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                      L’e-commerce alimentare cresce in Italia. Ma l’Europa è ancora lontana

                      L’e-commerce del Food&Grocery in Italia vale 812 milioni di euro e registra una crescita del +37%, mentre gli acquisti dell’alimentare – che corrispondono all’87% del comparto Food&Grocery – ammontano a 708 milioni di euro di valore con una crescita del +39%. Tutto bene? Non proprio. Si tratta infatti di numeri che pesano ancora troppo poco sul mercato complessivo dell’e-commerce B2c italiano: solo il 4%, relegando l’Italia a fanalino di coda dopo Regno Unito, Francia, Germania e Usa. È quanto emerge da una nuova ricerca a cura dell’Osservatorio eCommerce B2c. Ma cosa impedisce all’alimentare digitale nostrano di spiccare il volo?

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      Infografica tratta da Osservatori Digital Innovation.

                      Buone (ma non ottime) notizie dal mondo del commercio elettronico: in Italia l’e-commerce Food&Grocery – che comprende gli acquisti di prodotti alimentari e di prodotti cosmetici da parte di consumatori italiani su siti italiani e stranieri – nel 2017 vale ben 812 milioni di euro e cresce del +37% rispetto all’anno precedente. Prendendo poi in considerazione solamente l’alimentare – che corrisponde all’87% del comparto Food&Grocery – gli acquisti ammontano a 708 milioni di euro di valore con una crescita del +39% sul 2016. Nella classifica dei prodotti più acquistati, il podio vede al primo posto i prodotti secchi e confezionati (54%) e al secondo i freschi (31%). A seguire, bevande alcoliche e non (14%) e prodotti surgelati (1%).

                       

                      Tutto bene, si dirà. Non proprio. Infatti, se questi risultati rappresentano indubbiamente una buona notizia per il mondo del e-commerce italiano, è anche vero che l’alimentare italiano “digitale” pesa ancora troppo poco per gli standard europei e internazionali: infatti, nonostante la crescita sia la più alta tra quelle registrate nei principali comparti merceologici online, il Food&Grocery incide solamente per il 4% del mercato complessivo del commercio elettronico B2c italiano. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Osservatorio eCommerce B2c  organismo promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – e presentata a Milano in occasione del convegno “Food&Grocery in Italia: l’eCommerce è servito?”.

                       

                      “L’alimentare è la prima voce di spesa nel paniere degli acquisti dei consumatori italiani eppure l’e-commerce in questo comparto non è ancora sufficientemente sviluppato nel nostro Paese” afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “L’incidenza degli acquisti online – osserva – è ancora pari allo 0,5% del totale acquisti retail del settore, un valore pari a un decimo della penetrazione media dell’e-commerce nei prodotti (4%)”. Così in questo ambito, l’Italia rimane marginale rispetto ad altri Paesi: “Il valore in Italia – osserva Perego – è significativamente inferiore a quello registrato dal Food&Grocery nei mercati e-commerce internazionali più evoluti come Regno Unito, Francia, Germania e Usa. Stiamo però osservando un cambio di passo riconducibile a diversi fenomeni, come l’avviamento e il potenziamento di iniziative online della grande distribuzione, il consolidamento di interessanti progetti in ambito Enogastronomia, lo sviluppo di servizi innovativi, come il same day delivery, e la rapida espansione del segmento della ristorazione”.

                       

                      Si tratta effettivamente di fenomeni che è facile osservare nell’attuale panorama italiano e internazionale della GDO dove, a fare la differenza sarà sempre più la facilità dell’esperienza di acquisto. Ne è convinta Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano: “In un comparto caratterizzato da offerta molto ampia, elevata complessità di prodotto (deperibilità, fragilità), alta difficoltà della logistica e laboriosità del processo di acquisto, diviene prioritario per gli operatori garantire un’esperienza d’acquisto fluida, semplice ed efficace che riesca da un lato ad attrarre nuovi web shopper e dall’altro a fidelizzare quelli vecchi”. Un processo di innovazione costante, che deve necessariamente viaggiare su due binari: “Innovare e semplificare l’esperienza del cliente – continua Valentina Pontiggia – significa sia migliorare le presentazioni dei basics (gamma, prezzo e servizio) sia ideare nuovi modelli di business, grazie ad esempio all’integrazione tra canali fisico e online, e utilizzare nuove tecnologie”.

                       

                      Se però il commercio elettronico dell’alimentare italiano stenta a decollare e a essere competitivo, le ragioni vanno ricercate, oltre che nei numeri ancora insufficienti a trainare l’industria digitale italiana, anche nell’attuale configurazione del sistema italiano. Secondo Roberto Liscia, presidente di Netcomm, che osserva come il problema maggiore sia proprio a livello sistemico, “Vi è ancora molta polverizzazione a livello dei player e ciò non consente al nostro Paese di fare sistema in modo efficace”. Ma chi sono gli attori principali di questo sistema ancora così fortemente disomogeneo? “Nel Food&Grocery – osserva Riccardo Mangiaracina, direttore scientifico dell’Osservatorio – contrariamente a quanto avviene mediamente nell’e-commerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 59% del valore delle vendite nel 2017. Tuttavia stiamo assistendo a un’inversione di tendenza dovuta alla crescita elevata delle Dot Com (la cui incidenza sul settore passa dal 32% del 2016 al 41% del 2017) anche grazie al rapido sviluppo del segmento legato alla consegna dei piatti pronti”.

                       

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