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                      Russia, embargo totale per i prodotti alimentari. Chi vince e chi perde

                      Putin hp
                      Oggetto delle sanzioni sono Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Canada e Norvegia. La chiusura delle frontiere alle importazioni di prodotti agroalimentari da parte di tutti i Paesi e le organizzazioni che hanno imposto sanzioni economiche nei confronti del gigante euroasiatico per i fatti in Ucraina è in vigore dall’8 agosto e avrà durata di un anno. Compresi un po’ tutti i prodotti alimentari ad esclusione del vino

                       

                      PutinSono state bloccate per un anno le importazioni verso la Russia di carne di manzo, maiale e pollo, di pesce, latte, verdura e frutta da Australia, Canada, Unione Europea, Stati Uniti, Norvegia. All’indomani della decisione, sui giornali di tutto il mondo si discute il potenziale impatto di queste misure. Quali Paesi saranno più colpiti dalla chiusura delle frontiere russe? E quali invece saranno addirittura avvantaggiati dalla misura protezionistica? Le prime analisi degli economisti e le dichiarazioni apparse sulla stampa di tutto il mondo potrebbero addirittura sorprendere, come riporta il sito giornalettismo.com. Paesi colpiti da sanzioni annunciano impatti devastanti, altri paesi egualmente colpiti fanno spallucce, mentre sopratutto, come si immagina, i paesi non colpiti dalle sanzioni russe si fregano le mani. Ecco, secondo le notizie a disposizione, i sommersi e i salvati dell’embargo russo.

                       

                      CHI PERDE – I Paesi che si annunciano più colpiti dall’embargo russo sono l’Italia, la Francia, l’Australia, per certi versi la Finlandia. A Canberra è allarme generale. “Gary Helou, amministratore della più grande compagnia casearia australiana, la Murray Goulburn, ha avvertito che l’embargo russo sull’agroalimentare potrebbe avere conseguenze gravissime per l’industria del latte australiano”, scrive il The Australian. Parliamo, scrive il giornale australiano, di un giro di affari che sta per raggiungere i 100 milioni di dollari l’anno: “Ci saranno serie conseguenze”, ripete Helou: “La Nuova Zelanda ci sostituirà per riempire il vuoto nel mercato russo, e questo non mi piace”.

                       

                      Italia – Il capo economista della Coldiretti Lorenzo Bazzana ha lanciato l’allarme la settimana scorsa, intervistato da The Local, un media che diffonde notizie italiane in inglese. “Il costo è difficile da determinare. Il valore totale dell’export verso la Russia è di 700 milioni di euro, se c’è un blocco totale, questo sarà il costo”, dice Bazzana. Il mercato russo è una “destinazione primaria” per gli agricoltori europei, la Russia spende ogni anno “2 miliardi di euro” in importazioni e uno dei settori più colpiti sarà un fiore all’occhiello del Made in Italy, “il vino”, ma anche in Emilia non si dormono sonni tranquilli visto che ogni anno partono per Mosca oltre 10 mila forme di Parmigiano Reggiano. Una cifra più realistica del danno per l’Italia, riportata dall’Ansa, ammonterebbe a 200 milioni di euro: il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, rientrato a Roma, afferma: “Stiamo seguendo con molta attenzione, anche con le autorità europee, la situazione”. Da lunedì è operativa una task force per la stima dei danni.

                       

                      Francia – L’anno scorso l’export francese verso la Russia è arrivato a 1,17 miliardi di euro in giro d’affari, fra vino e formaggi. Xavier Beulin, presidente dell’Unione Agricoltori francesi, afferma che la rappresaglia russa avrà “un effetto su due fronti: il Paese chiude le importazioni e allo stesso tempo questi prodotti non saranno esportati e ingolferanno i Paesi europei, causando una situazione critica”. Beulin ha chiesto un incontro a François Hollande “già la prossima settimana”.

