di Eugenio Felice
Mioorto, con sede a Carobbio in provincia di Bergamo, è stata anche quest’anno l’unica azienda italiana del comparto insalate di quarta gamma ad aver partecipato con stand alla fiera World Food che si è svolta a Mosca dal 17 al 20 settembre. La partecipazione si è svolta nella collettiva organizzata dall’ICE. “Prima che venissero chiuse le frontiere a buona parte del food europeo – ci spiega Marco Bertoli, presidente di Mioorto – avevamo già un buon lavoro con la Russia con prospettive di crescita piuttosto elevate. Siamo stati tra l’altro i primi a fornire direttamente dall’Italia prodotto lavato a un gruppo della grande distribuzione russa, grazie a una combinazione di agricoltura avanzata, una tecnologia che non ha eguali in Europa e un personale che non lascia nulla al caso”.
“Continuiamo a partecipare alla fiera – aggiunge Bertoli – per essere pronti quando il mercato si riaprirà, consapevoli che nel frattempo la situazione è profondamente cambiata. Ci sono stati in questi anni enormi investimenti nelle insalate di prima gamma, mentre lo spazio sugli scaffali dei supermercati per il prodotto lavato e asciugato si è ridotto notevolmente, anche perché va tenuto conto che in Russia questi sono stati anni di crisi con meno propensione a spendere”. Abbiamo intervistato Marco Bertoli alla fiera Fruit Attraction di Madrid, dove l’azienda bergamasca espone da cinque anni. “Serviamo il mercato spagnolo da 6-7 anni, in particolare operatori dei Mercati all’ingrosso. Rappresenta un mercato importante con una costante crescita nel tempo”.
L’industria italiana delle insalate di quarta gamma è la più avanzata in Europa. La domanda quindi ci è venuta d’obbligo: si può ancora fare innovazione nel comparto? “Se nelle procedure di lavaggio e asciugatura abbiamo raggiunto un livello piuttosto avanzato, vedo margini di ulteriore miglioramento nella parte agricola e nella sostenibilità lungo tutta la filiera. La qualità delle insalate in busta nasce dal prodotto raccolto in campo. Se rispettiamo i tempi della natura il prodotto non solo è più buono e croccante ma dura anche di più. Poi c’è tutta l’area del packaging, che deve essere non solo accattivante e informativo ma anche rispettoso dell’ambiente. C’è infine la responsabilità sociale: noi da due anni gestiamo una serra insieme all’Opera Pia Patronato di San Vicenzo di Bergamo per insegnare ai ragazzi come coltivare le erbe aromatiche”.
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