Il decreto contro le pratiche sleali è ormai attivo da più di un anno, ecco quindi che l’ICQRF, in veste di autorità nazionale di contrasto responsabile dell’attività di accertamento delle violazioni, ha pubblicato sul sito del Masaf un report relativo a tutto l’anno 2022 in cui mette in luce l’andamento del progetto, delinea il percorso attuato, fuga alcuni dubbi di interpretazione delle norme e mette nero su bianco i numeri del primo anno di attività. Pochi, a dire il vero: se si guarda il solo settore dell’ortofrutta si vedono solo tre denunce, 29 ispezioni e 27 operatori controllati per un risultato di due contestazioni amministrative
Dalla Redazione
Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo (dell’8/11/2021 n. 198 in attuazione della Direttiva UE 2019/633) volto a contrastare le pratiche commerciali sleali negli scambi tra gli operatori della filiera agroalimentare, l’ICQRF (ex repressione frodi), in veste di autorità nazionale di contrasto responsabile dell’attività di accertamento delle violazioni, ha pubblicato sul sito del Masaf il report annuale sulle attività svolte, nel quale indica il numero delle denunce ricevute e il numero delle indagini avviate o concluse nel corso del 2022. Per ogni indagine conclusa, la relazione contiene un’illustrazione sommaria del caso, l’esito dell’indagine e la decisione presa.
Nel dettaglio, nel corso del 2022, l’ICQRF ha condotto un totale 139 controlli, volti a verificare 76 operatori, che hanno portato a 15 contestazioni amministrative. Il settore vitivinicolo e quello delle conserve contano entrambi: 3 ispezioni, 3 operatori controllati e zero contestazioni amministrative, il settore oli e grassi conta 8 ispezioni, 14 controlli totali, 9 operatori controllati e 6 contestazioni amministrative, quello lattiero caseario vede 8 ispezioni, 41 controlli interni, 49 controlli totali, 23 operatori controllati e 4 contestazioni amministrative, e appena dopo troviamo il settore delle carni con 4 ispezioni, 33 controlli interni, 37 controlli totali, 11 operatori controllati e 3 contestazioni amministrative.
Nel 2022, sottolinea il report, sono arrivate un numero molto limitato di denunce, solo tre, tutte rivolte ad acquirenti del settore ortofrutta. Queste sono state prese in carico dall’ICQRF e in due casi sono in corso di istruttoria e accertamento, nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa. In un caso, infatti, l’ICQRF ha archiviato la denuncia perché la fattispecie esula dall’ambito di applicazione del decreto legislativo sulle pratiche sleali.
Guardando tutti i numeri legati al settore ortofrutta, su legge che gli uffici incaricati di svolgere l’attività ispettiva e le verifiche documentali hanno controllato 27 operatori distribuiti lungo la filiera del settore ortofrutticolo, totalizzando 29 sopralluoghi, 4 controlli interni, per 33 controlli totali ed acquisendo 103 contratti di cui 14 accordi quadro per un totale, appunto, di 2 contestazioni amministrative, si legge sul report.
Per ogni contestazione il report delinea una sintesi del lavoro svolto senza citare per ovvi motivi i nomi o elementi che possano ricondurre alle figure fisiche interessate.
“Inizialmente, l’attività di verifica si è concentrata nell’identificazione dei produttori ortofrutticoli maggiormente rappresentativi, selezionando molteplici organizzazioni di produttori, le quali conferiscono a piattaforme distributive all’ingrosso e centri di intermediazione. Per i rapporti commerciali presi in esame, tali ditte si qualificavano sia come acquirenti che come fornitori”, si legge nel report.
Alcuni esempi estrapolati dal report: in un caso, durante le ispezioni è stata richiesta l’esibizione di accordi quadro, contratti di cessione e documenti contabili relativi all’accredito degli importi fatturati, a seguito dei quali non sono emersi comportamenti commerciali sleali nei confronti dei fornitori. In seguito, sono state analizzate le relazioni commerciali con alcuni acquirenti delle ditte sopra menzionate. Gli accertamenti sono quindi proseguiti presso il settore distributivo, ispezionando due operatori della grande distribuzione organizzata appartenenti alla categoria dei discount.
