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                      Pfas: la presenza di queste sostanze dannose nell’ortofrutta è triplicata in 10 anni

                      Oggi sempre più aziende e catene distributive richiedono ai laboratori specializzati di rilevare la presenza di Pfas nell’ortofrutta e negli alimenti. Si tratta di sostanze chimiche definite “inquinanti eterni” perché persistono nell’ambiente e si accumulano nell’organismo, utilizzate in molti prodotti, tra cui i pesticidi, per aumentarne l’efficacia sulle coltivazioni. Secondo un rapporto dell’associazione Pan Europe la frutta e la verdura contaminate da pesticidi Pfas sono quasi triplicate in 10 anni e c’è il rischio per “l’effetto cocktail”

                      Dalla Redazione

                      Pfas ortofrutta

                      Oggi si sente sempre più spesso parlare di “Pfas”, ma cosa sono esattamente? Si tratta, nel linguaggio della chimica, di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate: in pratica sono catene di atomi di carbonio, parzialmente o totalmente sostituiti con atomi di fluoro, che rendono indistruttibili superfici come le padelle antiaderenti, le pelli e i materiali ignifughi. Incolori, inodori e insapori, ne esistono oltre 5 mila di queste sostanze, nate negli anni Quaranta negli Stati Uniti. I Pfas sono anche definiti “inquinanti eterni” per la loro eccezionale persistenza, perché una volta dispersi continuano a inquinare acqua e suolo per anni e anni con danni all’ambiente e anche alla salute umana, in quanto si accumulano nell’organismo.

                      Gran parte dei Pfas vengono prodotti dalle attività industriali, ma sempre di più i Pfas vengono aggiunti ai pesticidi usati in agricoltura per aumentarne l’efficacia, oppure risultano come sottoprodotti di degradazione delle sostanze chimiche. Spesso – va precisato – gli agricoltori non sono consapevoli del fatto che stanno spruzzando Pfas sui loro raccolti perché non è segnalato in etichetta.

                      Nel 2020 l’Ue si è impegnata a vietare tutti i Pfas non necessari, ma i pesticidi Pfas utilizzati in agricoltura sono stati esclusi dalla proposta, ritenendo sufficiente a regolamentarli la legge europea sui pesticidi, come riporta Lifegate.

                      Come avviene l’esposizione a Pfas

                      L’esposizione ai Pfas può avvenire in diversi modi, tra cui il consumo di acqua e alimenti, come pesce, frutta e uova. Frutta e verdura possono essere contaminate da queste sostanze dai terreni in cui sono coltivati o dalle acque usate per irrigarli. Negli alimenti di origine animale i Pfas possono arrivare attraverso mangimi e acqua contaminati utilizzati negli allevamenti. Ma possono trovarsi anche nei prodotti confezionati, dove possono giungere attraverso il contatto con oggetti, come gli imballaggi alimentari o attrezzature impiegate nel processo produttivo.

                      Analisi sugli alimenti

                      Vista la contingenza del problema, oggi sono sempre più numerose le aziende e le catene distributive che richiedono ai laboratori specializzati di rilevare la presenza di Pfas nell’ortofrutta e negli alimenti.

                      La presenza di Pfas nell’ortofrutta è triplicata in 10 anni

                      Secondo un rapporto di Pan Europe – associazione europea che lavora per eliminare la dipendenza dai pesticidi chimici, riunendo al suo interno più di 50 organizzazioni dei consumatori, della salute pubblica e dell’ambiente, sindacati e associazioni di agricoltori – la frutta e la verdura contaminate da pesticidi Pfas sono quasi triplicate in 10 anni. Il rapporto è stato redatto dopo aver analizzato campioni di frutta e verdura di agricoltura convenzionale (non biologica) in diversi Stati membri dell’Unione europea.

                      Nel dettaglio, secondo l’indagine di Pan Europe, il numero di prodotti ortofrutticoli europei con residui di pesticidi Pfas è quasi triplicato tra il 2011 e il 2021, con un tasso di crescita del 220 per cento per la frutta e il 247 per cento per la verdura. Le analisi hanno rilevato residui di 31 diversi pesticidi Pfas nella frutta e nella verdura nell’Ue; in particolare nel 2021, i frutti coltivati in Europa come fragole (37 per cento), pesche (35 per cento) e albicocche (31 per cento) sono risultati particolarmente contaminati, con un solo frutto che spesso conteneva cocktail di tre o quattro diversi Pfas, come riassume Lifegate.

                      Stando ai dati raccolti, Paesi Bassi, Belgio, Austria, Spagna, Portogallo e Grecia sono i principali produttori di alimenti contaminati da Pfas all’interno dell’Ue. L’Austria in particolare registra i dati più preoccupanti, con un incremento del 698% per la frutta e del 3.277% per la verdura, mentre la Grecia ha registrato un tasso di crescita del 696% per la frutta e del 1974% per la verdura. Guardando fuori dall’Ue, Costa Rica, India e Sudafrica sono i principali esportatori di alimenti ad alto contenuto di Pfas.

                      Effetto cocktail

                      La maggior parte dei residui rilevati nello studio condotto da Pan Europe risultava al di sotto dei limiti massimi consentiti. Tuttavia l’associazione sottolinea che questo non elimina le preoccupazioni, poiché i limiti per i pesticidi vengono fissati senza valutare gli effetti cocktail derivanti da un’esposizione combinata a diverse sostanze chimiche.

                      “Il nostro studio rivela un’esposizione deliberata, cronica e diffusa delle consumatrici e dei consumatori europei a cocktail di pesticidi Pfas attraverso frutta e verdura – dichiara Salomé Roynel, policy officer di Pan Europe, come si legge in una nota dell’associazione -. L’accumulo di Pfas nell’acqua, nei terreni e nella catena alimentare insieme ad altre sostanze chimiche pone rischi a lungo termine sia per la salute umana che per l’ambiente. Per questo motivo, Pan Europe chiede urgentemente un bando all’uso di queste sostanze chimiche. “I pesticidi Pfas non sono affatto necessari per l’agricoltura – conclude Roynel -. Sono una fonte di inquinamento da Pfas facilmente evitabile”.

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