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                      La scienza contro lo Stato che finanzia cornoletame e agricoltura biodinamica

                      Close up of box with ripe vegetables

                      Biologico non è sinonimo di biodinamico: a sottolinearlo non sono solo vari scienziati e divulgatori, ma anche l’Accademia Nazionale di Agricoltura (ANA) che si distanzia dall’equiparazione del biologico al biodinamico, come invece riporta il ddl 998 appena passato al Senato, e appoggia la senatrice Cattaneo, che ha definito il biodinamico una pratica “esoterica” in quanto priva di reali fondamenti scientifici misurabili e verificabili. Padre fondatore della biodinamica è il filosofo Steiner, classe 1861, che teorizzava un’agricoltura olistica. Oggi a certificare il biodinamico è principalmente l’associazione multinazionale senza scopo di lucro Demeter. Senza nulla togliere alla bontà e al gusto di questi prodotti, in molti inoltre sottolineano come il prezzo finale dei prodotti certificati biodinamici è in media più alto rispetto ai prodotti certificati biologici

                      Dalla Redazione

                      Close up of box with ripe vegetables

                      La produzione biologica è come quella biodinamica? È un tema che scotta in questi ultimi giorni, vista l’approvazione in via definitiva dal Senato della legge italiana sull’agricoltura biologica nella quale, tra le varie norme, era presente anche l’equiparazione del biologico al biodinamico, cosa che può far pensare che si tratti più o meno della stessa cosa. Non è così: se proprio sarebbe più corretto dire che il biodinamico ha in sé le stesse regole del biologico, più altre. L’agricoltura biologica, possiamo dire a grandi linee e senza entrare nel dettaglio, è una tipologia di agricoltura che si propone di sfruttare la naturale fertilità del suolo, favorendola con interventi limitati, escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi – ma non di prodotti naturali come il rame, metallo pesante ugualmente dannoso per ambiente e comunità – e Ogm.

                      L’agricoltura biodinamica, allo stesso modo senza entrare troppo nel dettaglio, di fatto altro non è che un’agricoltura biologica più estrema, con l’aggiunta – obbligatoria se si vuole ottenere la certificazione di biodinamico rilasciata dall’ente Demeter – di alcune preparazioni e pratiche (definite da alcuni scienziati “esoteriche”), inclusa la possibilità di seguire un calendario astrologico, non obbligatorio ai fini della certificazione biodinamica. Nella stampa degli ultimi giorni si è parlato molto del cornoletame, il “preparato 500” per gli addetti ai lavori, costituito da letame di vacca infilato nel cavo di un corno proveniente da una vacca che abbia partorito almeno una volta.

                      Padre fondatore della biodinamica è il filosofo austriaco Rudolf Steiner, classe 1861, il quale, come spiega il noto chimico e divulgatore scientifico Dario Bressanini in un articolo su Le Scienze: “A 63 anni, pur non essendo un esperto della materia, tenne otto lezioni sull’agricoltura intitolate impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura, sulla fertilità del suolo e sulle forze cosmiche e spirituali che impregnano, secondo lui, il nostro mondo. Da quel ‘corso di agricoltura’ (come oggi viene spesso chiamato) ha origine l’agricoltura biodinamica”.

                      Se da un lato gli agricoltori che producono biodinamico sono convinti dei risultati, dall’altro la comunità scientifica, che non entra nel merito del sapore o della qualità dei prodotti biodinamici, vede la biodinamica come una pratica più che altro “esoterica” in virtù del fatto che non dispongono di abbastanza studi scientifici rigorosi, e quei pochi studi disponibili non dimostrano come queste pratiche – l’utilizzo del cornoletame forse è il più famoso – abbia una qualche reale utilità nell’avere una resa maggiore o una qualità maggiore dei prodotti così coltivati.

                      Per questo motivo, l’Accademia Nazionale di Agricoltura – ANA, con la voce del suo presidente, il professor Giorgio Cantelli Forti, ha preso posizione in merito alla votazione del ddl 998 in cui biologico e biodinamico sono equiparati, e ha espresso solidarietà e pieno sostegno alla professoressa e senatrice a vita Elena Cattaneo “che – si legge nel comunicato di ANA – sta conducendo una fondamentale battaglia di onestà intellettuale verso le nefaste forze antiscientifiche”. “L’ANA si era già in precedenza chiaramente espressa sull’agricoltura biodinamica – prosegue il comunicato – definendola scientificamente inaccettabile, in quanto completamente avulsa dai principi di verifica sperimentale e di ripetibilità del dato come rigorosamente richiesto dalla Scienza. In più l’agricoltura biodinamica è un possibile danno all’etico svolgimento dell’agricoltura tradizionale e dell’agricoltura biologica, costituendo una possibile frode per il consumatore, una fonte di danno economico per il comparto produttivo e un rischio per la salute dei consumatori”.

                      Perché queste affermazioni? Di fatto sembra che il biodinamico crei un bel giro di affari, soprattutto grazie a licenze e partnership. L’ente che si occupa delle certificazioni è Demeter, finora sostanzialmente il maggior se non quasi unico certificatore, della quale non si può visionare un bilancio pubblico perché è associazione multinazionale senza finalità di lucro. A sottolinearlo è il biologo Enrico Bucci su un articolo pubblicato il 27 maggio 2021 sul Foglio. Lo statuto di Demeter sottolinea come l’associazione sia volta a promuovere l’agricoltura biodinamica alla luce “dei risultati della scienza dello spirito di Rudolf Steiner”, considerati componenti fondamentali per il raggiungimento della qualità biodinamica.

                      “Il modello di Demeter – come spiega Enrico Bucci – si basa sulla concessione dell’uso del marchio biodinamico e sulle connesse attività obbligatorie di certificazione e di formazione delle aziende affiliate. I diritti di uso del marchio, come definiti nella revisione del 2018 del regolamento di Demeter, variano a seconda del fatturato del licenziatario, da 250 (750 per i produttori) a 1.500 euro. In aggiunta alla concessione, è necessario a norma di regolamento pagare una quota annua pari ad una percentuale del fatturato dell’azienda che si fregia del marchio Demeter. Si va minimo 2%  per i piccoli produttori, con fatturato annuo fino a 100.000 euro, al 4% sul valore aggiunto di fatturato per i trasformatori e distributori con fatturato superiore ad 1.250.000 euro”.

                      “Inoltre, Demeter Italia si avvale di un partner fisso che impone ai suoi associati. Si tratta di Apab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, il cui presidente – prosegue Bucci –  è quel Carlo Triarico che con il suo secondo cappello di consigliere e socio fondatore di Demeter Italia ha promulgato nel 2019 la bozza standard di contratto che le aziende affiliate a Demeter devono sottoscrivere, in cui si prevede quanto segue: Demeter Italia organizzerà quanto necessario affinché l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica invii per almeno una prima visita, previo accordo con il titolare dell’azienda, propri tutor”. A questo si aggiunge che non è chiaro quanto il biodinamico renda davvero in più in termini economici alle aziende agricole rispetto al biologico.

                      Ciò che contestano molti scienziati non è tanto la genuinità dei prodotti o il loro sapore, quanto il fatto che non ci siano prove validate scientificamente che attestino come siano le pratiche da applicare nel biodinamico a portare, eventualmente, un reale beneficio, o una maggior resa produttiva.

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