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                      Rapporto Coop 2022, italiani in spending review. Ma il cibo non si tocca

                      Pandemia, crisi climatica, guerra, inflazione: se il 2022 può essere rappresentato con un uragano (questa l’immagine scelta per la cover del dossier), pur di fronte alla tempesta perfetta gli italiani, costretti alla spending review, per la prima volta da decenni non tagliano sul cibo. Lo dice la nuova edizione del Rapporto Coop, secondo cui sono 24 milioni e mezzo i consumatori che, nonostante l’aumento dei prezzi, non sono disposti a scendere a compromessi nelle loro scelte alimentari. “Piuttosto taglieranno in quantità, ma non in qualità”, rivela Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop, alla presentazione della survey. Il carrello della spesa, infatti, è un fortino da proteggere, da cui però probabilmente saranno fatti fuori i prodotti ready to eat, il free-from, l’etnico, anche il biologico. Con tagli anche sulle referenze premium e le marche leader

                      di Carlotta Benini

                      Rinunceremo – in parte lo stiamo già facendo – al superfluo e a ciò che non possiamo più permetterci, ci concentreremo nella riduzione degli sprechi (a prescindere da tutto, dobbiamo essere più virtuosi in questo senso) e negli acquisti rimanderemo tutto ciò che rimandabile. Ma il cibo non si tocca, almeno non per ora. Si può riassumere con le 3 R – Rinuncia, Riduzione, Rimando – la strategia che gli italiani adotteranno per affrontare i tempi bui che ci attendono, con un’inflazione arrivata ad agosto ai massimi storici dell’8,4% (leggi qui) e che si abbatte sulle famiglie “come la tassa più cattiva, picchiando proprio dove non dovrebbe farlo, trovando in energia e alimentazione i suoi elementi principali”. Eppure, a dispetto delle 3 R, gli italiani si tengono aggrappati al loro carrello della spesa, mentre indossano l’elmetto e vanno in trincea a combattere una guerra contro i prezzi sempre più alti, ma senza essere disposti a scendere a compromessi nelle loro scelte alimentari. “Nel cassetto hanno un emergency plan: se necessario taglieranno in quantità, più che in qualità, e piuttosto che rinunciare al buon cibo preferiscono non pagare le bollette”.

                      Questo il quadro generale che emerge dalle parole di Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop, durante la presentazione oggi a Milano dell’anteprima digitale del Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, la survey realizzata ogni anno dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia, Npd.

                      La crisi generale, italiana e internazionale
                      Pandemia, crisi climatica, guerra, inflazione. Il sommarsi simultaneo di una serie di eventi terribili e imprevisti ha innescato nei primi mesi del 2022 una tempesta perfetta. All’orizzonte un pericoloso nuovo mondo in cui la democrazia è sempre più a rischio (il 40 del Pil globale arriva da Paesi non liberi), cresce la povertà alimentare, il commercio internazionale decresce e l’emergenza climatica è oramai drammatica quotidianità. Se il Pil mondiale sconta un ribasso dal +5,7% del 2021 al +2,9% previsionale del 2022, anche l’Italia vede un inevitabile peggioramento delle sue previsioni di crescita che si attestano a +3,2% per il 2022 e +1,3% per il 2023, mentre la doppia dipendenza dell’Europa dall’area del conflitto russo-ucraino ha fatto impennare l’inflazione all’8,4%, facendoci fare un balzo indietro di circa 40 anni. “Siamo ripiombati nel Novecento, con un picco di inflazione che non si vedeva dal 1985 e che andando fine dell’anno potrebbe crescere ulteriormente – sottolinea Russo –. Non è una fiammata, è un incendio che è stato appiccato e ci vorrà un po’ per spegnerlo”. Oggi è di 2.300 euro la perdita media del potere d’acquisto delle famiglie italiane stimata per l’anno in corso, tanto peggio se si vive da soli. “E la situazione potrebbe essere ancora più drammatica nel 2023”, prevede il direttore generale di Ancc-Coop.

                      Rapporto Coop 2022 Albino Russo

                      Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop, durante la presentazione del Rapporto Coop 2022

                      I cambiamenti climatici preoccupano più dell’inflazione e della guerra
                      Sopravvissuti al Covid, ma attoniti e circospetti gli italiani non minimizzano affatto le tensioni economiche e sociali, ma pongono al primo posto delle loro preoccupazioni l’emergenza generata dalla crisi climatica. Il 38% ritiene che il prossimo accadimento epocale sarà proprio da questa derivante, il 56% ritiene che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale ed è ancora la preoccupazione ambientale ad avere il maggiore impatto sul loro stato d’animo; lo afferma il 39%, ben 11 punti percentuali in più rispetto ai timori generati dalla guerra in Ucraina. I temi ambientali arrivano prima anche della pur temuta inflazione (almeno per il momento). E se è vero che più di altri Paesi, il legame (commerciale e ideologico) con la Russia è un dato di fatto (gli italiani sono i più filo putiniani d’Europa), è altrettanto vero che al netto delle ideologie il dilemma della bolletta è ben lontano dall’essere risolto e anzi pesa come un macigno sulle famiglie già a corto d’ossigeno. Il 57% dichiara già oggi la difficoltà di pagare l’affitto, il 26% pensa di sospendere o rinviare il pagamento e se restringiamo il campo a luce e gas un italiano su 3 entro Natale potrebbe non coprire più le spese per le utenze.

