di Massimiliano Lollis
Buone (ma non ottime) notizie dal mondo del commercio elettronico: in Italia l’e-commerce Food&Grocery – che comprende gli acquisti di prodotti alimentari e di prodotti cosmetici da parte di consumatori italiani su siti italiani e stranieri – nel 2017 vale ben 812 milioni di euro e cresce del +37% rispetto all’anno precedente. Prendendo poi in considerazione solamente l’alimentare – che corrisponde all’87% del comparto Food&Grocery – gli acquisti ammontano a 708 milioni di euro di valore con una crescita del +39% sul 2016. Nella classifica dei prodotti più acquistati, il podio vede al primo posto i prodotti secchi e confezionati (54%) e al secondo i freschi (31%). A seguire, bevande alcoliche e non (14%) e prodotti surgelati (1%).
Tutto bene, si dirà. Non proprio. Infatti, se questi risultati rappresentano indubbiamente una buona notizia per il mondo del e-commerce italiano, è anche vero che l’alimentare italiano “digitale” pesa ancora troppo poco per gli standard europei e internazionali: infatti, nonostante la crescita sia la più alta tra quelle registrate nei principali comparti merceologici online, il Food&Grocery incide solamente per il 4% del mercato complessivo del commercio elettronico B2c italiano. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Osservatorio eCommerce B2c – organismo promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – e presentata a Milano in occasione del convegno “Food&Grocery in Italia: l’eCommerce è servito?”.
“L’alimentare è la prima voce di spesa nel paniere degli acquisti dei consumatori italiani eppure l’e-commerce in questo comparto non è ancora sufficientemente sviluppato nel nostro Paese” afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “L’incidenza degli acquisti online – osserva – è ancora pari allo 0,5% del totale acquisti retail del settore, un valore pari a un decimo della penetrazione media dell’e-commerce nei prodotti (4%)”. Così in questo ambito, l’Italia rimane marginale rispetto ad altri Paesi: “Il valore in Italia – osserva Perego – è significativamente inferiore a quello registrato dal Food&Grocery nei mercati e-commerce internazionali più evoluti come Regno Unito, Francia, Germania e Usa. Stiamo però osservando un cambio di passo riconducibile a diversi fenomeni, come l’avviamento e il potenziamento di iniziative online della grande distribuzione, il consolidamento di interessanti progetti in ambito Enogastronomia, lo sviluppo di servizi innovativi, come il same day delivery, e la rapida espansione del segmento della ristorazione”.
Si tratta effettivamente di fenomeni che è facile osservare nell’attuale panorama italiano e internazionale della GDO dove, a fare la differenza sarà sempre più la facilità dell’esperienza di acquisto. Ne è convinta Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano: “In un comparto caratterizzato da offerta molto ampia, elevata complessità di prodotto (deperibilità, fragilità), alta difficoltà della logistica e laboriosità del processo di acquisto, diviene prioritario per gli operatori garantire un’esperienza d’acquisto fluida, semplice ed efficace che riesca da un lato ad attrarre nuovi web shopper e dall’altro a fidelizzare quelli vecchi”. Un processo di innovazione costante, che deve necessariamente viaggiare su due binari: “Innovare e semplificare l’esperienza del cliente – continua Valentina Pontiggia – significa sia migliorare le presentazioni dei basics (gamma, prezzo e servizio) sia ideare nuovi modelli di business, grazie ad esempio all’integrazione tra canali fisico e online, e utilizzare nuove tecnologie”.
Se però il commercio elettronico dell’alimentare italiano stenta a decollare e a essere competitivo, le ragioni vanno ricercate, oltre che nei numeri ancora insufficienti a trainare l’industria digitale italiana, anche nell’attuale configurazione del sistema italiano. Secondo Roberto Liscia, presidente di Netcomm, che osserva come il problema maggiore sia proprio a livello sistemico, “Vi è ancora molta polverizzazione a livello dei player e ciò non consente al nostro Paese di fare sistema in modo efficace”. Ma chi sono gli attori principali di questo sistema ancora così fortemente disomogeneo? “Nel Food&Grocery – osserva Riccardo Mangiaracina, direttore scientifico dell’Osservatorio – contrariamente a quanto avviene mediamente nell’e-commerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 59% del valore delle vendite nel 2017. Tuttavia stiamo assistendo a un’inversione di tendenza dovuta alla crescita elevata delle Dot Com (la cui incidenza sul settore passa dal 32% del 2016 al 41% del 2017) anche grazie al rapido sviluppo del segmento legato alla consegna dei piatti pronti”.
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