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                      Quattro chili di mele per pagare un caffè

                      “Deflazione”, ovvero quel fenomeno per cui – parallelamente a un’inflazione che corre, e che a ottobre secondo le ultime stime Istat ha raggiunto il 13,1% sui beni alimentari – i prezzi all’origine calano inesorabilmente. Ad oggi ci vogliono ben quattro chili di mele per pagare un caffè: è quanto denuncia Coldiretti, comunicando che i prezzi per i produttori sono calati per le mele del -2,2%, per l’uva da tavola del -8,4%, per le pere addirittura del -29,8%. Gli ortaggi hanno visto invece degli aumenti di prezzo, ma questi sono strozzati dalla crescita dei costi di produzione

                      Dalla Redazione

                      mele caffè

                      Foto: Joanna Stołowicz, Unsplash

                      Quattro chili di mele per pagare un caffè. È la fotografia della drammatica crisi che sta colpendo le aziende ortofrutticole italiane dove i costi di produzione sono esplosi, in un autunno caldo che ha seguito l’estate della grande sete e delle temperature record. “Per l’uva da tavola, per le castagne, come per le mele vengono proposti agli agricoltori prezzi vergognosi”, denuncia Coldiretti, in momento particolarmente difficile per tutto il settore, in cui le campagne di agrumi e kiwi sono alle porte.

                      “Dopo aver lavorato per un anno, avere investito su concimi, difesa, occupazione, imballaggi, energia e carburanti, tutti alle stelle, gli agricoltori si ritrovano a non avere un prezzo che copra quanto speso e garantisca un minimo di reddito”, continua l’associazione degli agricoltori.

                      Secondo i dati di Ismea relativi a settembre 2022 su settembre 2021, i prezzi all’origine sono calati per le mele del -2,2% (0,46€/kg), per l’uva da tavola del -8,4% (0,61€/kg), per le pere addirittura del -29,8% (0,82€/kg). E quando anche i prezzi sono più elevati del 2021, come nel caso di molti ortaggi, gli aumenti sono strozzati dalla crescita dei costi di produzione. Sempre secondo Ismea, il costo dell’energia elettrica è cresciuto del +77,5%, dei carburanti del +58%, dei fertilizzanti del +34,7% e poi manichette, cassette, imballaggi, trasporti, etc.

                      L’Osservatorio prezzi del Ministero dello sviluppo economico riporta i prezzi al dettaglio a settembre: a Roma la forbice è di 0,97-3,65€/kg per le mele, 2,3-4€/kg per le pere, 2,01-4,9€/kg per l’uva da tavola. “Si tratta di varietà diverse, è vero, di qualità differente, e i costi sono aumentati anche per le altre fasi della filiera – sottolinea Coldiretti -. Ma possibile che in queste forbici non si riescano a trovare quei pochi centesimi di euro che fanno la differenza per l’impresa agricola tra il dover chiudere ed avere un reddito dignitoso?”.

                      Sono i troppi passaggi, è lo scarso potere contrattuale della parte agricola, condizionato dalla gestione di un prodotto deperibile, reso ancora più difficile da gestire dall’esorbitante aumento dei costi energetici che minaccia la possibilità di conservare in frigorifero in attesa di tempi migliori? Sono mediatori, speculazioni, pratiche sleali, la criminalità?

                      “Sta di fatto che Coldiretti è ancora più convinta del percorso intrapreso, fatto di vendita diretta, in azienda e nei mercati di Campagna Amica – conclude l’associazione -, di rapporti diretti con il consumatore, ma anche di aggregazione, di rapporti diretti con le industrie e i distributori lungimiranti che attraverso accordi di filiera vogliono condividere rischi ed opportunità, costi e ricavi, mercato interno ed export. Un percorso fatto di contratti scritti ed accordi trasparenti, un percorso che, dove necessario, non avrà timori a denunciare chi approfitta della propria posizione di forza, svilendo il lavoro nelle campagne, sfruttando ed impoverendo il made in Italy agroalimentare”.

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