                      Spending review: niente viaggi, meno caffè al bar e cene al ristorante
                      L’Italia colpita dalla tempesta perfetta si scopre infatti un Paese più vulnerabile con la classe media sempre più in difficoltà, una parte che rimane indietro (24 milioni che nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio) e una netta crescita dell’area della povertà vera e propria (+6 milioni nell’ultimo anno). Per converso cresce il mercato del lusso. La forbice si divarica e in un futuro sospeso che il 48% dipinge come instabile e precario ritorna il clima da austerity sia per le grandi spese (non si comprano le auto, né gli elettrodomestici, si rimanda a data a destinarsi l’acquisto della nuova casa) sia per le piccole rinunce al superfluo di tutti i giorni (bar e ristoranti, abbigliamento e intrattenimento extradomestico). I più avveduti (68%) non si sono fatti trovare impreparati nemmeno nella sbornia estiva e hanno già avviato la loro personale spending review, il 17% dichiara invece l’intenzione di farlo con l’arrivo dell’autunno. D’altronde anche lavorare non basta più e il lavoro è sempre più povero; nel rapporto tra costo della vita e stipendi medi, l’Italia è il fanalino di coda tra le principali economie europee. “Abbiamo un costo della vita come quello della Germania, ma i tedeschi guadagnano 3 volte più di noi”, commenta Albino Russo.

                      Gli eccessi per dimenticare e la “love line” per andare avanti
                      Crescono anche le dipendenze, gli eccessi, i comportamenti disfunzionali in una spirale che interessa comunque una minoranza, di solito la più fragile, mentre di fronte al caos del mondo rispunta la dimensione personale come meta di tutte le attenzioni; la salute, il benessere, gli affetti, l’amore. Questa dimensione rende ragione dei desiderata degli italiani che guardando avanti vogliono fare ciò che davvero gli piace (lo afferma il 54% del campione) seguito da propositi di mangiare meglio e mettersi a dieta (47%), rivendicare i propri diritti (44%), accettare anche le proprie imperfezioni (40%), curare l’aspetto esteriore (39%), stare con gli amici (38%). Una sorta di rifugio nella propria comfort zone benché permanga la percezione che qualcosa stia per accadere e da qui l’atteggiamento vigile, circospetto, all’erta dei nostri connazionali.

                      Carrello della spesa, un fortino da proteggere
                      La tempesta perfetta non poteva infine risparmiare la filiera del cibo, dove la dinamica inflattiva picchia ancora più duramente seppur meno che in altri Paesi europei (da noi un +10% a fronte del +13,7% della Germania).  Negli stessi Paesi già si registrano i primi cali nei volumi di vendita che la calda e lunga estate italiana ha per il momento frenato, complici le temperature e il turismo. Eppure in modo anche sorprendente la spending review già in essere degli italiani si concentra su altri comparti, ma non tocca per il momento il cibo; sono 24 milioni e mezzo gli italiani che nonostante l’aumento dei prezzi non sono disposti a scendere a compromessi nelle loro scelte alimentari e nei prossimi mesi prevedono di diminuire la quantità ma non la qualità del loro cibo. Ritorna anche il cooking time sperimentato in lockdown; si passa più tempo nella preparazione dei pasti, ci si impegna a sperimentare nuovi piatti. Il carrello non è più la miniera da cui attingere per finanziare altri consumi, ma un fortino da proteggere rinviando invece quel downgrading degli acquisti a cui si era ricorso in altri momenti di crisi. Al tempo stesso il cibo a cui non si intende rinunciare pare essere soprattutto quello più sobrio e basico, senza orpelli e sovrastrutture; l’italianità e la sostenibilità sono gli elementi imprescindibili che erodono mercato a altre caratteristiche in passato maggiormente considerate. Per contro, finiranno quindi di meno nel carrello della spesa i cibi etnici, le varie tipologie di free-from (senza glutine, senza lattosio etc), i cibi ready to eat, le proposte gourmet. “Forse saranno buttate fuori dal carrello anche le referenze premium e le marche leader -prevede Albino Russo -, e in tutto ciò anche il biologico pare subire una battuta d’arresto”.

                      E intanto la Gdo… (leggi qui l’intervento dell’Ad di Coop Maura Latini e del presidente Marco Pedroni) 
                      In tutto ciò si profila per la grande distribuzione italiana un futuro denso di incognite, schiacciata da un lato dall’incremento dei prezzi e dal caro energia e dall’altro dalla necessità di attutire l’impatto dei prezzi sui portafogli delle famiglie.

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