di Massimiliano Lollis
Gli Emirati Arabi Uniti puntano sempre più su vertical farming e produzione indoor. Come scrive Eurofruit, lo scorso mese l’azienda specializzata Pure Harvest Smart Farms – con base a Nahel, più o meno a metà strada tra Dubai e Abu Dhabi City – ha annunciato il suo primo raccolto di pomodori di qualità premium.
Grazie alla tecnologia fornita da diverse aziende olandesi come Certhon e Priva, Pure Harvest si conferma una realtà avveneristica nella produzione locale di frutta e verdura ad alta resa, dodici mesi all’anno. E il fatto che si tratti di una realtà di primissimo piano nel Paese lo dimostrerebbe un evento di alto livello al quale avrebbero partecipato importanti ministri del governo arabo e l’ambasciatore dei Paesi Bassi. Nell’incontro, Pure Harvest avrebbe così confermato il suo impegno ad affrontare sfide quali la sicurezza alimentare, la conservazione dell’acqua e la sostenibilità. Ed è proprio su questi concetti che si gioca il futuro del Paese mediorientale, da sempre fin troppo dipendente – per ovvie ragioni geografiche e climatiche – dalle importazioni estere.
Non stupisce quindi che il settore stia conoscendo uno sviluppo senza precedenti. Nel Paese – sempre come scrive Eurofruit – sono diverse le aperture recenti di serre, come la Farmhouse a Ras Al Khaimah, che è stata fondata l’anno scorso e quest’anno mira a produrre e mettere sul mercato 1,2 milioni di tonnellate di ortaggi sostenibili, coltivati grazie alla tecnologia idroponica e privi di pesticidi. Ma le previsioni parlano di 4 milioni di tonnellate all’anno una volta completati i piani di espansione.
Dubai ospita invece Badia Farms fondata da Omar Al Jundi: si tratta della prima vertical farm indoor del Golfo ed è sempre più nota per la fornitura di microgreens ed erbe aromatiche ai migliori ristoranti, ristoratori e chef della città. C’è poi Al Dahra BayWa Greenhouse di Al-Ain, inaugurata lo scorso ottobre. L’impianto si prevede che produrrà 3 mila tonnellate di pomodori l’anno. Anche in questo caso, l’apporto europeo non manca: la serra fa infatti parte di una joint venture da 40 milioni di euro (167 milioni in valuta locale) tra la tedesca BayWa e Al Dahra, con base ad Abu Dhabi.
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