato asiatico di Renzo Balestri, responsabile commerciale mercati d’oltremare del colosso cooperativo romagnolo, che con l’Asia lavora da lungo tempo: dal suo magazzino di San Pietro in Vincoli (Ra) è partito nel 2009 il primo container di kiwi diretto in Cina, per il tramite di Compagnia Italiana della Frutta, ed è stata la prima a investire nel marchio dedicato Solemio, versione asiatica di Solarelli. “È un’area che sta crescendo – sostiene Balestri – ma sta aumentando anche la competizione. Basta vedere come è cresciuto il numero di operatori italiani presenti in fiera, anche se sui kiwi la maggiore pressione la sentiamo dai greci, che negli ultimi due anni hanno affinato di molto l’offerta. Come gli spagnoli con la frutta estiva, i greci possono garantire prezzi più bassi e questo rende meno competitiva l’offerta italiana. Non vedo spazio per altri prodotti, noi abbiamo provato negli anni passati con susine e uva da tavola, ma senza ottenere risultati soddisfacenti. Qui vendono uva con acini grandi come albicocche, frutto di trattamenti in campo che in Italia non si possono fare. Anche le Abate sono pere troppo diverse da quelle a cui sono abituati”.

                       

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