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                      Rallenta l’inflazione, ma le vendite del food segnano un -6%. L’allarme di Federdistribuzione

                      Food cost rising concept. Shopping cart full of groceries and red arrow pointing up 3D Rendering, 3D Illustration

                      Il calo della corsa dei prezzi, con il carrello della spesa che secondo i dati Istat a gennaio si attesta al +12,2%, è una buona notizia, tuttavia resta una grande incertezza nel mondo retail per il 2023. “Le vendite a volume nel settore alimentare che hanno segnato oltre -6% alla fine del 2022”, commenta Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione. “Occorre – continua – scongiurare il rischio di un ulteriore crollo dei consumi e dei conseguenti effetti recessivi derivanti dalla spinta inflattiva che i listini industriali ancora in forte incremento fanno presagire”

                      Dalla Redazione

                      Federdistribuzione inflazione

                      I dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di gennaio mostrano un’inflazione in calo rispetto a quella del mese precedente: l’indice tendenziale generale segna un +10,1%, mentre il carrello della spesa si attesta a +12,2%. Un piccolo segnale positivo, inserito tuttavia in un quadro congiunturale che rimane a tinte fosche per le aziende della grande distribuzione. “Malgrado l’attenuazione registrata, anche in questo inizio d’anno la congiuntura economica continua a essere fortemente contraddistinta da inflazione e incertezza – esordisce Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione in una nota -, con effetti negativi sui bilanci delle famiglie e sui consumi, in modo particolare per quanto riguarda le vendite a volume nel settore alimentare che hanno segnato oltre -6% alla fine del 2022”.

                      “Nonostante si registri un primo rallentamento della crescita dei prezzi dei beni energetici e delle materie prime, l’impatto dell’inflazione rimarrà elevato nei prossimi mesi, minacciando ulteriormente la tenuta dei consumi su cui grava anche un peggioramento del clima di fiducia, come già rilevato da Istat”, è l’allarme di Federdistribuzione.

                      “Lo scorso anno le imprese della Distribuzione Moderna hanno contrastato in maniera rilevante la crescita dell’inflazione, investendo ingenti risorse economiche e riducendo i propri margini per assorbire parte dell’aumento dei listini industriali, con l’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto degli italiani. Oggi -continua Buttarelli – siamo di fronte al perdurare di un quadro economico incerto e complesso e occorre scongiurare il rischio di un ulteriore crollo dei consumi e dei conseguenti effetti recessivi derivanti dalla spinta inflattiva che i listini industriali ancora in forte incremento fanno presagire”.

                      Le aziende della distribuzione non hanno più margini di intervento economico e non possono essere lasciate sole – conclude il direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione – . È fondamentale, quindi, avviare una discussione più ampia, sia dal punto di vista politico che industriale, per trovare, con senso di responsabilità, tutte le soluzioni praticabili in questa situazione potenzialmente dannosa per la tenuta sociale e per la crescita economica del Paese”.

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