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                      Coop contro la crisi: “Focus sulla private label e sull’efficientamento dei pdv”

                      “Cibo buono, sostenibile e conveniente: forse suona come un ossimoro, per noi è la sfida del futuro”. Una sfida che si fa sempre più ardua, visti i tempi attuali, ma Coop continua a credere fortemente nella sua rivoluzione della private label, “che a giugno e luglio, con le prime categorie di prodotti coinvolti, ha già registrato risultati positivi”, rivela l’amministratrice delegata Maura Latini durante la presentazione del Rapporto Coop 2022. Sul palco insieme a lei il presidente Marco Pedroni che ha parlato in particolare dei rincari e annunciato che nelle prossime settimane Coop metterà a punto un piano di efficientamento dei punti vendita che permetterà di ridurre i costi energetici del 20%. E poi la stoccata ai discount…

                      di Carlotta Benini

                      Pedroni Rapporto Coop 2022

                      Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, alla presentazione del rapporto Coop 2022

                      Il 2022 – e forse ancor di più il 2023 – potrebbe essere l’anno più difficile della storia della grande distribuzione organizzata in Italia. Da un lato, infatti, le imprese retail devono fare i conti con l’eccezionale rincaro dei listini industriali e l’esplosione del caro energia. Dall’altro dalle difficoltà della domanda finale e dalla necessità di attutire l’effetto sulla capacità di acquisto del consumatore. Ad oggi, infatti, i prezzi dei beni alimentari venduti dall’industria alle catene della Gdo sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno (variazione percentuale tendenziale luglio-agosto 2022-2021), mentre l’inflazione alla vendita nello stesso periodo ha fatto segnare un valore di poco superiore al +9% (il differenziale fra il prezzo all’acquisto e quello alla vendita segna un -5,7% a tutto svantaggio della grande distribuzione). Ma i prezzi al consumo ancora no, non sono cresciuti in queste proporzioni: “Da gennaio a metà agosto i prezzi di Coop sono aumentati di 3,5 punti percentuali”: lo rivela Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia, in occasione della presentazione del Rapporto Coop 2022, che fotografa la situazione degli italiani in spending review, nella tempesta perfetta generata da pandemia, crisi climatica, guerra e inflazione (leggi qui).

                      La forbice che si è aperta fra acquisto e vendita è importante – le fa eco il presidente di Coop Marco Pedroni, insieme a lei sul palco dell’evento di presentazione dell’anteprima digitale della survey a Milano – In altri Paesi europei, di fronte ai rincari in atto, si è trasferito molto di più sui consumatori. In Italia, oltre alle diverse dinamiche di mercato, c’è in gioco anche un elemento di responsabilità”. Anche se non tutti i retailer, a quanto pare, sono allineati: “I discount ad esempio negli ultimi mesi hanno riversato sui prezzi al consumo un’inflazione doppia rispetto a quella della Gdo tradizionale”, è la stoccata dei vertici di Coop, che di fronte all’escalation delle insegne low cost – sempre più di interesse per i consumatori costretti a tirare la cinghia – rinnovano l’impegno dell’insegna a tutelare il potere di acquisto delle famiglie e ad andare incontro ai loro bisogni, sia di concretezza che di innovazione.

                      Come? Con la private label e la rivoluzione dei prodotti a marchio Coop, che procede decisa verso gli obiettivi 2024 (leggi qui), a dispetto della crisi.  “È una partita decisiva quella che ci accingiamo a giocare, in un anno che ha segnato la fine di molte certezze e la comparsa di più di un’occasione di inquietudine con cui facciamo i conti sia personalmente che come dirigenti di cooperativa – rivela Maura Latini -. Noi di Coop abbiamo fatto una scelta di posizionamento proprio nel 2020, nell’anno della pandemia, l’abbiamo annunciata a maggio scorso e la stiamo attuando. Pensiamo sia una scelta importante e vincente, che si basa sul nostro prodotto a marchio: la migliore integrazione fra i valori di Coop, la sostenibilità e la convenienza. Anche se il percorso oggi si fa più arduo, siamo ancora convinti che la strada sia quella giusta, perché gli italiani, ce lo dice il rapporto Coop 2022, hanno bisogno di rassicurazioni anche attraverso il cibo, che è loro modo di intendere la vita”.

