La linea bio di Melinda sarà disponibile in packaging compostabili in ogni componente, compresi bollini ed etichette, grazie alla partnership siglata con Novamont. A garanzia della biodegradabilità e compostabilità sarà presente sulla confezione il marchio “OK compost INDUSTRIAL”. Ciò significa che il packaging non si decompone naturalmente nell’ambiente, bensì è necessario un processo industriale. Il film è in bioplastica MaterBi. Paolo Gerevini: “L’obiettivo è quello di sviluppare processi sempre più sostenibili in una valle che ha i requisiti per essere un modello di sostenibilità nel panorama nazionale e internazionale”
Dalla Redazione
La sostenibilità per Melinda si traduce da sempre in azioni concrete, e ridurre il più possibile l’impatto degli imballaggi sull’ambiente è decisamente una di quelle prioritarie. La partnership siglata da Melinda con Novamont – azienda italiana leader nella produzione di bioplastiche da fonti rinnovabili, biodegradabili e compostabili secondo lo standard UNI EN 13432 – ha consentito la messa a punto di un film in bioplastica che insieme a vassoio, bollini ed etichette rende totalmente compostabile il packaging per tutta la linea Melinda Bio.
Tutto l’imballo, realizzato con una grafica consumer friendly, potrà essere riciclato con la raccolta della frazione organica dei rifiuti per essere trasformato in compost, ossia concime per il terreno, dopo il trattamento in appositi impianti industriali. A garanzia della certificata biodegradabilità e compostabilità, ogni confezione della linea Melinda Bio riporterà il marchio “OK compost INDUSTRIAL” valido per ogni singolo componente del pack. L’intero processo non solo permetterà una migliore gestione dei flussi dei rifiuti, riducendo la loro contaminazione, ma anche di riportare materia organica pulita in suolo, contribuendo al ripristino della sua fertilità e alla riduzione delle emissioni di CO2.
Grazie a questa partnership inoltre su ogni confezione di Melinda Bio sarà riportato il marchio MaterBi, di proprietà di Novamont, che identifica la materia prima bioplastica di alta qualità della quale è composto il film, un’ulteriore garanzia per il consumatore. Secondo una logica di learning by doing, la partnership tra Melinda e Novamont ha dato vita anche ad un progetto di ricerca sull’utilizzo degli scarti della lavorazione della mela della filiera Melinda per l’estrazione di zuccheri di seconda generazione che saranno utilizzati per il processo produttivo della bioplastica stessa: un perfetto esempio di bioeconomia circolare che vede due realtà appartenenti a settori estremamente diversi collaborare ad un progetto di territorio.
“L’obiettivo è quello di sviluppare processi sempre più sostenibili in una valle che ha i requisiti per essere un modello di sostenibilità nel panorama nazionale e internazionale, continuando a trovare soluzioni innovative per condurre una frutticoltura moderna e sempre più rispettosa dell’ambiente – dichiara Paolo Gerevini, direttore generale Consorzio Melinda -. Abbiamo trovato in Novamont il partner ideale con il quale sviluppare progetti che ci permettano di essere sempre più rispettosi dell’ambiente anche nella realizzazione delle confezioni per la nostra frutta e guardiamo al futuro collaborando con loro in un’ottica di economia circolare. Un progetto di certo ambizioso ma in linea con le capacità e la voglia di sviluppo delle nostre aziende, entrambe leader nel proprio settore”.
“Voglio ringraziare Melinda per avere scelto di sperimentare con noi soluzioni nuove con spirito pionieristico e costruttivo – afferma Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont -, nella consapevolezza delle interconnessioni tra cambiamento climatico, degradazione degli ecosistemi, perdita di biodiversità, cibo, inquinamento, coesione sociale e territori. Avere al nostro fianco un partner come Melinda nel nostro percorso di ricerca è per noi è un risultato straordinario. Come Novamont, applicando il modello della bioeconomia circolare, abbiamo contribuito alla creazione della prima filiera italiana integrata per le bioplastiche e i biochemical, con la salute del suolo come punto di partenza e di arrivo, riattivando 5 siti deindustrializzati e creando accordi di filiera con il mondo dell’agricoltura, collaborando con gli impianti di compostaggio, nonché con una rete di trasformatori innovativi, con la GDO, con i brand owner, con le università e i centri di ricerca. Oggi questo modello è cresciuto ed è diventato un progetto demo a livello italiano e lo sviluppo di bioprodotti innovativi come soluzioni sistemiche ha dimostrato di poter alimentare le tante e diversificate filiere di grande valore presenti nel Paese”. Economia circolare e bioeconomia possono rappresentare oggi un’opportunità straordinaria per superare il modello lineare di sviluppo, rendendo così possibile fare di più con minori risorse.
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