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                      La pera italiana è in crisi. Granata (Opera): “La cura è l’aggregazione dell’offerta”

                      Granata-Opera-pere-2016

                      Luca Granata, direttore generale di Opera

                      “Purtroppo la dichiarazione di CIA non fa altro che confermare che non c’è nulla di nuovo sotto la cappa del cielo”. Inizia così il commento che ci ha mandato Luca Granata, direttore generale di Opera Sca, alla nota diffusa da CIA Emilia Romagna sulla crisi in cui sta versando la pericoltura regionale e italiana (leggi l’articolo). Opera è l’unica organizzazione di frutticoltori italiani specializzata esclusivamente nella coltivazione delle pere e riunisce 18 fra le più importanti aziende della filiera italiana, rappresentando il 25-27% della produzione italiana di pere. Come si può tentare di uscire dalla crisi? Non ha dubbi Granata: “La ricetta migliore è una sola: l’aggregazione dell’offerta”

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      Granata-Opera-pere-2016

                      Luca Granata, direttore generale di Opera

                      “Opera – precisa Granata – è nata proprio perché a noi tutti, e soprattutto ai nostri soci frutticoltori, era ben chiaro che in assenza di un livello di aggregazione e di organizzazione dell’offerta che fossero, al tempo stesso, adeguati (per poter essere efficaci sul mercato) e sostenibili (perché conformi alle normative vigenti), i prezzi di cessione di molti prodotti agricoli, incluse le pere, che in genere sono deperibili e sostituibili in larga misura sia a livello intraspecifico che interspecifico, tenderanno di norma a collocarsi a livelli uguali o inferiori a quello dei costi minimi di produzione”.

                       

                      “Infatti – aggiunge Granata – solo al verificarsi di condizioni contingenti di carenza di offerta talvolta si assiste a un discreto incremento del prezzo unitario di cessione, anche se tali incrementi sono spesso illusori perché, anche se l’offerta è ridotta, i prezzi crescono in genere meno di quanto è calata la produzione e quindi anche in quei rari casi la PLV in €/HA non cresce, ma anzi si riduce rispetto ad un’annata di con quantità e prezzi normali”.

                       

                      “Attività come la ricerca di nuovi mercati – anche se sarebbe utile specificare quali e con quali reali potenzialità… – e lo sviluppo di nuove varietà – che comunque richiedono molti anni prima di essere forse qualificabili come reali e utili alternative a quelle attuali… – potrebbero essere utili, ma solo nel lungo periodo. E non credo – sottolinea Granata – che il settore della pericoltura italiana sia in grado di attendere ancora a lungo prima di trovare una soluzione in grado di migliorare la resa economica per i produttori”.

                       

                      “Per noi dunque – dichiara Granata – la ricetta migliore per il settore della pera è una sola: l’aggregazione dell’offerta. Aggregazione che però per dare risultati reali ai produttori deve essere grande, cioè largamente superiore al 50% dell’offerta totale, sostenibile – e quindi legittima – e molto, ma  molto ben organizzata e strutturata. Ovviamente sta ai produttori di pere e alle loro strutture di riferimento decidere se tale ricetta è condivisibile o meno ed eventualmente utilizzarla. Ad oggi credo che la situazione sia chiara e ben visibile a tutti. Speriamo che in futuro cambi…”

                       

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