                       

                      Finlandia – I camion finlandesi sono stati bloccati alla frontiera. L’export verso la Russia crea lo 0,5 del Pil finlandese, e ad Helsinki la preoccupazione è alta. “La catena di supermercati S-Group, che ha 17 filiali a San Pietroburgo, afferma che le sanzioni porteranno perdite significative. Il gruppo non sa quantificare, attualmente, il pieno impatto delle sanzioni”, si legge. Anche il latte finlandese sarà colpito: “Il più grande produttore caseario di Finlandia sarà duramente penalizzato. Il gruppo si aspetta di passare da 574 milioni di dollari di export l’anno scorso, ai 133 milioni di quest’anno”.

                       

                      CHI SI SALVA – Ecco chi , invece, conta di scamparla. Grecia – È un Paese dell’Unione Europea, ma secondo Kathimerini ad Atene sperano in una “corsia preferenziale” per i propri prodotti. “Le fonti al ministero degli Esteri contano sul fatto che Mosca riconosca che la Grecia si è impegnata a dissuadere l’Unione Europea da azioni così dure contro la Russia; Atene pensa inoltre che la decisione di assistere i turisti russi lasciati a terra dopo la bancarotta di due agenzie di viaggi sarà apprezzata dalle autorità russe”. E in effetti “Kathimerini apprende che fonti diplomatiche russe hanno dato rassicurazioni verbali riguardo il fatto che molti prodotti greci saranno lasciati fuori dalla lista delle importazioni che la Russia proibirà quando sarà stilato un elenco definitivo”.

                       

                      Turchia – Se c’è un Paese particolarmente contento della decisione russa, quello è la Turchia. Nell’area europea, ma non nell’Unione, non sarà colpito dalle sanzioni. “Le sanzioni russe potrebbero essere un boom per l’agricoltura turca. Il capo del servizio importazioni agroalimentari russo,  Sergei Dankvert, è atteso ad un incontro con il sottosegretario Nihat Pakdil del ministero dell’Agricoltura turco per discutere la possibilità di aumentare le importazioni di frutta e verdura dalla Turchia”, si legge.

                       

                      Stati Uniti – Le opinioni sono discordanti, ma la linea ufficiale è che gli Usa avranno un impatto “insignificante” dalle sanzioni russe. Ieri alla fiera dell’agricoltura di Des Moines, Iowa – uno dei principali stati agricoli americani – alcuni contadini erano preoccupati, ma il segretario all’agricoltura dello Stato conferma che “non sono mai stati un nostro grande cliente”. Anche dal governo centrale arrivano rassicurazioni: “L’impatto sarà insignificante”. La linea ufficiale è: con quest’embargo, la Russia colpisce i propri cittadini.

                       

                      Russia – Già dalla scorsa settimana, però, era chiaro che i contadini russi sembrano tutt’altro che preoccupati dall’embargo. La Bbc ha fatto un giro fra i paesani dei borghi russi: la fiducia non viene meno. “Penso che la gente si farà l’orto in giardino, come ai tempi dell’Unione Sovietica. Alla fine i nostri contadini organizzeranno produzioni in comune e tutto finirà bene”, dice un ragazzo. “La Russia è perfettamente in grado di produrre farina, mele e latte, solo che i beni occidentali finora erano più economici”, dice un analista: “Ora la Russia si metterà in pari”. Insomma, in generale, “non è certo la fine del mondo” dicono da Mosca: “A me mancherà la birra della Repubblica Ceca”, dice qualcuno.

                       

                      “Siamo solo un po’ indietro nella produzione di alcune varietà di carne e latte, dobbiamo recuperare e i nostri agricoltori sono pronti”, ha dichiarato Medvedev a Russia Today, “specialmente se li aiutiamo”. Il governatore della regione di Krasnodar si allinea al governo centrale: “Ho parlato con gli imprenditori. L’umore è completamente ottimistico. I nostri agricoltori hanno ricevuto un grosso stimolo a usare il loro pieno potenziale”. Ultimo avvertimento al sistema produttivo russo ancora da Medvedev: “Vorrei avvertire tutti che tentativi di lucrare sulla speculazione dei prezzi in questa situazione saranno bruscamente stoppati”.

                       

                      Fonte: giornalettismo.com