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                      Pere emiliano romagnole, danni da maltempo: SOS o allarme prematuro?

                      “È piena emergenza per il comparto pericolo emiliano-romagnolo, nell’areale compreso tra le province di Ferrara, Ravenna, Bologna e Modena”. Si profila, infatti, “un crollo della produzione che va oltre il 50-55%, soprattutto delle varietà più pregiate come Abate Fetel e William”. È questo l’allarme lanciato da Confagricoltura Emilia-Romagna, che in una nota stampa ha comunicato la preoccupazione dei pericoltori locali, per un’annata che si prospetta di magra a causa del maltempo. Ma la situazione è davvero così disastrosa, o forse è prematuro fare allarmismo?

                       

                      Dalla Redazione

                       

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                      Allarme pere: si prevede un crollo della produzione che va oltre il 50-55%, soprattutto per le varietà più pregiate come Abate Fetel e William

                      La campagna non è ancora iniziata, partirà verso metà luglio con le varietà estive, ma dal comparto emiliano romagnolo arrivano già segnali di sos per un’annata che si prospetta di magra, a causa dei danni del maltempo. Lo ha annunciato Confagricoltura Emilia-Romagna, in una nota stampa dove si esprime tutta la preoccupazione dei produttori delle aree di Ferrara, Ravenna, Bologna e Modena.

                       

                      Si profila, secondo Confagricoltura, “un crollo della produzione che va oltre il 50-55%, soprattutto delle varietà più pregiate come Abate Fetel e William”. E pare che gli impianti produttivi più danneggiati possano subire addirittura una flessione vicina al 60-65%, rispetto alla resa media delle produzioni dal 2009 al 2015. Tra le cause del calo annunciato, ci sono gli elevati sbalzi termici che hanno caratterizzato la fase successiva l’allegagione dei frutti, come anche l’assenza di piogge dello scorso inverno.

                       

                      Non solo: a preoccupare i produttori adesso incombe persino un’altra minaccia, la cimice asiatica (Halyomorpha halys), come riporta un articolo dell’agenzia Dire. “Purtroppo contro il dannoso insetto che devasta le colture non esistono al momento delle efficaci strategie di difesa”, segnala Confagricoltura.

                       

                      “Tutto ciò accade in un momento di rilancio e riorganizzazione del comparto, quando le aziende sono chiamate a investire in innovazione e aggregazione e a rafforzare la presenza sul mercato di Opera, la più grande organizzazione di pericoltori che raggruppa insieme cooperative e aziende per contare di più nel dialogo con la Gdo ed ambire a nuovi sbocchi sui mercati esteri”, dichiara  il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Gianni Tosi.

                       

                      E lancia un appello alla Regione: “Chiediamo – spiega Tosi – il sostegno per individuare fin d’ora soluzioni creditizie idonee, co-garanzie e finanziamenti a tassi agevolati, in grado di sopperire alle difficoltà finanziarie e alla mancanza di liquidità che si troveranno presto ad affrontare le aziende agricole colpite”.

                       

                      Ma la situazione è davvero così preoccupante per il comparto pericolo emiliano-romagnolo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni operatori di settore, e ciò che emerge è che il quadro delineato da Confagricoltura, forse, appare un po’ troppo catastrofico. I dati vanno presi con le pinze, e verificati. E risulta difficile pensare a una perdita, a livello generale di comparto, del 50-60% del raccolto: forse questa percentuale riguarda solo qualche azienda, magari quelle più colpite dagli eventi atmosferici, ad esempio dalla grandine.

                       

                      E’ prematuro dunque parlare di stato di emergenza, bisognerà attendere i prossimi mesi per fare un primo, reale bilancio della situazione.

                       

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