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                      Pannitteri (OP Rosaria): «Campagna sofferta, la prossima non sarà da meno»

                      Rosaria
                      Si è chiusa da due settimane la campagna per una delle aziende di punta dell’agrumicoltura siciliana: OP Rosaria. È stata una campagna sofferta, caratterizzata da una superproduzione e calibri medio piccoli, con oltre il 40 per cento del raccolto andato all’industria. E la prossima campagna si preannuncia, a causa del fenomeno dell’alternanza, con un drastico calo della produzione

                       

                      di Eugenio Felice

                       

                      Pannitteri

                      Da sinistra: Davide, Aurelio, Giuseppe e Salvatore Pannitteri (Copyright: Fm)

                      Non bastava il virus Tristeza, che ha colpito negli ultimi anni buona parte degli agrumeti siciliani e ha innescato un’imponente operazione di rinnovo varietale, tutt’ora in corso. Ci si è messo anche il clima, che nell’inverno di sei anni fa ha portato le temperature abbondantemente al di sotto dello zero provocando il fenomeno dell’alternanza: un anno gli alberi sono carichi di frutti, ma di piccolo calibro, l’anno dopo fanno pochi frutti, di calibro grande. “Mancherà quasi completamente il prodotto precoce, i fiori sono caduti, si dovrebbe ripetere la stagione 2012-13, quando mancava il 50 per cento del prodotto”, dichiara Aurelio Pannitteri, presidente di OP Rosaria, che abbiamo incontrato presso lo stabilimento di Belpasso (Catania), ora fermo – o meglio, in manutenzione – dato che la campagna delle arance rosse è terminata il 10 giugno.

                       

                      “Non è stata una stagione facile, quella appena conclusa, perché c’è stata una super produzione con calibri medio piccoli. La quota destinata all’industria ha superato il 40 per cento e i prezzi, in generale, sono stati decisamente bassi. Per un motivo o per l’altro, a dire la verità – ammette Pannitteri – sono ormai diversi anni che l’arancia rossa siciliana non riesce a dare un reddito accettabile al produttore. Noi, come OP, ce la stiamo mettendo tutta: abbiamo rinnovato tutti gli impianti per debellare il virus Tristeza; da anni promuoviamo il brand Rosaria sui media nazionali; abbiamo un magazzino da 7.400 metri quadri coperti molto efficiente, capace di lavorare 2 mila quintali di arance al giorno; stiamo aprendo nuovi mercati come quello russo, con risultati apprezzabili; stiamo investendo sulle varietà rosse tardive, come il Tarocco Meli, dalle ottime caratteristiche organolettiche”.

                       

                      Rosaria è l’unico marchio di arance che è riuscito a imporsi sul mercato nazionale, grazie a una massiccia attività di comunicazione sia trade che consumer e a uno standard qualitativo elevato. Si trova da dicembre a giugno nel canale tradizionale così come nei punti vendita della grande distribuzione. “La GDO – afferma Pannitteri – ci chiede ogni anno di ridurre i prezzi da una parte e dall’altra di dare sempre maggiori garanzie, con certificazioni di ogni genere. I costi energetici aumentano e la burocrazia ci fa impazzire, ponendo continui ostacoli all’attività di impresa invece di agevolarla. Chiediamo alla GDO di considerarci dei partner e non dei semplici fornitori di commodity, anche perché l’arancia rossa nasce solo alle pendici dell’Etna. Chiediamo poi un maggiore sostegno pubblico, sia per rendere meno gravosi il costo del lavoro e quelli energetici, sia per incentivare le autostrade del mare, dato che la logistica su gomma è penalizzante”.

                       

                      Copyright su testo e foto: Fruitbook Magazine