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                      Mele, antinfiammatori naturali: la ricerca italiana in collaborazione con Melinda

                      Una ricerca del dipartimento di Medicina traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara, condotta insieme ai tecnici esperti del reparto ricerca e sviluppo del Consorzio Melinda, rivela che le Golden Delicious della Val di Non sono in grado di dialogare con le cellule umane, contrastando i processi infiammatori

                      Dalla Redazione

                      mele melinda antinfiammatori

                      Una mela al giorno toglie il medico di torno? Stando a quanto emerso da un recente studio italiano sembrerebbe proprio di sì: questi frutti, infatti, oltre a essere sani, nutrienti e leggeri, sarebbero in grado di dialogare direttamente con le cellule dell’organismo umano, contrastando l’infiammazione. La scoperta è stata fatta da un team di otto ricercatori di cui fa parte anche Luca Lovatti del reparto ricerca e sviluppo di Melinda, coordinato dalla professoressa Barbara Zavan, del laboratorio di medicina rigenerativa del dipartimento di medicina traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara, che ha analizzato in vitro le proprietà delle mele Golden Delicious della Val di Non.

                      Gli autori hanno prima trovato conferma a un fatto già noto, ossia che le mele contengono piccole vescicole di dimensioni nanometriche, gli esosomi. Ma non si sono fermati qui: hanno estratto dalle Golden Delicious queste nanovescicole, le hanno analizzate e ne hanno testato l’effetto biologico sui macrofagi umani, cellule coinvolte nella risposta immunitaria contro le infezioni. Hanno così scoperto che gli esosomi delle mele vengono inglobati dai macrofagi e ne promuovono il differenziamento da una forma che genera infiammazione a una che invece la contrasta. Attraverso una serie di meccanismi molecolari, dunque, arrivano a sostenere i processi antinfiammatori.

                      “Una volta inglobati dalle cellule umane, gli esosomi stimolano alcune funzioni, senza alterarne il genoma. In particolare, agiscono a livello del sistema immunitario favorendo l’attività anti infiammatoria – spiega Luca Lovatti, ricercatore del reparto ricerca e sviluppo di Melinda -. La ricerca che il Consorzio sta conducendo ha due obiettivi: il primo di carattere generale è divulgativo per aumentare la consapevolezza delle proprietà salutari della mela, ed il secondo riguarda la bioeconomia circolare per l’estrazione di sostanze bioattive dalla mele di scarto per aumentare il valore della produzione dei nostri frutticoltori”.

                      Allo stato attuale delle conoscenze, non si sa quale sia la quantità minima di esosomi, e quindi di mele, necessaria per innescare le reazioni a catena sul sistema immunitario e se questo effetto avvenga anche su altre cellule. Proprio per trovare una risposta a queste e ad altre domande, la ricerca continuerà nel prossimo triennio, coinvolgendo anche altre varietà di mela coltivate in Val di Non.

                      “Abbiamo sempre pensato che le mele e la frutta in generale fossero alleate della salute perché ricche di sostanze benefiche che in modo passivo favoriscono il corretto funzionamento del nostro organismo, come fibre e polifenoli. Invece, ora abbiamo scoperto che la loro “bontà” non si limita a questo: è stata una sorpresa notare che invece sono in grado di dialogare direttamente con le nostre cellule e di “riprogrammarle”, favorendo lo spegnimento dei processi infiammatori e l’attivazione di quelli anti infiammatori” dichiara la professoressa Barbara Zavan, coordinatrice della ricerca. Le mele, dunque, possono essere realmente considerate un concentrato di bontà e salute, oltre che di gusto.

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