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                      Quanto cambierà la GDO? Dall’entry level ai piatti pronti, ecco i 10 trend

                      Cosa lascerà il Covid-19 alla GDO? Come ha cambiato il mercato e quali trend proseguiranno nel 2021 e negli anni a venire? Prova a dare una risposta un report di 108 pagine della società McKinsey, condotta a gennaio 2021 con EuroCommerce, la quale analizza le tendenze a livello europeo: non solo e-commerce e sostenibilità. Nel post-pandemia dei prossimi due o tre anni si assisterà anche a una polarizzazione dei consumatori, a un ritorno dei piatti pronti e prodotti locali, anche nell’entry level. Ecco le 10 macro tendenze

                      Dalla Redazione

                      GDO

                      Copyright: Freepik

                      Nel 2020 il Covid-19 ha stravolto i mercati, GDO compresa. Dopo i primi tempi “caldi” della rivoluzione, cosa rimarrà sul fronte del retail? McKinsey, con EuroCommerce, prova a tracciare le 10 tendenze nate in Europa nel settore alimentare in Europa nell’anno della pandemia e che ci accompagneranno anche nei prossimi due o tre anni. Per farlo ha condotto un’indagine a gennaio 2021, analizzando le risposte fornite da oltre 10mila consumatori di diversi Paesi europei, Italia compresa, e da 50 manager del settore food. L’essenza di queste tendenze è plasmata da tre cambiamenti chiave: l’online diventa fondamentale, “value is the king” (il valore è di nuovo re) e lo stile di vita dei consumatori guiderà la domanda attraverso un’attenzione alla salute, alla sostenibilità e ai cibi  a basso prezzo. Tendenze, tra l’altro, emerse uniformemente nella maggior parte dei mercati europei.

