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                      Ortofrutta bio: Gdo sulla difensiva. I trend e la leadership di Almaverde

                      Nei primi nove mesi del 2023 le vendite di ortofrutta biologica hanno segnato un + 2% a valore e un -7% a volume, però da parte del consumatore c’è fiducia in una ripresa dei consumi, sempre più orientati verso la sostenibilità e il salutismo. La Gdo invece sta sulla difensiva e ritiene che il comparto sia ancora in difficoltà, vedendo che sempre più consumatori sostituiscono i prodotti biologici con quelli convenzionali. Cosa fare dunque per dare nuova spinta al settore? Se n’è parlato oggi a Bologna nel workshop sul biologico promosso da Aop Gruppo Vi.Va con Almaverde Bio, Canova e Apofruit

                      di Carlotta Benini

                      ortofrutta bio convegno copyrightFM

                      Claudio Scalise sui trend dell’ortofrutta bio (copyright: Fm)

                      Negli ultimi dieci anni (dal 2012 al 2023) le famiglie italiane che hanno acquistato almeno una volta in un anno prodotti biologici sono passate da 13 a 23 milioni, a dimostrazione di come il bio sia ancora centrale nei consumi domestici, con un livello di penetrazione che raggiunge il 93%. E cresce anche il fuori casa, dove il livello di penetrazione della categoria in dieci anni è arrivato al 73%. Eppure, se parliamo di ortofrutta, i consumi sono in calo, tendenza ormai tristemente nota e riguardante tutto il comparto nel suo complesso: nel periodo gennaio-settembre del 2023, secondo dati CSO Italy, le vendite di ortofrutta bio hanno raggiunto poco meno di 520 milioni di euro, segnando un +2 % a valore e un -7% a volume sul 2022.

                      Su quali strategie fare leva, dunque, per dare nuova spinta al settore? Se n’è parlato oggi a Bologna al convegno “Il ruolo del biologico nel settore ortofrutticolo”, organizzato nell’ambito delle attività del progetto europeo It’s Bio e cofinanziato da Aop Gruppo Vi.Va, in particolare da Almaverde Bio, Canova e Apofruit. Durante il workshop Claudio Scalise di SGMarketing è partito dall’analisi dei dati sul biologico sopra citati, veicolati da Nomisma durante l’ultima edizione di Marca, per fotografare la propensione all’acquisto da parte dei consumatori italiani e il sentiment della grande distribuzione nei confronti della categoria.

                      Fiducia in una ripresa dei consumi

                      La tendenza di consumo 2024, come riportato dal Rapporto Coop Winter Edition, vede in deciso miglioramento la propensione all’acquisto di ortofrutta, con il 45% del campione di consumatori che sarà guidato nell’acquisto 2024 dalla scelta di prodotti salutari. Il benessere ed il rispetto dell’ambiente sono i due driver principali per gli acquisti di ortofrutta biologica, secondo i dati di SGMarketing.

                      La Gdo invece sta sulla difensiva

                      La ricerca presentata da SGMarketing ha preso in considerazione 5 catene distributive, che insieme rappresentano il 47% del giro d’affari della Gdo italiana. Il sentiment diffuso è quello di una generale sfiducia nei confronti del biologico, con i buyer che vedono il settore ancora in difficoltà, anche nel medio periodo. Parlando di volumi di vendita dell’ortofrutta bio, due catene segnano trend positivi rispetto a due anni fa, una ha volumi stabili e le altre due invece segnano vendite a segno meno. E nel futuro? Fra due anni una catena sola prevede che i volumi di vendita aumentino, due prevedono stabilità, le altre due prevedono consumi in calo per l’ortofrutta bio.

                      ortofrutta bio

                      I trend dell’ortofrutta bio (copyright: Fm)

                      Per quanto riguarda i comportamenti dei consumatori che fanno la spesa al supermercato, 4 buyer e category manager su 5 riportano una riduzione degli atti di acquisto e 3 su 5 una riduzione dei quantitativi per atto di acquisto. Per 4 catene su 5 sempre più consumatori sostituiscono i prodotti biologici con quelli convenzionali e sempre più consumatori acquistano bio solo quando è in promozione.

