di Carlotta Benini
In lieve calo fino al 2021, ma comunque abbastanza stabili, i consumi di frutta e verdura nel 2022 hanno subito un primo crollo importante, con gli acquisti all’interno delle famiglie che sono diminuiti del 9% rispetto all’anno precedente. Trend negativo che si è confermato nel 2023, quando purtroppo si è registrato un’ulteriore diminuzione del 6%: a dirlo è l’analisi di CSO Italy presentata a Ferrara in occasione del convegno “L’ortofrutta come prevenzione” organizzato dall’Associazione Nazionale Le Donne Dell’Ortofrutta.
Elisa Macchi, direttrice del CSO e socia dell’associazione, ha fatto una fotografia dei comportamenti di acquisto delle famiglie italiane, alle prese negli ultimi anni con le spinte inflattive che hanno portato rincari in tutte le voci di spesa. “In due anni, su acquisti che si attestano sopra i 6 milioni di tonnellate, abbiamo perso 850 mila tonnellate di prodotto”, ha sottolineato parlando dei trend negativi dei consumi. Contemporaneamente, però, la spesa che sostengono le famiglie italiane per acquistare ortofrutta è aumentata, registrando a valore un +4% nel 2023 rispetto al 2022, con un prezzo medio al dettaglio che, sotto la spinta inflattiva, è salito dell’11% da un anno all’altro. Guardando ai singoli comparti, gli ortaggi, rispetto alla frutta, sono quelli che registrano i trend più significativi. La frutta cala del 6% a volume e cresce del 3% a valore, a fronte di un prezzo medio salito del 10% dal 2022 al 2023. Gli ortaggi segnano invece un -6% a volume e +5% a valore, con prezzo medio salito del 12%.
Nel 2023 una singola famiglia italiana ha consumato mediamente 201 chili di ortofrutta, 36 chili in meno rispetto all’acquisto di 5 anni fa a fronte di una spesa media annua di 486 euro a nucleo famigliare (+41 euro rispetto a 5 anni fa). Il calo di consumi riguarda un po’ tutti i prodotti ortofrutticoli, con poche eccezioni. Nel comparto frutta tengono le mele, le banane, le pesche e nettarine, le fragole, le susine e i mandarini, o prodotti considerati novità come l’avocado e i frutti di bosco. Tutte le altre specie registrano un trend di consumo negativo. Ancor peggio guardando al comparto degli ortaggi, dove tengono solo zucchine, finocchi, cetrioli e cavoli.
“Per alcune specie ha inciso l’offerta deficitaria – ha spiegato la direttrice di CSO Italy -: una minor produzione si traduce in una minore presenza delle referenze sui banchi di vendita e in un periodo di commercializzazione più ristretto. In altre situazioni può aver influito la qualità, che per un prodotto come l’ortofrutta non è sempre definibile a priori, anche in presenza di buone tecniche produttive e di conservazione. Poi ci sono prodotti poco innovativi, che non hanno saputo parlare al consumatore, che non si sono evoluti, per i quali il disinteresse è costante e progressivo da tanto tempo, mentre contemporaneamente si registra un incremento verso i prodotti trasformati o derivati dal fresco. C’è infine chi pensa che le nuove tendenze alimentari, soprattutto quelle dei più giovani, limitino la presenza della frutta nella dieta, perché ritenuta calorica, meglio le proteine”.
Il calo è avvenuto in concomitanza con un aumento generalizzato del prezzo medio al dettaglio sotto la spinta inflattiva. Nella fattispecie l’incremento di prezzo in ortofrutta a volte è giustificato da una carenza produttiva (“Il consumatore lo deve sapere, è una legge di mercato: laddove la domanda supera l’offerta i prezzi aumentano”, ha puntualizzato Macchi), a volte da una diversa composizione dell’offerta tesa a migliorarne la qualità, ma certamente tutto ciò ha riflessi importanti sulle abitudini di acquisto, soprattutto se si considera che la spesa famigliare complessiva è in netto aumento. Guardando i dati Istat, nel passaggio dal 2021 al 2022 la spesa media famigliare mensile è arrivata a 2.625 euro (+9% rispetto ai 2.415 euro del 2021) e sono aumentati tutti i prodotti, non solo l’ortofrutta.
“Nella stessa analisi si evidenzia come le famiglie abbiano posto in essere strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022 – aggiunge Elisa Macchi -. In molti casi si è trattato anche di modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare. Il 29,5% delle famiglie intervistate nel 2022 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e anche la qualità del cibo acquistato”.
Ma quanto pesa l’ortofrutta nel bilancio famigliare? Incide per il 3,7%, rivela l’analisi del CSO Italy. Ciò significa che eventuali tagli negli acquisti di frutta e verdura hanno comunque un’incidenza marginale, in una strategia di risparmio famigliare.
Quindi, sul palco dell’evento delle Donne dell’Ortofrutta, un appello a sfatare alcuni luoghi comuni che incidono negativamente sulla già critica situazione dei consumi. “Accanto all’impegno di tutta la filiera dell’ortofrutta per fornire un prodotto di qualità, è necessario oggi educare il consumatore a scelte più consapevoli – ha concluso Elisa Macchi -. Quante volte sentiamo dire che la frutta è cara, perché magari un chilo di mele costa 2 euro? Poi si va al bar e si spendono 3 euro per un caffè e una pasta, ma di questo non ci si indigna. Il consumatore non conosce la qualità che sta dietro all’ortofrutta, quali sono i processi che i produttori mettono in campo e quanto costa tenere alto il livello qualitativo dell’offerta: dobbiamo raccontarglielo di più e meglio”.
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