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                      Mafia: Ortopiazzolla sotto sequestro. Canella (Alì): “Pronti a chiudere i rapporti”

                      In anni recenti, a più riprese, l’Ortomercato di Milano è andato alla ribalta dei media nazionali per possibili infiltrazioni mafiose. In realtà, da quando il Mercato di via Lombroso ha aperto, nel 1965, nessuna società concessionaria è mai stata condannata per mafia. Almeno fino ad oggi. L’operazione “Provvidenza”, condotta dai carabinieri del Ros, il 26 gennaio scorso ha portato all’esecuzione di 33 fermi emessi dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e al sequestro di beni per 40 milioni di euro. Un’operazione che rivela un ventaglio ampio di interessi che dalle acque del porto di Gioia Tauro porta a Milano e in Veneto per poi diramarsi nell’Est Europa e verso New York

                       

                      dalla Redazione

                       

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                      Si torna a parlare di ‘ndrangheta al mercato ortofrutticolo di Milano. Questa volta al centro degli affari ci sarebbe la cosca Piromalli di Gioia Tauro, una vera e propria “dinastia” della criminalità organizzata calabrese, guidata, secondo gli inquirenti, da Antonio Piromalli, figlio dello storico boss Giuseppe Piromalli. “Antonio Piromalli” si legge sul decreto di fermo, riportato da ll Corriere della Sera, “assumeva il controllo dell’Ortomercato di Milano attraverso la creazione di una complessa rete di imprese e l’ausilio di una serie di affiliati e fiancheggiatori, coordinati con la finalità di dominare il mercato ortofrutticolo di Milano, facendo leva sul metus mafioso esercitato dalla sua persona”.

                       

                      Per esercitare tale influenza sul mercato milanese, Piromalli avrebbe agito da “socio occulto” di alcune aziende, ora poste sotto sequestro dalle forze dell’ordine, tra cui la Polignanese di Milano, una realtà dai volumi piuttosto contenuti, e la Ortopiazzolla di Vanzago (MI), che invece nel giro di cinque anni è cresciuta vorticosamente raggiungendo un’ampia presenza sul territorio nazionale che comprende anche un posteggio al Centro agroalimentare di Roma (CAR), più un paio di centri per la maturazione delle banane, uno sempre nella capitale e uno all’Interporto di Padova. La specializzazione della Ortopiazzolla è l’importazione e la distribuzione della frutta esotica, con numerosi clienti anche tra le fila della GDO.

                       

                      Secondo gli inquirenti, le due società, proprietarie di due posteggi dell’Ortomercato, erano parte integrante della filiera economica guidata da Piromalli, che avrebbe determinato le loro strategie commerciali per lucrare illecitamente sulla distribuzione in particolare della clementina calabrese. La compiacenza delle due società – che continuano ad operare sotto la supervisione di un amministratore giudiziario – nei confronti della cosca sarebbe stata provata da intercettazioni. Come dimostrano le indagini, la finalità delle operazioni riconducibili a Piromalli era quindi quella di prendere il pieno controllo del mercato ortofrutticolo milanese. Eppure, per la gestione degli affari internazionali, la sola Milano non bastava.

                       

                      Un mercato promettente quello degli agrumi in Romania: la cosca Piromalli lo aveva capito dal 2015, quando iniziò a lavorare al consolidamento di una rete nel Nordest italiano per poter esportare in Romania e rifornire la grande distribuzione dell’area. Come osservato dalla Dda di Reggio Calabria, anche riportato da La Repubblica, contando su una rete di collaboratori, Piromalli gestiva “l’implementazione della distribuzione degli agrumi nel Nordest” raggiungendo i canali della grande distribuzione, come Alì e Bennet. La merce rifiutata dal mercato rumeno perché ritenuta di scarsa qualità, veniva poi rimbalzata all’Ortomercato milanese attraverso le società Polignanese e Ortopiazzolla.

                       

                      Gianni Canella, vicepresidente del Gruppo Alì, attivo soprattutto in Veneto, ha risposto così al quotidiano Il Mattino di Padova: “Lavoriamo con la Ortopiazzolla solo da qualche mese. Se le notizie che la riguardano troveranno conferma interromperemo immediatamente il rapporto commerciale. L’azienda – continua – ci è stata presentata da un rappresentante con cui abbiamo già dei rapporti per altri prodotti. Personalmente non conosco alcun Antonio Piromalli. Il tramite, ripeto, è stato questo rappresentante. Acquistiamo da loro le banane visto che nell’area dei Magazzini Generali hanno un capannone in affitto dove fanno maturare il prodotto. Non mi risulta che siano nostri fornitori di agrumi”.

                       

                      Intanto a Milano il Sindaco Giuseppe Sala auspica interventi tempestivi, mentre la società Sogemi, partecipata del comune che gestisce il mercato milanese, dichiara la sua completa collaborazione con la magistratura e le forze dell’ordine. Data l’entità delle indagini, che oltre alla penetrazione della cosca nel settore agroalimentare hanno documentato il controllo delle attività del traffico di droga nello scalo portuale di Gioia Tauro e l’esportazione di olio di oliva contraffatto per il mercato USA, ora i 33 fermati (di cui 7 a Milano), dovranno rispondere a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati aggravati dalle finalità mafiose.

                       

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