                      Tre profili di consumatore. E il marchio Bio non basta più

                      A fronte di questo vissuto si evidenzia una segmentazione della categoria con la presenza di tre diverse fasce di consumo: gli heavy, che rappresentano il 34% dei consumatori bio, i medi (34%) e i light consumer (31%), verso i quali bisogna sviluppare politiche di vendita differenziate. In particolare, dalla ricerca emergono alcune strategie che le insegne stanno realizzando per valorizzare il biologico nella propria offerta, per rilanciare i consumi della categoria. Tra le principali si segnalano: il ripensamento del layout espositivo, la riorganizzazione dell’assortimento dando maggiore enfasi ai prodotti di stagione, la riorganizzazione della comunicazione del reparto per evidenziare meglio le valenze del biologico, lo sviluppo della MDD e la riorganizzazione delle promozioni. E poi occorre comunicare di più e meglio, perché da solo il marchio Bio non basta a trasmettere al consumatore il concetto di sostenibilità del prodotto: da uno a dieci il voto per l’efficacia comunicativa della certificazione biologica è 5,8.

                      Almaverde Bio: da 25 anni leader del biologico

                      Queste indicazioni rafforzano la scelta del gruppo Apofruit che, come evidenzia il direttore generale Ernesto Fornari, ha l’agricoltura biologica nel suo dna. Apofruit parte con la produzione biologica nel 1993, fonda Canova, la società specializzata in ortofrutta biologica, nel 1997 e dà vita infine nel 2000 al marchio Almaverde Bio, leader del biologico italiano.

                      Il cuore del successo dell’ecosistema biologico Apofruit è Canova, una società ad altissima specializzazione che, sicuramente è unica in Italia e che dispone di 4 stabilimenti di Apofruit dedicati, un parco tecnologico per la lavorazione dei prodotti all’avanguardia. Numerose celle e aree di lavorazione refrigerate e quattro partner con piattaforme operative distribuiti su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud: O.P. Terra di Bari (uva da tavola), Gullino (mele, kiwi), Coop Sole (fragole, meloni, insalate), Terre dell’Etruria (ortaggi). Sono quattro infine le Piattaforme specialiste di prodotto di IV e V gamma, legumi secchi e cereali. “Una specializzazione del genere -rimarca Ernesto Fornari – consente di raggiungere volumi elevati e soprattutto di offrire al consumatore di biologico una continuità di assortimento e una gamma profonda di prodotti di altissima qualità perché coltivati nelle aree strategiche e più vocate di produzione italiana”.

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                      Da sinistra Mario Tamanti, Claudio Scalise (SGMarketing), Paolo Pari (Almaverde Bio) ed Ernesto Fornari (Apofruit). (copyright: Fm)

                      “Il biologico per Apofruit – continua Fornari – significa valorizzare la produzione supportando i soci produttori anche nella sperimentazione di nuove tecniche produttive al fine di avere un risultato positivo. In 27 anni abbiamo sviluppato la produzione biologica mettendo a disposizione dei nostri soci strumenti e tecnici altamente specializzati e risorse per effettuare investimenti per migliorare le tecniche produttive in campo e in post raccolta, senza tralasciare l’innovazione di prodotto con l’inserimento in produzione biologica di nuove varietà come kiwi giallo, Candine Bio, Kaki Maxim Uva senza semi, nuove drupacee, nuovi agrumi bio come Tango/Tangold”.

                      7,9 milioni di euro di vendite nelle isole

                      Al workshop sul biologico a Bologna Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, ha presentato infine i risultati molto positivi registrati dalle Isole Almaverde Bio, format oggi presente in 58 punti vendita della Gdo (Carrefour, Coop e Ipercoop, Il Gigante, Iper La grande i, Spazio Conad e Pewex) che nel 2023 segna una crescita del 17% sia a valore che a volume rispetto al 2022, a parità di rete, per vendite complessive pari a 7,9 milioni di euro.

                      “La formula vincente – afferma Paolo Pari – è l’organizzazione dell’offerta in grado di rispondere alle esigenze dei diversi approcci di consumo. Riusciamo a offrire i prodotti giusti per i consumatori alto spendenti di biologico, grazie alla profondità di gamma, ma riusciamo anche ad intercettare i consumatori di bio occasionali che scelgono le nostre offerte molto competitive perché legate alle circostanze di produzione stagionali. Il legame diretto con la produzione rende l’offerta delle Isole Almaverde Bio elastica e con un ottimo rapporto qualità/prezzo”. Da segnalare anche un’iniziativa antispreco: nelle Isole Alamverde Bio sono disponibili anche i “Prodotti Convenienza”, ovvero frutta e ortaggi biologici con piccoli difetti estetici posizionati a un prezzo interessante anche per il consumatore che è attratto solo dal prezzo o dalla promozione spinta.

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