La verifica della documentazione fiscale ha evidenziato, per uno dei due acquirenti, problematiche di ritardi nei pagamenti, sia per prodotti deperibili che non deperibili. Di conseguenza, è stata elevata una contestazione per il mancato rispetto dei termini massimi di pagamento stabiliti dal decreto. Nell’approfondire l’analisi dei rapporti commerciali in essere, è stata inoltre riscontrata la pratica esercitata da parte di un acquirente di restituire al fornitore, in assenza di accordi in tal senso, quantità di prodotti rimasti invenduti senza corresponsione di alcun pagamento o con l’indebita pretesa di recupero delle somme già liquidate al fornitore attraverso lo storno di pagamenti da corrispondere su altre forniture. Nel caso di specie è stata elevata una contestazione a carico dell’acquirente per il quale sono stati accertati tali comportamenti.
Ulteriori controlli sono stati eseguiti nei confronti di alcune filiere ortofrutticole di qualità. In un caso, l’attività ha avuto inizio con la segnalazione da parte di alcuni portatori di interesse in merito a un anomalo andamento dei prezzi registrato sul mercato. A seguito della segnalazione l’ente ha provveduto a controllare i prezzi al consumo in vari punti vendita della GDO, per poi risalire ai principali fornitori e quindi al prezzo pagato al produttore primario. Questo, confrontato con il costo di produzione appositamente elaborato da ISMEA per il periodo di riferimento, ha portato a riscontrare nessun tipo di vendita sottocosto.
Un’altra analisi riguarda la regolare tracciabilità del prodotto e il regolare assoggettamento al sistema dei controlli per le produzioni di qualità. Dalla verifica della documentazione commerciale acquisita il report sottolinea come siano emerse diverse violazioni tra l’organizzazione di produttori e la GDO. Nello specifico le violazioni comprendevano la mancanza di elementi che obbligatoriamente devono essere indicati nel contratto (ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 198 del 2021), il mancato rispetto dei termini di pagamento oltre che le indebite richieste al fornitore, da parte dell’acquirente, di farsi carico dei costi della pubblicità.
Un’altra casistica riguarda le situazioni di irregolarità che sono emerse nell’ambito della commercializzazione del prodotto in promozione. I periodi promozionali, infatti, non venivano precedentemente individuati in modo chiaro in un accordo scritto bensì venivano concordati per le vie brevi in violazione al Decreto Legislativo n. 198 del 2021. Ove pertinente sono state elevate le contestazioni corrispondenti. (Nel report tutte le analisi).
Nel complesso, per quanto riguarda le pratiche sleali, si legge nel report: “Così come rilevato nel settore del latte, anche nel settore dell’ortofrutta dall’analisi degli accordi quadro in essere tra fornitori e acquirenti è emerso, in molteplici casi, che una scontistica è applicata periodicamente dagli acquirenti sul fatturato e va ad erodere la marginalità dei fornitori. Anche in questo caso si ritiene necessario in futuro un approfondimento riguardo il prezzo di vendita al netto di tale scontistica e la valutazione di quali siano le condizioni di mercato o eventuali sbocchi alternativi per i fornitori”.
Per quanto riguarda l’attività relativa alla prossima programmazione annuale contro le pratiche sleali, il dipartimento sottolinea di far tesoro dell’esperienza maturata nel corso del primo anno di applicazione della normativa, e per questo sta predisponendo un programma di attività di iniziativa, anche sulla base dell’analisi economica e dell’andamento di mercato delle principali filiere agroalimentari. Tale programma, che prevede l’effettuazione di 20 attività suddivise per settore merceologico e tipologia di operatore, prevede un aumento cospicuo del numero delle verifiche. Appuntamento, quindi, al prossimo anno.