L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Ortofrutta, 2019 nero per il made in Italy. Crollano export e consumi interni

                      L’export di ortofrutta made in Italy è crollato del 4% nel 2019, ai minimi degli ultimi cinque anni, per un valore pari a circa 4,7 miliardi di euro. È  quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle proiezioni sui dati Istat relativi ai primi dieci mesi. Tra la frutta italiana più esportata nel mondo, si distinguono in negativo le pere che crollano in quantità del 30% rispetto all’anno precedente. Anche le arance registrano volumi in export in diminuzione del 29%. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini afferma: “Bisogna promuovere il vero made in Italy con un’agenzia unica e servono trasporti più efficienti”. L’Italia, il secondo maggiore produttore di frutta e verdura nell’Unione Europea, vede a rischio ridimensionamento un patrimonio ortofrutticolo nazionale di 1 milione di ettari che vale oltre il 25% della produzione lorda vendibile agricola italiana. Anche i consumi interni nel 2019 calano del 3% nel 2019

                       Dalla Redazione

                      export ortofrutta

                      L’export di ortofrutta made in Italy nel 2019 è crollato del 4% sui valori minimi degli ultimi cinque anni. La stima è di 4,7 miliardi di euro. Questo è quanto emerge da un’analisi di Coldiretti sulla base delle proiezioni su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dello scorso anno. Un motivo di forte preoccupazione quindi per gli operatori in Germania dove si consuma quasi 1/3 dell’ortofrutta made in Italy esportata e si registra, sottolinea la Coldiretti, un preoccupante crollo del 10% di export di ortofrutta. “Tra la frutta italiana più esportata nel mondo fra i dati peggiori c’è quello delle pere che crollano in quantità del 30% rispetto all’anno precedente ma va male anche all’uva che perde il 17% mentre le pesche limitano i danni a un -1,3%. Tra gli agrumi, profondo rosso per le arance con le quantità esportate in diminuzione del 29%. In difficoltà – prosegue la Coldiretti – anche gli ortaggi con le cipolle che perdono il 15% all’estero, la lattuga crolla del 9,8% e le carote del 6,6%”.

                      “Esiste una situazione di oggettiva difficoltà del comparto ortofrutticolo”, evidenzia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando la necessità di “superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse per la promozione del vero made in Italy all’estero puntando a una Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo e ad investire sulle Ambasciate, introducendo nella valutazione principi legati al numero dei contratti commerciali. A livello nazionale – continua Prandini – servono trasporti efficienti sulle linee ferroviarie e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente da nord a sud del Paese e poi in ogni angolo d’Europa e del mondo visto che la densità delle nostre infrastrutture è più bassa rispetto ad altri Paesi: basti pensare che ogni 100 km quadrati abbiamo 5,5 chilometri di ferrovie contro gli 11 della Germania. Inoltre serve un task-force che permetta di rimuovere con maggiore velocità le barriere non tariffarie che troppo spesso bloccano il nostro export di ortofrutta”.

                      “Alle difficoltà all’estero si aggiungono quelle sul mercato interno con gli italiani che hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura che scendono nel 2019 a circa a 8,5 miliardi di chili, in diminuzione del 3% rispetto all’anno precedente, con effetti sulla salute e sulla qualità della vita, sulla base di una proiezione della Coldiretti sulla base dei dati CSO. Dopo tre anni di aumento progressivo degli acquisti si è verificato infatti un brusco calo che – sottolinea la Coldiretti – ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana”.

                      “Il calo – precisa la Coldiretti – è stato del -4% per la frutta e del -2% per gli ortaggi nonostante il diffondersi di smoothies, frullati e centrifugati consumati al bar o a casa grazie alle nuove tecnologie. Un dato ancora più allarmante – denuncia la Coldiretti – se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate. A livello generale le mele, precisa la Coldiretti, restano il frutto più consumato, al secondo posto ci sono le arance, mentre tra gli ortaggi preferiti dagli italiani salgono sul podio, nell’ordine, le patate, i pomodori e le insalate”.

                      “L’Italia è il secondo maggiore produttore di frutta e verdura nell’Unione Europea. A rischio c’è un patrimonio ortofrutticolo nazionale di 1 milione di ettari che vale oltre il 25% della produzione lorda vendibile agricola italiana – conclude la Coldiretti – che deve affrontare la concorrenza sleale sui mercati dell’Unione Europea dei prodotti provenienti da paesi extracomunitari che sono spesso il risultato dello sfruttamento del lavoro, anche minorile, o dell’utilizzo improprio di prodotti chimici, in alcuni casi vietati da decenni in Europa, che mettono in pericolo l’ambiente e la salute”.

                      Copyright: Fruitbook Magazine