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                      Pere, Opera: bilancio dei primi 4 anni di attività. Mazzoni lascia il consorzio

                      Opera,  il consorzio italiano specializzato unicamente sulle pere, fa il punto sui risultati dei primi quattro anni di attività e sui progetti avviati, con alcune considerazioni sulla situazione attuale del comparto pericolo,  segnato negli ultimi anni da un “progressivo aumento delle difficoltà”. Nel contesto di un generale calo di ottimismo nel settore, tre soci – Mazzoni, La Diamantina e Iaffa – hanno deciso di lasciare Opera. Con la perdita di queste tre aziende il consorzio, che attualmente ricopre il 26,5% della produzione italiana di pere, perderà quote, arrivando a una rappresentatività del 22,5%. Intanto da questa estate sarà operativo a Ferrara il primo Centro Confezionamento Opera da 30 mila tonnellate

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      Opera pereIl 29 maggio 2019, esattamente quattro anni dopo la costituzione del Consorzio Opera, il consiglio di amministrazione si è riunito per discutere i risultati dell’esercizio 2018-2019 e per fare un bilancio del primo quadriennio di attività e ragionare sul futuro. L’analisi dei dati presentati dal cda – riporta una nota della società – dimostra che durante questi primi quattro anni di attività di Opera la liquidazione media erogata ai pericoltori aderenti al consorzio è aumentata di oltre 2 euro per ettaro anno rispetto a quella media dei quattro anni precedenti alla costituzione di Opera. “Questo nonostante il livello di aggregazione dell’offerta che i produttori di pere italiane sono stati in grado di raggiungere attraverso il consorzio – che rappresenta attualmente circa 26,5% del totale della produzione nazionale di pere  – sia di gran lunga inferiore a quello necessario per poter incidere sulle dinamiche di mercato”, sottolinea il consorzio in una nota ufficiale.

                       

                      In considerazione del fatto che durante gli ultimi quattro anni nel settore del pero non si sono verificati fatti favorevoli rilevanti, ma anzi sono progressivamente aumentate le difficoltà sia nella fase di coltivazione che in quella di condizionamento delle pere, il cda ritiene “che il sopracitato incremento di liquidazione media per ettaro rispetto agli anni precedenti sia correlabile esclusivamente all’efficientamento delle attività ottenuto da Opera”. Il cda ritiene inoltre che l’attività di Opera abbia determinato, come era prevedibile che fosse, una nuova situazione del mercato delle pere, tale per cui il beneficio in termini di liquidazione generato per i propri soci si sia sostanzialmente esteso anche a tutti i produttori di pere che hanno deciso di non aderire al consorzio, i quali quindi hanno probabilmente beneficiato di un analogo miglioramento dei propri risultati economici.

                       

                      “Dal momento che in Italia si coltivano oltre 28 mila ettari di pero – continua il consorzio – sembra quindi ragionevole stimare che l’attività di Opera abbia prodotto un beneficio economico di diverse decine di milioni di euro all’anno. Il cda di Opera è perfettamente consapevole che i risultati di cui sopra sono ancora largamente insufficienti per poter dare sostenibilità economica alle aziende frutticole che coltivano pero, ed è proprio per questo che ha da tempo avviato importanti progetti finalizzati a: testare nuove varietà di pero e migliorare le performance produttive degli impianti esistenti; individuare soluzioni ad alcuni emergenti problemi fitosanitari e nuove tecniche di conservazione allo scopo di migliorare le caratteristiche estetiche e organolettiche dei frutti; sostenere i consumi di pere attraverso una visibile attività di comunicazione al consumatore; migliorare la produttività di tutte le fasi del ciclo produttivo”.

                       

                      Di particolare rilievo in tal senso è la definizione di un progetto di rete tra due dei più importanti soci di Opera, ovvero le Cooperative Patfrut e Perarte, allo scopo di gestire il primo Centro di Confezionamento Opera che, già dall’estate 2019, vedrà la centralizzazione della selezione e del confezionamento di oltre 30 mila tonnellate di pere in uno dei primissimi impianti ad alta tecnologia installati in Europa. Il Centro di Confezionamento Opera, situato in provincia di Ferrara, consentirà al tempo stesso sia di migliorare gli standard di selezione dei frutti, fornendo così un servizio migliore ai clienti, sia di ridurre i costi di gestione, consentendo un miglioramento del ritorno economico ai frutticoltori. Coerentemente con la visione inclusiva che ha caratterizzato Opera sin dal momento della sua costituzione, il Centro di confezionamento Opera potrà essere utilizzato da tutti i frutticoltori associati o singoli che decideranno di aderire al contratto di rete.

                       

                      Il consorzio fa quindi alcune considerazioni conclusive, in primis relative all’uscita dalla compagine sociale di tre aziende: Mazzoni, La Diamantina e Iaffa. Con queste defezioni si stima che nella prossima stagione pericola la rappresentatività di Opera rispetto alla produzione nazionale di pere calerà dal 26,5% al 22,5% circa. “Il cda ha preso atto della recente decisione assunta da alcuni soci di non proseguire insieme il percorso intrapreso – conclude nella nota -. Nonostante tali scelte non determinino variazioni sostanziali dell’assetto del consorzio, al cda di Opera dispiace constatare come, di fronte alla ricerca di maggiore efficienza attraverso la concentrazione delle attività che è in atto in molti i settori, parte del mondo frutticolo ritenga che il modo migliore per reagire non sia quello di fare altrettanto, aumentando il già scarso livello di aggregazione esistente, ma addirittura quello di smontare parte dell’aggregazione che è stata finora realizzata”.

                       

                      “Il cda di Opera – continua la nota – ritiene invece che gli interessi di lungo termine degli agricoltori non si perseguano riducendo il livello di aggregazione, ma al contrario aumentandolo, ricercando senza tregua ogni possibile ambito di miglioramento della produttività e continuando a garantire a tutti i frutticoltori consorziati pari dignità e massima trasparenza sui reali risultati economici”.

                       

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