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                      Pezzo sulle ciliegie: “Non si può avere successo sperando nelle disgrazie altrui”

                      Ciliegie-Veneto-Pezzo-Fruitimprese

                      Ciliegie raccolte in Veneto

                      StefanoPezzo_CherryPassion_©Fm

                      Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto (copyright: Fm)

                      Il mercato internazionale negli ultimi anni è cambiato molto – spiega Stefano Pezzo – molti Paesi hanno aumentato la produzione, come la Spagna e i Balcani che hanno trovato poi collocazione nei principali mercati del Nord Europa, andando a ridurre la quota di mercato del prodotto italiano e veneto in particolare, che soffre molto il problema del calibro. Quest’anno la Spagna ha subito forti perdite a cause delle gelate primaverili e del brutto tempo che hanno limitato l’invasione in Europa, ma non è possibile avere successo sperando nelle disgrazie altrui“.

                      “Per migliorare la produzione – sottolinea il presidente di Fruitimprese Veneto – è necessario fare investimenti sia varietali che in nuovi impianti ma alla base di tutto è necessario riconoscere al produttore il giusto valore del prodotto affinché abbia un’adeguata remunerazione per poter far fronte ai costi di produzione ed effettuare nuovi investimenti che sono ormai imprescindibili per la sopravvivenza”.

                      “Per quanto riguarda invece l’influenza della guerra in Ucraina – precisa Stefano Pezzo – non riscontriamo sulle ciliegie danni o conseguenze dirette fatto salva l’inflazione che colpisce indifferentemente tutto il settore e rende molto complicata l’esportazione in Paesi carenti di produzione dove invece si potrebbe valorizzare meglio il nostro prodotto che negli anni passati rappresentava un’eccellenza del nostro territorio”.

                      Ciliegie-italiane-export-2021

                      Ciliegie, l’export 2021 per Paese di destinazione

                      LA SITUAZIONE PRODUTTIVA IN VENETO

                      In Veneto si sono prodotte nel 2021 8.086 tonnellate di ciliegie su 1.964 ettari di terreno rispetto alla produzione del 2020 di 12.183 ton utilizzando 2010 ettari di terreno (fonte Istat). Le previsioni per la campagna sono positive perché il clima è ed è stato ottimale, l’unica pecca è la siccità che non permette lo sviluppo della pezzatura in maniera ottimale. La fioritura iniziata a fine marzo non ha incontrato ostacoli perché fortunatamente non ci sono state gelate.

                      “Ci aspettiamo quindi – dichiara il presidente di Fruitimprese Veneto – che il prodotto rimanga in condizioni ottimali fino alla fine della raccolta che sta avvenendo regolare e continuerà fino ai primi di luglio in Veneto, per poi lasciare spazio al prodotto di montagna e a quello turco che storicamente prolungherà la campagna anche se molto meno presente rispetto al passato proprio per la produzione recente di ciliegie tardive in Alto Adige”.

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                      Ciliegie raccolte in Veneto

                      La produzione principale in Veneto è rappresentata dal Durone, che accorpa numerose sottovarietà, tra cui la Mora di Verona, considerata la regina indiscussa del territorio per caratteristiche organolettiche. Si tratta di un tipo di ciliegia croccante, di un colore rosso intenso con un grado brix zuccherino più elevato di molte altre varietà, per questo nonostante il calibro non enorme regala al consumatore un’esperienza di gusto unica.

                      Nel Veneto le piante di ciliegio sono sparse e molto alte quindi per la maggior parte non sono protette da reti antigrandine che ne rendono imprevedibile una previsione di raccolto fino all’ultimo momento. Le piante installate sui nuovi impianti, per quei pochi che ci sono, sono infatti più basse, in modo da garantire una protezione efficace per gli agenti atmosferici e per cercare di limitarne i costi di produzione essendo frutti raccolti a mano.

                      “Dal versante dei prezzi che oscillano in una forbice molto ampia a seconda della qualità e della pezzatura – conclude Stefano Pezzo – riscontriamo che il mercato è poco reattivo nonostante il prodotto sia sano e di buona qualità”.

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