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                      Ortofrutta in crisi: “Strozzati dalla GDO. Perdite oltre 10.000 euro a ettaro”

                      Ortofrutta-mele-crisi-strozzati-GDO-perdite

                      Mele Golden in promozione a 0,99 euro al kg a inziio ottobre presso un gruppo distributivo (copyright: Fm)

                      Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata in merito alla attuale situazione in cui sta versando il settore ortofrutticolo. A fronte di una impennata dei costi, una buona parte della grande distribuzione non accetta rialzi dei listini tali da coprire i maggiori costi. A pagarne le spese sono soprattutto i produttori, che – l’operatore fa l’esempio delle mele Gala – potrebbero perdere anche oltre 10.000 euro a ettaro. “La grande distribuzione – dichiara l’operatore – si presenta al consumatore finale come paladina dell’etica e della sostenibilità. Ma essere sostenibile non vuol dire riempirsi la bocca di green washing, vuol dire dare sostentamento economico al produttore, già alle prese con sfide cruciali come il cambiamento climatico”

                      Dalla redazione

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                      Mele Golden in promozione a 0,99 euro al kg a inziio ottobre presso un gruppo distributivo (copyright: Fm)

                      La grande distribuzione – scrive l’operatore – oggi si presenta al consumatore finale come paladina dell’etica e della sostenibilità. In realtà, nel retrobottega, quello che non è sotto gli occhi del consumatore finale, impone dei prezzi di acquisto ai fornitori che privano i produttori del sostentamento economico. Si approfittano del fatto che è un prodotto fresco, che in alcuni casi, un esempio sono le fragole, non puoi stoccare in frigorifero. La grande distribuzione ha un potere contrattuale assoluto: se non ti vanno bene quelle condizioni ci sono molti altri fornitori pronti a prendere il tuo posto. Ci sono così tante gabelle da pagare per poter servire la grande distribuzione che non si ha nemmeno chiaro quanto sia il prezzo reale di fornitura, tra listing fee, ristorni di fine anno, contributi per le promozioni, contributi per l’apertura di nuovi negozi, ecc”.

                      Tutte gabelle difficili da digerire in questo periodo di recessione economica – continua l’operatore – con un rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia che ha impattato pesantemente sul settore ortofrutticolo, basti pensare alle bollette quadruplicate per le centrali ortofrutticole nei mesi di luglio e agosto rispetto al 2021, o all’urea, un fertilizzante ampiamente utilizzato in agricoltura per la nutrizione del terreno, che ha visto triplicare il suo prezzo dal 2021 al 2022. Buona parte della grande distribuzione non è disposta ad accettare dai fornitori rialzi dei listini tali da coprire i maggiori costi e questo impatterà pesantemente sui produttori. La verità è che oggi sono a rischio sopravvivenza il 30% delle aziende agricole. La situazione è molto preoccupante, chi non muore espianta tutto. Andate a vedere nelle campagne qual è la situazione reale, ci sono migliaia di famiglie in gioco“.

                      Essere sostenibile non vuol dire riempirsi la bocca di green washing – sottolinea l’operatore – vuol dire dare sostentamento economico al produttore, che già è alle prese con sfide cruciali come il cambiamento climatico. Invece siamo strozzati dalla grande distribuzione, sempre più esigente, con la contestazione facile e ricatti continui sui prezzi. Prendiamo il caso delle mele Gala che sono adesso in piena campagna: se un gruppo della grande distribuzione lo paga al fornitore 85 centesimi al kg, ovviamente chiede solo primissima qualità, se togliamo le gabelle e i costi della centrale ortofrutticola, restano al produttore 12-15 centesimi al kg. Considerando che ha costi per 35 centesimi al kg e facendo una media di 60 tonnellate a ettaro, vuol dire perdere 12.000 euro a ettaro. È devastante”.

                      Come mai – si chiede l’operatore – la grande distribuzione ha stabilito che una mela debba costare al consumatore finale 25-30 centesimi, un quarto di un caffè al bar? Con tutto il lavoro certosino che c’è sia in campo sia nelle centrali ortofrutticole, un lavoro che, su loro imposizione, è sottoposto a numerose certificazioni? Come mai c’è una normativa – il Decreto legislativo n. 198/2021 – a tutela degli agricoltori contro le pratiche commerciali sleali, normativa che vieta alla grande distribuzione di acquistare sottocosto, eppure non viene fatta rispettare dall’ICQRF? Come mai non è stato avviato ancora alcun accertamento per le violazioni? Come mai in Francia c’è più tutela per i produttori agricoli, considerati un settore strategico dell’economia e un bene prezioso per la collettività, tanto che il reddito per ettaro in molti casi è il doppio rispetto a quello italiano, sempre con riferimento all’ortofrutta?”

                      Lettera firmata

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