                      Latini Rapporto Coop 2022

                      Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia

                      “Secondo alcuni questa rivoluzione della private label è stata una scelta azzardata – continua l’amministratrice delegata di Coop -, ma i feedback dei nostri clienti ci danno ragione. In due mesi e mezzo abbiamo rilasciato circa 1000 prodotti, di cui 50% nuovi o rinnovati (l’obiettivo è di arrivare a 5000 nuovi prodotti entro il n2024, ndr). Per fare un esempio nel segmento della colazione, il primo ad essere stato rinnovato, registriamo nei primi due mesi di lancio (giugno/luglio) un incremento della quota di mercato del prodotto a marchio a quantità dell’8,3%, passando quindi dal 23.6% al 31,9%. Il potenziale di risparmio per le famiglie è considerevole. Sono primi risultati in una congiuntura non facile che rivendichiamo con una giusta dose di orgoglio”. 

                      Sul tema dei rincari è intervenuto invece il presidente di Coop Marco Pedroni, che ha commentato un quadro preoccupante che in previsione vede i costi energetici pesare sui bilanci della Gdo tre, perfino quattro volte di più rispetto a oggi. “Se nel 2019 i costi energetici valevano l’1,7% del fatturato del retail – dice -, sulla base dei futures sull’energia nel 2023 raggiungeranno un’incidenza del 5,2%”. Inevitabile, dunque, lo scarico sul consumatore finale. “Fino d oggi abbiamo contenuto gli aumenti dei prezzi, ma ora questi continueranno a crescere – prosegue Pedroni -. Sono partiti i discount per primi, perchè favoriti da questa idea di essere supermercati a basso prezzo, ma la Gdo tradizionale ha recuperato a luglio e agosto. La distribuzione rimarrà sotto ai costi e dovrà fare leva su una maggiore efficienza, riorganizzazione, riduzione degli spazi, riduzione delle promozioni: questo è quello che prevediamo. Dal canto nostro abbiamo lo strumento del marchio Coop che ci può aiutare tanto, resta uno strumento di convenienza ma può garantire maggiore marginalità”.

                      Al Governo – qualunque sia quello che guiderà il nostro Paese – si chiede di mettere al centro l’emergenza primaria delle famiglie italiane, promuovendo una politica di ridistribuzione dei redditi a beneficio della maggioranza, affrontando il nodo energetico con misure che permettano alle imprese di rimanere sul mercato e ai cittadini di non pagare costi insostenibili. “C’è bisogno, come il Rapporto Coop mostra, di dirottare risorse incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione dei prodotti di base e con una rinnovata politica ambientale in linea con l’emergenza del momento”. La proposta di Pedroni è di un taglio dell’Iva su categorie di beni essenziali, con una tassazione minima al 5%. Necessario anche mettere un tetto ai rialzi dell’energia e a questo proposito il presidente di Coop ribadisce il paradosso secondo cui le imprese della Gdo non sono considerate energivore.

                      “Lo siamo eccome – chiosa in conclusione Pedroni -. Certo si può e si deve lavorare sull’efficientamento, noi lo stiamo facendo: nel giro di due settimane Coop metterà a punto un piano di risparmio energetico che ha l’obiettivo molto ambizioso di abbattere i costi del 20%”. I punti di intervento sono diversi, e dipendono dal punto vendita: si va dall’efficientamento della catena del freddo alla riduzione e razionalizzaizone delle strutture frigo, da un abbassamento dell’illuminazione a una riduzione di quella permanente. Anche quello degli orari di apertura è un tema al centro della discussione: le chiusure domenicali non sono una buona idea, dice il presidente di Coop, creerebbero un danno occupazionale per molti centri commerciali, senza considerare che la catena del freddo rimane sempre accesa, quindi non ci sarebbe risparmio in questo senso. Ma si potrebbero rivedere temporaneamente – se il Governo dovesse prendere questa decisione – gli orari di apertura, riducendoli da 12 a 10 ore ad esempio.

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