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                      Presunta frode al fisco: sequestro da 60 milioni alla Soa e tre coop di Bari

                      Le Fiamme Gialle di Bari hanno sequestrato in via preventiva 60 milioni di euro alla società di servizi logistici Soa e tre coop di Bari – che si occupano di trasporto merci, soprattutto per le catene della grande distribuzione – con l’accusa di operazioni inesistenti per frodare il fisco. Sono cinque le persone indagate. La somma sequestrata è considerata dalla procura il profitto delle dichiarazioni falsate dalle fatture emesse per operazioni inesistenti dal 2016 al 2021

                      Dalla Redazione

                      frode fisco

                      Un’indagine dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Bari, coordinati dalla Procura di Bari, ha portato alla luce una presunta frode fiscale frutto di un “meccanismo fraudolento complesso”, che avrebbe consentito a un consorzio operante nel settore della logistica per la distribuzione delle merci di assicurarsi “un indebito risparmio fiscale” avvalendosi, per il reclutamento della manodopera, di alcune società ‘serbatoio’, ovvero cooperative, i cui lavoratori però, pur essendo formalmente assunti dalle stesse, sarebbero stati di fatto gestiti dalla stessa società consortile.

                      Il 10 ottobre le Fiamme Gialle hanno così sequestrato preventivamente beni del valore di circa 60 milioni di euro, quale presunto profitto dei reati di “dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture false per operazioni inesistenti”, per il periodo d’imposta dal 2016 al 2021, e di “omesso versamento dell’Iva risultante dalle dichiarazioni annuali”, con riferimento ad alcuni periodi di imposta come fa sapere anche La Repubblica.

                      Il provvedimento è stato eseguito a carico di una società consortile a responsabilità limitata, Soa, e di tre società cooperative. In totale sono cinque gli indagati, non sottoposti ad alcuna misura: nello specifico si tratta del soggetto a capo del consorzio e i legali rappresentanti delle cooperative.

                      Secondo quanto ricostruito dagli investigatori – come riporta Bari Today -, la società consortile, dopo aver ottenuto appalti da società committenti della grande distribuzione (estranee alle indagini), avrebbe a sua volta subappaltato tali attività legate alla logistica a cooperative che però di fatto avrebbero fatto capo al consorzio stesso.


                      “L’ipotesi accusatoria – ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto, Giuseppe Maralfa – è che il consorzio e le cooperative fossero amministrate dalla stessa persona: i dipendenti risultavano formalmente assunti presso le cooperative ma in realtà facevano direttamente riferimento al consorzio”.

                      Questo sistema avrebbe consentito alle cooperative “di fatturare questi servizi alla società filtro (ovvero al consorzio, ndr) per operazioni oggettivamente inesistenti. La società-filtro le contabilizzava e poi le portava in detrazione, violando la normativa in materia di appalto di manodopera”. In totale, l’indagine, al momento nella fase preliminare, avrebbe permesso di accertare, “tra Iva non pagata dalle tre società cooperative e Iva portata in detrazione della società consortile”, una evasione contributiva di circa 60 milioni di euro.

                      Un sistema fraudolento emerso, in diverse indagini, anche in altre province d’Italia, ha ricordato il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi, che ha rimarcato l’importanza del lavoro svolto dalla Finanza, non solo per la rilevanza delle somme recuperate, ma anche per il disvelamento stesso di sistemi che, dietro “un’apparenza legale” consentono in realtà un’evasione sostanziale e un “risparmio ai danni dello Stato”: meccanismi che – secondo le stime – a livello nazionale produrrebbero “un’evasione da 10 miliardi di euro”.

                       “Beneficiando di questo risparmio di imposta del tutto indebito – ha sottolineato il pm Lafranco Marazia – questo consorzio riusciva a praticare ai committenti, parliamo di soggetti primari della grande distribuzione su tutto il territorio nazionale, dei prezzi molto concorrenziali, riuscendo a praticare dei margini di sconto che invece gli altri player del mercato nazionale, che operano seguendo fedelmente le regole fiscali, non potevano praticare. In tal modo si aggiudicavano commesse di importi rilevantissimi riuscendo poi a maturare questi profitti indebitamente”.

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