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                      Logistica, Schenker Italia commissariata per presunte infiltrazioni mafiose

                      La costola italiana del colosso tedesco della logistica DB Schenker è in amministrazione giudiziaria per presunti affari con il boss della ‘ndrangheta Nicola Bevilacqua. Secondo le indagini alcuni dirigenti dell’azienda avrebbero agevolato l’attività dell’imprenditore affiliato al clan calabrese degli autotrasportatori Mancuso, condannato già nel 2003 per associazione mafiosa, concedendogli subappalti per 2 milioni di euro tramite una società intestata alla moglie. DB Schenker, controllata dal ministero delle Finanze tedesco, è un gigante da 16 miliardi di euro con oltre 2 mila sedi nel mondo e numerose imprese ortofrutticole del nostro Paese si avvalgono dei servizi di logistica della divisione italiana

                      Dalla Redazione

                      I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano e del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Como, su delega della procura di Milano, hanno disposto l’amministrazione giudiziaria nei confronti della Schenker Italia, divisione nazionale del gigante tedesco della logistica industriale. DB Schenker, acquistata nel 2002 dalla società delle ferrovie tedesche Deutsche Bahn e a sua volta controllata dal Ministero delle Finanze tedesco, è un colosso da 16 miliardi di euro di fatturato con 74 mila dipendenti in 2.100 sedi nel mondo. Numerose imprese ortofrutticole del nostro Paese si avvalgono dei servizi di logistica della divisione italiana.

                      Le indagini hanno avuto inizio con il sequestro di 30 chili di cocaina nascosti su un trasporto della Schenker nel porto di Dover, alla frontiera inglese, il 15 marzo 2020, come riporta il Corriere della Sera. Il trasporto era affidato ai camion di Nicola Bevilacqua, imprenditore settantenne già condannato per associazione mafiosa per la sua affiliazione alla cosca calabrese dei Mancuso, clan di autotrasportatori operanti nel Vibonese e nel Lamentino e radicati anche in Lombardia.

                      Lo stesso provvedimento di commissariamento è stato applicato anche a un’altra azienda, la Aldieri spa. Le due società non sono indagate, ma l’inchiesta ha evidenziato “una condotta quanto meno gravemente negligente, per omesso controllo” da parte di dirigenti della Schenker Italia, che avrebbero intessuto e mantenuto stabili rapporti d’affari con Nicola Bevilacqua, agevolandone l’attività, “benché questi sia stato condannato irrevocabilmente per associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, oltre a essere stato sottoposto a misure di prevenzioni personali patrimoniali”, si legge nei rapporti ufficiali.

                      Bevilacqua negli ultimi cinque anni avrebbe incassato fino a due milioni di euro di subappalti dalla filiale italiana della multinazionale della logistica, attraverso la società Fiuto Autotrasporti intestata come copertura alla moglie. Il sequestro dei 30 chili di droga nascosti su un suo camion al porto Dover è stato quindi il campanello d’allarme che ha fatto scattare le indagini sui rapporti fra la Schenker e il presunto boss mafioso. Indagini che, si legge sempre nei rapporti ufficiali, metterebbero in evidenza “i rischi intrinseci alla relazione tra Schenker Italiana e Bevilacqua: quelli attinenti alla possibilità che i trasporti effettuati dalla Schenker siano coinvolti in attività illecite, ivi compreso il traffico internazionale di cocaina”.

                      Schenker Italiana non è quindi indagata, e nemmeno lo sono i suoi manager, ma viene messa in amministrazione giudiziaria dai giudici Rispoli-Cernuto-Spagnuolo Vigorita a causa della “cedevolezza e permeabilità ad ingerenze esterne” che, a dispetto delle sue procedure interne di colosso multinazionale, non hanno impedito “la strumentalizzazione della società a interessi delittuosi” agevolanti l’attività imprenditoriale di un condannato per associazione mafiosa, come riporta il Corriere della Sera. Soprattutto fa specie che nessuno dei vertici di Schenker, che da anni mantengono rapporti esclusivi con Bevilacqua, pur tra protocolli e codici etici e best practice, si sia mai chiesto come mai questi fosse una persona diversa dalla donna che risultava in teoria la titolare dell’azienda con la quale la multinazionale firmava i contratti.

                      La misura di prevenzione del commissariamento della Schenker Italia non si colloca quindi sul piano penale e non ha funzione repressiva, bensì preventiva e volta a contrastare la contaminazione di imprese sane, al fine di restituirle al mercato una volta depurate degli elementi inquinanti.

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