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                      Meloni Terra Equa Coop: in 10 anni raccolti 300 mila euro per il Senegal

                      Grazie alla collaborazione con AOP MantuaFruit e la Fondazione Giovanni Paolo II dieci anni fa Coop ha dato vita a un progetto a favore della popolazione del Senegal. A Tassette, e poi oggi a Dakar, in territori dove prima c’era solo terra secca, ora crescono dei meloni di qualità. Sono coltivati da Op Francescon e arrivano sui banchi di Coop in primavera, a portare un assaggio d’estate prima dell’arrivo dei frutti italiani. Micaela Montano, buyer ortofrutta di Coop Italia, racconta la nascita e lo sviluppo di questo progetto di collaborazione solidale, che in dieci anni ha permesso di raccogliere 300 mila euro: dove è nata la prima piantagione, oggi ci sono una scuola e un ospedale. E nuovi progetti aspettano Dakar, dove ora si è trasferito il sito produttivo

                      di Carlotta Benini

                      meloni Terra Equa Coop

                      I meloni Terra Equa sui banchi di un punto vendita Coop a Bologna (copyright: Fm)

                      Li abbiamo notati facendo la spesa in un punto vendita Coop a Bologna. Meloni Terra Equa,  “un prodotto della collaborazione con il Senegal” si legge nella fascetta che li avvolge. Sono i meloni che Op Francescon, storico fornitore Coop, produce nello stato africano, ieri a Tassette (Thiès), oggi a Dakar, garantendo a 250 lavoratori contratti regolari, pasti, stipendi puntuali. Succosi e profumati, si trovano sui banchi in primavera, portando “un assaggio d’estate prima dell’arrivo dei frutti italiani”, si legge sul sito di Coop, in una news dedicata dove Micaela Montano, buyer ortofrutta della catena, racconta la nascita e gli sviluppi di un progetto di collaborazione solidale nato ormai dieci anni, fa con l’obiettivo di portare lavoro e opportunità in aree in difficoltà, grazie alla coltivazione di prodotti agricoli di qualità. Facendo crescere anche salute, istruzione, sviluppo economico e sociale di intere comunità.

                      Dove prima c’era solo terra secca, ora crescono i meloni

                      Dakar-Tassette: quaranta chilometri di sterrato polveroso, caldo, polvere, sole. Per percorrerli servono quasi due ore e mezza d’auto, e finalmente dalla capitale del Senegal si arriva al piccolo villaggio. È qui che, dove prima c’era solo terra secca, negli ultimi dieci anni sono cresciuti meloni, tantissimi. “Io dico sempre che questi meloni sono buoni due volte – spiega Micaela Montano, come si legge nella news sul sito di Coop -. Da una parte permettono a noi consumatori di avere questi prodotti con un po’ di anticipo, come fossero un annuncio dei sapori freschi dell’estate. Dall’altro ci hanno permesso di realizzare qualcosa di meraviglioso”.

                      Grazie alla partnership con il fornitore di Coop AOP MantuaFruit – di cui Op Francescon fa parte -, che ha avviato qui la produzione di meloni, e alla Fondazione Giovanni Paolo II, dieci anni fa è nato un progetto benefico che transita proprio dalla vendita dei meloni. “Per ogni chilo venduto nei nostri punti vendita, 10 centesimi vengono devoluti alla Fondazione – continua la buyer ortofrutta di Coop -. Questo ha permesso di realizzare a Tassette una scuola in muratura, dove studiano circa 700 tra bambini e ragazzi, e un presidio sanitario con sei posti letto. Si tratta di una struttura per fornire le prime cure, che è stata preziosa anche durante la pandemia, perché lì venivano eseguiti tamponi, i controlli e fornita prima assistenza alle persone malate”.

                      300 mila euro raccolti

                      In dieci anni il progetto sui meloni Terra Equa ha permesso di raccogliere circa 300 mila euro. “Ogni centesimo devoluto è finito dritto al progetto, noi stessi visioniamo i bonifici ed è facile verificare i numeri dalla contabilità dei meloni venduti”, spiega Montano, che un anno fa è anche andata a Tassette, come si vede nel video, a vedere con i suoi occhi quanto realizzato. “Tenevo molto a visitare la scuola. Il sabato gli istituti sono chiusi in Senegal, ma sono stata accolta da una delegazione di due classi. Era caldissimo, ma ancora più calda è stata l’accoglienza che ho ricevuto, è stato molto emozionante”.

                      Restituire ai territori

                      “Il bello di questo progetto è che i meloni prodotti qui restituiscono qualcosa ai territori in cui crescono. Non cattedrali nel deserto, ma strutture che rispondono ai bisogni della popolazione locale – dice il portavoce della Fondazione Giovanni Paolo II, Renato Burigana -. Sia il presidio sanitario, sia la scuola sono stati costruiti da ditte del posto, che oggi possono continuare a vedere i frutti del loro lavoro. Ogni cosa è stata concepita e realizzata per garantire il meglio, usando materiali di qualità, attenzioni e giusti accorgimenti. Attorno al campus è stata eretta una bellissima e robusta recinzione, perché i bambini potessero giocare in sicurezza. Il presidio sanitario è stato dotato di due ecografi e di tutto ciò che è necessario per fornire il primo soccorso. E le più contente sono state le donne senegalesi, per i loro figli e per sé stesse. Fino ad allora, ogni volta che qualcuno si faceva male o che una donna in gravidanza aveva bisogno di una visita, bisognava percorrere ore in auto per raggiungere l’ospedale più vicino”.
                      E da qualche anno, racconta Burigana, nei villaggi della zona si usa mandare le scolaresche in gita alla piantagione, per visitare il sito che produce i meloni. Le classi fanno merenda nell’azienda agricola e spesso portano un frutto a casa, in dono alle famiglie. A dimostrazione di come l’azienda sia diventata parte della comunità.

                      La nuova sede di Dakar

                      Nell’ultimo anno la produzione di meloni si è spostata vicino all’aeroporto di Dakar, a un quarto d’ora d’auto dallo scalo. “Lo spostamento ci ha permesso di avviare nuovi progetti – spiega Micaela Montano -. L’iniziativa dei meloni Terra Equa non è finita, con i 10 centesimi donati da Coop per ogni chilo di meloni venduto vogliamo ristrutturare una scuola della zona, che al momento non è agibile, ha il tetto rotto e molte aule da rifare. E poi c’è l’ospedale, un vero presidio, che ha bisogno di interventi importanti, per poter garantire migliori condizioni di cura agli abitanti del posto”.
                      “Vedremo i primi risultati a fine 2024-inizio 2025, e già non vedo l’ora di tornare – conclude la buyer ortofrutta di Coop -. Sono onorata di aver rappresentato Coop: qui non si tratta solo di produrre frutta di buona qualità, ma di dare un’opportunità concreta a centinaia di lavoratori, e assicurare il futuro delle loro famiglie”.

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