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                      Ortofrutta: in 15 anni dimezzati gli ettari coltivati in Sardegna

                      Coldiretti e Grande Distribuzione hanno siglato il 20 gennaio un’intesa programmatica per far fronte alla crisi dell’ortofrutta sarda, che nell’arco di 15 anni ha visto un dimezzamento degli ettari coltivati. Infatti, il settore dell’ortofrutta sarda – rappresentato da circa 4.200 agricoltori – ha perso il 52% degli ettari, passando dai 24.509 del 2006 agli appena 11.838 del 2021 con una perdita di 12.700 ettari. Di conseguenza sono diminuite del 35,8% le quantità di prodotto, fermandosi a 251.162 tonnellate (nel 2006 erano 391.456) con un valore della produzione di 290.787.000 (erano 324.102.000 euro nel 2006, – 10%). Tra le proposte anche la realizzazione di un marchio ombrello utilizzabile da tutta la grande distribuzione organizzata

                      Dalla Redazione

                      Coldiretti ortofrutta

                      Dalla pagina Facebook: Coldiretti Donne Impresa Sardegna

                      La crisi del settore orticolo sardo è stata messa nero su bianco dai dati che sono stati presentati da Coldiretti Sardegna a Cagliari il 20 gennaio. Di conseguenza Coldiretti ha siglato con i rappresentanti della grande distribuzione organizzata (Crai – Abbi group, Superemme, Nonna Isa, Conad Sardegna e il mercato agroalimentare della Sardegna) un documento programmatico che consegneranno al presidente della Giunta e del Consiglio regionale, agli assessori all’Agricoltura, Turismo, Programmazione e Trasporti e ai presidenti della V e III Commissione.

                      Come riporta l’Ansa, il protocollo prevede: il miglioramento e la modernizzazione delle attrezzatture agricole (con riferimento ai fondi del Psr) attraverso l’investimento sull’agricoltura di precisione; un sostegno alla formazione e specializzazione della manodopera sempre più difficile da trovare; un piano di sviluppo integrato di tutta la filiera attraverso percorsi favoriti e promossi sia dall’Unione Europea che dallo Stato (Pif) che abbiano come elemento qualificante la programmazione produttiva concordata con protocolli specifici tra grande Distribuzione organizzata e produttori; la realizzazione attraverso l’assessorato regionale al Turismo di un piano di promozione complessivo di tutta l’orticoltura sarda con la realizzazione di un marchio ombrello utilizzabile da tutta la grande distribuzione organizzata (sempre all’interno di Piano di filiera); programmare percorsi di continuità territoriale delle merci per sopperire ai maggiori costi sopportati dalle aziende sarde nella esportazione del prodotto.

                      Infatti, il settore dell’ortofrutta sarda – rappresentato da circa 4.200 agricoltori – nell’arco di 15 anni ha perso il 52% degli ettari, passando dai 24.509 del 2006 agli appena 11.838 del 2021 con una perdita di 12.700 ettari. Di conseguenza sono diminuite del 35,8% le quantità di prodotto, fermandosi a 251.162 tonnellate (nel 2006 erano 391.456) con un valore della produzione di 290.787.000 (erano 324.102.000 euro nel 2006, – 10%). Negativa inoltre l’incidenza del valore del settore sul totale dell’agricoltura sarda: oggi fissato al 19,32%, era il 23,8% nel 2006, cifre importanti che fanno capire il peso e le potenzialità di questo settore per l’economia dell’Isola.

                      A conferma della crisi, infatti, ci sono i dati sulle importazioni (+63%) ed esportazioni (-64%) – riferiti aglio scambi commerciali extra nazionali – che certificano da una parte la richiesta dei prodotti orticoli e dall’altra una continua perdita di quelli locali ed a km0 che sono sempre più ricercati nei mercati. Per il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu “è fondamentale riunire la filiera e fare squadra in modo chiaro e leale con il sostegno della politica verso interventi concreti e di prospettiva”. Il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba ricorda l’apporto de i “progetti di filiera con la grande distribuzione proprio per programmare insieme nuove strategie”.

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