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                      Mafia, le mani dei clan della Stidda sull’ortofrutta. E i prezzi triplicano

                      Significative e pressanti le infiltrazioni di Cosa Nostra e della Stidda nelle attività economiche siciliane e non solo. A confermarlo la maxi operazione antimafia dei Ros di Palermo che ha portato il 2 febbraio al fermo di 23 persone. Dalle indagini è emerso il forte controllo e lo sfruttamento del lucroso settore commerciale delle transazioni per la vendita di uva e di altri prodotti ortofrutticoli della provincia di Agrigento che, oltre a garantire cospicue entrate nelle casse delle organizzazioni, permetteva di consolidare il già rilevante controllo del territorio: la gestione delle mediazione commerciali fruttava il 3% sulle transazione, equivalenti a molti milioni di euro

                      Dalla Redazione

                      Ros sicilia

                      Ros, foto d’archivio

                      Una maxi operazione dei Ros di Palermo ha portato il 2 febbraio al fermo di 23 persone per mafia, tra cui sei capi mafia, tre esponenti della Stidda ma anche due poliziotti e un’avvocatessa. I vertici della Stidda, infatti, si riunivano a Canicattì nello studio di un’avvocatessa per ricompattarsi attorno a due boss, falsi pentiti, che godevano della semi libertà. Solo una persona non è stata arrestata: si tratta del super boss Matteo Messina Denaro che, come riporta Fanpage, resta ancora latitante. L’inchiesta dei Ross sembra inoltre confermare il proseguire degli storici rapporti tra la mafia siciliana e Cosa Nostra americana, scoperti già da Giovanni Falcone negli anni Settanta. Infatti, dall’indagine è emerso che emissari statunitensi della “famiglia” dei Gambino di New York sarebbero andati a Favara, nell’agrigentino, nei mesi scorsi per proporre ai clan locali business comuni. Tra i fermati c’è inoltre Angelo Gallea, condannato come mandante dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990. Gli indagati ora rispondono a vario titolo di reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, tentata estorsione ed altri reati aggravati, poiché commessi al fine di agevolare le attività delle associazioni mafiose.

                      Inoltre, le indagini, iniziate nel 2018, hanno portato alla luce significative infiltrazioni di Cosa Nostra e della Stidda nelle attività economiche, soprattutto nella gestione delle mediazione commerciali per la vendita di uva e di altri prodotti ortofrutticoli che rendeva il 3% sulle transazioni per cifre pari a milioni di euro. Così facendo la criminalità non solo si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare ma anche dei guadagni che ne derivano. A commento dell’operazione si è espressa anche Coldiretti che ha sottolineato quanto l’ortofrutta sia sottopagata agli agricoltori, che spesso non riescono a coprire nemmeno i costi di produzione. “I prezzi, però, arrivano a triplicare dal campo alla tavola anche per effetto delle infiltrazioni della malavita che soffoca l’imprenditoria onesta e distrugge la concorrenza e il libero mercato – afferma Coldiretti – . La mafia compromette la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy”.

                      “Le mafie – continua Coldiretti – operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea. Ma – precisa Coldiretti – viene condizionato anche il mercato della compravendita di terreni e della intermediazione e commercializzazione degli alimenti stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati e ristoranti sviluppando un business criminale stimato in oltre 24,5 miliardi di euro dall’Osservatorio Agromafie“.

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