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                      Renato Detomi: «Putin fa sul serio, un duro colpo per la produzione italiana»

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                      La European Fruit Group di San Giovanni Lupatoto (Vr) è la società del settore ortofrutticolo che ha i maggiori rapporti con la Federazione Russa. Secondo Renato Detomi, che guida il gruppo assieme ai figli Nicola e Martina, la soluzione può essere trovata solo se l’Unione Europea accettasse di fare un passo indietro nello scontro “muscolare” con il Cremlino. “Al World Food di Mosca – ci dice – noi ci andremo, come espositori, come facciamo dal 1999”

                       

                      di Eugenio Felice

                       

                      Camion frontieraSiamo nel momento peggiore dello scontro tra mondo occidentale e Federazione Russa. L’embargo annunciato da Putin e già pienamente operativo per diversi generi alimentari tra cui l’ortofrutta – ma non il vino – ha creato negli ultimi giorni enormi difficoltà per tutti i carichi già in viaggio. Parliamo di prodotti altamente deperibili, come le pesche e l’uva da tavola. Le ultime stime parlano di 2.800 camion di frutta e verdura fermi alla frontiera con la Russia. Un vero caos, con alcuni carichi che sono stati deviati in Polonia, altri che stanno facendo marcia indietro. I produttori di uva da tavola pugliese sono in stato di allarme, in pochi giorni si sono visti annullare tutti i programmi di fornitura verso uno dei mercati che assorbiva più prodotto, fino a Natale e oltre.

                       

                      “Putin fa sul serio, ci sono controlli strettissimi sia alla frontiera che nei punti vendita. I camion che tornano indietro sono niente rispetto a quelli che non partiranno“, ci spiega Renato Detomi di European Fruit Group, società commerciale basata a San Giovanni Lupatoto (Verona). “Devo dire che ce lo aspettavamo – continua – quando abbiamo saputo delle sanzioni che gli Usa e a ruota l’Unione Europea avevano posto alla Russia. Il problema è che le conseguenze le sta pagando l’Europa e sembra che a Bruxelles non se ne siano ancora accorti. La Federazione Russa andrà a rifornirsi in Asia e in altre aree del mondo, creando un grande disequilibrio in Europa. Mancando un importante mercato di sbocco ad andare in difficoltà è prima di tutto il mondo produttivo. Pensiamo alla Polonia: quest’anno ha un importante aumento produttivo e solitamente manda mezzo milione di tonnellate di mele in Russia. Ora dovrà ricollocarle in Europa. Ci sono purtroppo tutte le condizioni perché questo embargo lasci il segno, e se dovesse durare effettivamente un anno le conseguenze sarebbero drammatiche”.

                       

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                      Da sinistra: Nicola e Renato Detomi all’ultima edizione di World Food Moscow, nel 2013 (Copyright: Fm)

                      Ogni anno, per il tramite di European Fruit Group, svariate migliaia di camion partono dalle regioni italiane più vocate per raggiungere ogni angolo della Russia. La società scaligera conta in loco tre centri per il controllo e la rilavorazione, a Mosca, Krasnodar e negli Urali. È stata la prima società italiana ad esporre alla fiera World Food Moscow, nel lontano 1999. “Gli unici europei eravamo noi e una società spagnola”, ricorda Renato Detomi, affiancato da diversi anni ormai dai figli Nicola e Martina. “Sicuramente saremo presenti anche quest’anno alla fiera – precisa – per trovarci pronti alla ripartenza, l’embargo non può durare all’infinito, non è nell’interesse dell’Unione Europea e nemmeno della Federazione Russa”.

                       

                      “Per noi non è una catastrofe – aggiunge – lavoriamo da anni con l’Asia, il Nord Africa e il Medio Oriente. Siamo una società commerciale, quindi possiamo rifornirci anche in zone diverse dall’Italia, per salvaguardare i nostri rapporti con le catene distributive russe. A essere avvantaggiati sono soprattutto tre Paesi: la Serbia, la Macedonia e la Turchia. Per loro questo embargo è un grande regalo da parte dell’Unione Europea, anche se non ne avevano bisogno. I prezzi alla produzione delle mele in Serbia si sono già avvicinati alla soglia di 1 euro al chilo mentre le mele italiane di nuova produzione si trovano nei punti vendita della grande distribuzione nazionale in offerta anche a 60 centesimi al chilo”.

                       

                      La società ha cambiato pelle tre anni fa, passando dall’attività di agenzia a quella di trading. Per questo è cambiato il nome da Fruit Service a European Fruit Group. La capogruppo si chiama De Group e controlla anche le società di produzione a Castelbaldo (Padova), vicino al basso Veronese, che produce pere e mele, in Slovacchia vicino a Nitra che produce mele e altri tipi di frutta e una a capitale misto italo-russo a Krasnodar che produce fragole e mele. Alcuni operatori italiani parlano di creare delle piattaforme in Serbia o in Albania per rifornire ugualmente i clienti russi e aggirare i divieti (leggi)? Sull’argomento non ha dubbi Detomi: “Pensare che vi siano scappatoie percorribili è ridicolo. Triangolare con la Serbia è semplicemente una frode“.

                       

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