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                      Moria di kiwi nel Veronese: i sindaci chiedono lo stato di calamità naturale

                      kiwi moria
                      Alla base dell’allarme ci sarebbe un eccessivo ristagno idrico nel terreno, un problema che avrebbe iniziato a manifestarsi già nel 2012. Massimo Ceradini: “La pianta del kiwi è particolarmente sensibile al ristagno di acqua, creato anche dalle eccessive piogge delle ultime stagioni. Questi eventi atmosferici, collegati con la scarsità di gelate durante l’inverno creano un ambiente afittico ne terreno che non consente di soddisfare le esigenze idriche e nutrizionali delle piante”

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      kiwi moriaMoria di kiwi nel veronese. La situazione è talmente grave che alcuni sindaci hanno chiesto alla Regione Veneto il riconoscimento di calamità naturale. Alla base dell’allarme ci sarebbe un eccessivo ristagno idrico nel terreno, un problema che avrebbe iniziato a manifestarsi nel 2012, presentandosi con una grave compromissione dell’apparato radicale, marcescenza diffusa delle radici di minore diametro e delle radichette necessarie l’assorbimento degli elementi nutritivi.

                       

                      “C’è una fascia che va dal centro della città fino alla zona del lago, spingendosi fino al fiume Mincio, caratterizzata da un terreno che tende a compattarsi facilmente, specialmente quando bagnato
                      – spiega Massimo Ceradini, uno dei maggiori produttori ed esportatori italiani di kiwi – perciò in quest’area si sono registrate le conseguenze peggiori”. In realtà sono almeno tre anni che il problema si manifesta, “prima avevamo la batteriosi –  aggiunge Ceradini – ora è passata in secondo piano perché tutta l’attenzione è giustamente concentrata su questa nuova emergenza”. L’anno scorso i danni sono stati ingenti, e ci sono tutti i presupposti perché si verifichi altrettanto nel 2015.

                       

                      È stato constatato che la pianta del kiwi è particolarmente sensibile al ristagno idrico. I terreni degli appezzamenti coinvolti risultano essere costipati sia per effetto delle forti piogge delle ultime stagioni, sia per effetto del sistema di irrigazione a scorrimento che risulta essere ormai superato, sia per la mancanza di temperature molto rigide durante l’inverno che permettevano al terreno di “frollarsi” grazie all’azione del gelo. Tali eventi atmosferici non consentono di soddisfare le esigenze idriche e nutrizionali delle piante, in quanto le radici si trovano a dover affrontare un terreno asfittico, con conseguente entrata in stress idrico e disseccamento delle foglie. “E non ci sono soluzioni – sottolinea Ceradini – perché bisognerebbe fare ricerca, ma mancano le risorse”.

                       

                      Vista la moria di kiwi che si starebbe verificando, il riconoscimento della calamità naturale permetterebbe alle aziende agricole che si trovano nei Comuni più colpiti (quali Pastrengo ma anche Verona, Sommacampagna, Villafranca, Valeggio, Bussolengo, Sona, Pescantina, Lazise, Mozzecane e Castelnuovo) di accedere a particolari garanzie bancarie per ottenere finanziamenti per il reimpianto delle coltivazioni compromesse. Difficile sperare infatti in un aumento dei prezzi: la provincia scaligera produce grandi quantità di kiwi, ma non abbastanza per spostare l’asticella dei prezzi nazionali.

                       

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