                      1. Il ritorno di ristoranti, ovvero il calo delle vendite della GDO. Il 49% dei ceo intervistati pensa infatti che nel 2021 il mercato sarà peggiore rispetto all’anno precedente. Questo perché con la progressiva riapertura dei ristoranti e degli uffici e dei canali horeca in generale, si assisterà a un ritorno di pranzi e cene fuori casa.
                      2. Online. Nel 2020 l’Italia è stata tra i Paesi europei dove l’e-commerce alimentare ha raggiunto cifre da record (60%). Ora, metà degli italiani che ha fatto occasionalmente la spesa via internet, dichiara che ha intenzione di continuare. Il 7% compra di più. Un dato positivo ma inferiore rispetto ad altri Paesi europei, Germania esclusa. La Gran Bretagna ha contribuito del 39% alla crescita dell’online, (a fronte di un 18% della media europea). Da sottolineare come il 25% dei consumatori intervistati che già acquistava online almeno occasionalmente vuole aumentare ulteriormente i propri acquisti online. Tuttavia, la tendenza all’aumento degli acquisti online non si estende a tutti i gruppi di consumatori. I consumatori che hanno acquistato raramente prodotti alimentari online in passato (il 10% del totale) prevedono di ridurre, non aumentare, la loro spesa online (-4% di intenzioni nette). Del 65% dei consumatori ( quelli che non hanno mai fatto acquisti online), solo il 7% ha detto che intende iniziare a comprare online nel 2021. Quando è stato chiesto ai consumatori che hanno provato l’e-commerce cosa impedisse loro di acquistare o continuare ad acquistare online, le risposte sono state: il 49% sottolinea che preferisce il contatto “umano” nei negozi, il 33% pensa che le spese di consegna siano troppo costose, e il 22% sottolinea che i requisiti minimi d’ordine sono troppo alti. Semplicemente, i consumatori a basso reddito cercano prodotti e servizi economici, quelli ad alto reddito tenderanno maggiormente all’online o a servizi anche più costosi. Tra le risposte dei ceo intervistati, è emerso come per loro lo sviluppo dell’e-commerce in GDO sia un priorità e la cui redditività debba essere però migliorata.
                      3. Crisi dei supermercati, ovvero l’ascesa dei discount. Allentate le restrizioni, finita la pandemia, non tutti i negozi fisici di generi alimentari ne trarranno beneficio. Se da un lato si potrà andare nei negozi con più serenità, dall’altro alcuni format saranno meno attrattivi rispetto al passato. Nello specifico, il report sottolinea come il tasso di crescita annuale dal 2015 al 2019 di discount, online, minimarket e negozi specializzati sia stato del 5,9%, a fronte di una crescita dell’1,6% l’anno per i supermercati.
                      4. Aumenta la sensibilità al prezzo. I ceo vedono il downtrading, o l’aumento della sensibilità dei consumatori al prezzo, come la tendenza più influente per il mercato alimentare, con il 56% degli amministratori delegati che la elencano tra le loro tre priorità principali. Una tendenza al ribasso che si riscontra in tutta Europa: il 34% netto dei consumatori ha indicato di voler risparmiare sulla spesa nel 2021 rispetto al 2020, il 27% prevede di ricercare più attivamente le promozioni e il 17% vuole passare a prodotti meno costosi.
                      5. Entry level, high quality. Ricollegandoci al punto quattro, il consumatore vuole la qualità anche nell’entry level. I consumatori si aspettano una maggiore qualità anche nella fascia di prezzo entry-level, classificata al settimo posto nell’indagine dei ceo in quanto mette sotto pressione i rivenditori di generi alimentari per quanto riguarda sia il prezzo che la qualità.
                      6. Sani e biologici. Complice la pandemia, la tendenza verso prodotti più sani e salutari ha visto un’accelerazione. Non solo sani, anche sostenibili o biologici o confezionati in pack protettivi. In questo gli italiani si sono distinti rispetto alla media europea con una sensibilità superiore del 12% rispetto alla media. Il 30% del campione europeo di consumatori è disposto a spendere di più quest’anno per un’alimentazione sana e sicura. Tendenze che dipendono – un po’ come con l’online – dalla fascia di reddito cui appartiene il consumatore. I segmenti ad alto reddito tendono a essere meno attenti ai prezzi e più disposti a spendere per un’alimentazione sana per sé e per l’ambiente. Al contrario, i segmenti a reddito più basso si concentrano di più sul risparmio. Si assisterà così a una sempre maggiore polarizzazione tra i segmenti di consumatori della GDO.
                      7. Sostenibile e locale. Il 19% dei consumatori prevedono di acquistare e spendere di più per prodotti eco-sostenibili nel 2021. Inoltre, il 24% prevede di spendere di più in prodotti regionali e locali. Il 20% degli italiani dichiarano che nel 2021 compreranno meno prodotti alimentari d’importazione. Il 31% aumenterà gli acquisti di alimenti regionali o locali: siamo tra gli europei più affezionati alle produzioni agroalimentari nazionali e meno interessati al melting pot gastronomico.
                      8. Alto contenuto di servizio, ovvero impara l’arte dello chef e mettila da parte. Il 34% dei ceo sottolineano l’importanza del pubblicizzare i cibi pronti. Come dicevamo, il possibile ritorno alla vita pre-pandemia, porterà molte persone a cercare piatti pronti e ad alto contenuto di servizio da acquistare in GDO, sia per la pausa pranzo che per una cena veloce e semplice da preparare dopo una giornata fuori casa. Anche perché, nonostante gli italiani con il primo lockdown abbiano riscoperto la cucina dimostrando abili doti culinarie, dopo un anno il gioco inizia a stufare
                      9. La tecnologia ti differenzia. Crescono del 13% l’anno gli investimenti della GDO dedicati all’automazione dei processi: adottare velocemente le migliori soluzioni it (information technology) diventerà sempre più un fattore di differenziazione rilevante tra i retailer. Inoltre, l’automazione della supply chain e dei processi di back-office sarà importante per poter migliorare i propri margini di guadagno.
                      10. Analisi e personalizzazione. Non solo IT ma anche sviluppo del data management. Attività che potrebbe far crescere le vendite della GDO dal 3 al 6%. Al contempo, i retailer punteranno anche sulla personalizzazione, a partire dall’MDD che andrà a coprire quelle fasce di prodotti ora più ricercate dai consumatori.

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