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                      Melinda, 400 mila tons nel 2018 ma non basta. Presto nuovo marchio

                      Melinda HP2
                      In un articolo pubblicato oggi da CorrierEconomia a firma Roberta Scagliarini il piano di Melinda dei prossimi anni: oltre cento milioni di investimenti per un impianto high tech unico al mondo, per il rinnovo varietale che permetterà di far crescere la produzione di mele da 340 a 400 mila tonnellate, per un nuovo marchio destinato a ciliegie tardive, fragole e piccoli frutti. L’auspicio è quello di arrivare in tempi brevi a un unico polo melicolo per il Trentino Alto Adige

                       

                      Melinda“Lo scorso anno il nostro fatturato è arrivato a 282 milioni – racconta il presidente del consorzio Michele Odorizzi – e le esportazioni hanno superato il 30 per cento. In origine ci eravamo uniti per affrontare il mercato italiano ma ora stiamo esportando in 50 Paesi, in Europa, Nord Africa, Emirati Arabi, Egitto, Qatar e persino nel Sud Est Asiatico. Nei Paesi del Nord Europa sigliamo partnership con le maggiori catene distributive, in alti Paesi invece ci rivolgiamo ai grossisti”.

                       

                      Gestione. Melinda nasce come consorzio di produttori nel 1989 ma negli anni diventa una vera e propria azienda che centralizza le funzioni di lavorazione, qualità, acquisti, marketing e vendita fino ad assumere i dipendenti delle cooperative socie. Oltre 1.200 dipendenti, l’80% dei quali donne, lavorano nei cinque reparti con gestione centralizzata. “Dire che abbiamo salvato l’economia della regione è esagerato – commenta Odorizzi – però il nostro contributo è fondamentale, la nostra produzione di mele rappresenta il 60% di quella di tutto il Trentino e il 15% di quella italiana. Metà degli abitanti delle valli del Noce lavorano con noi e i 280 milioni del nostro fatturato rimangono sul territorio”. Dietro Melinda ci sono 4 mila agricoltori che hanno rinunciato a farsi concorrenza per sopravvivere e hanno finito per creare un’industria che ora si propone sul mercato come un polo aggregante.

                       

                      Gamma. “Per la Borsa non siamo ancora pronti – precisa Odorizzi – il mondo agricolo è tradizionalista, le innovazioni un poco ci attirano e un poco ci spaventano. Trasformarci da consorzio a società ad azionariato diffuso significherebbe snaturare troppo il rapporto con il territorio ma siamo aperti a collaborazioni con altre organizzazioni di produttori”. Melinda vende per il 70% mele Golden Delicious coltivate in Val di Non e dotate, unico caso italiano, della certificazione europea Dop. Ma studia continuamente nuove varietà per soddisfare i gusti dei consumatori. E gradualmente si sta allargando anche ai prodotti trasformati e confezionati: sia per il cosiddetto b2b, come il concentrato per i succhi, sia per i consumatori finali come la frutta in pezzetti, la mousse, le barrette. Il consorzio ha appena siglato una partnership con le altre organizzazioni dei produttori dell’Alto Adige per lanciare nei supermercati un nuovo marchio: Leni’s con una gamma di succhi di frutta e snack in busta.

                       

                      Produzione. Dietro la svolta nei prodotti confezionati c’è la previsione di aumentare la produzione da 340mila tonnellate l’anno a 400mila a partire dal 2018 in seguito al massiccio investimento nel rinnovo dei frutteti. È già in piena esecuzione la fase due del piano industriale – spiega il direttore generale Luca Granata – che prevede l’investimento di ulteriori 100 milioni per l’incremento della capacità di raccolta e di stoccaggio nel cosiddetto Dynamic Controlled Atmosphere, una soluzione innovativa e unica a livello mondiale, in grado di ridurre il consumo di terreno agricolo e di energia elettrica, per contenitori per la raccolta e per l’ammodernamento dei centri di confezionamento”. A maggio inoltre sarà inaugurato un nuovo stabilimento “che rappresenterà lo stato dell’arte a livello mondiale della tecnologia applicata alla selezione ed al confezionamento delle mele”. Sempre quest’anno è in programma l’ingresso nel mercato delle ciliegie tardive, delle fragole e dei piccoli frutti (lamponi, mirtilli, ribes e more) con un marchio ancora allo studio che sarà associato a Melinda. “Ci auguriamo – prosegue il direttore – che in tale ambito sarà possibile in un prossimo futuro sviluppare sinergie con altre importanti realtà nazionali”.

                       

                      Il punto di arrivo del processo di aggregazione che 25 anni fa ha salvato le valli trentine dall’economia di sussistenza sarebbe l’accordo con le altre grandi organizzazioni per creare un campione nazionale. “Melinda nel mondo costituisce solo lo 0,2% della produzione – spiega il direttore generale Granata – che per giunta, è globalmente in disavanzo. Questo significa che se da un giorno all’altro dovesse scomparire, nessuno se ne accorgerebbe. Sarebbe auspicabile fare un ulteriore passo avanti dando vita a un unico soggetto che comprenda le quattro aziende produttrici più importanti, per poi allargarsi verso il mondo”.

                       

                      Fonte: CorrierEconomia