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                      Sanatoria migranti: al via la regolarizzazione di 200 mila lavoratori agricoli e colf

                      “Voglio sottolineare un punto per me fondamentale, l’emersione dei rapporti di lavoro. Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili”. Ad affermarlo, commossa, la ministra Teresa Bellanova durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi nella serata del 13 maggio: il dl “Rilancio” da 55 miliardi ora approvato dal consiglio dei ministri vede la regolarizzazione dei lavoratori già presenti sul territorio italiano (regolarizzazione che può essere richiesta anche dai datori di lavoro), ma anche il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo, valido solo nel territorio nazionale, della durata di sei mesi dalla presentazione dell’istanza, per chi ha già in passato avuto un contratto di lavoro in alcuni settori ben precisi: agricoltura, zootecnia, assistenza alla persona e assistenza domestica

                      Dalla Redazione

                      lavoratori

                      Il dl “Rilancio” varato dal consiglio dei ministri il 13 maggio vede l’emersione – secondo stime del Viminale – di circa 200 mila lavoratori ora nell’ombra. Sono circa un terzo dei 600 mila immigrati irregolari che vivono e lavorano in Italia, ma che di fatto sono come fantasmi. Questo provvedimento non sembra quindi essere una sanatoria indiscriminata: “È un provvedimento di emersione del lavoro nero che garantisce le esigenze del mercato del lavoro e le condizioni di sicurezza dei lavoratori”, sottolinea la ministra dell’interno Lamorgese a La Repubblica.

                      A beneficiarne saranno solo gli stranieri dalla fedina penale pulita, che sono in Italia da prima dell’8 marzo e che già nel 2019 hanno avuto un contratto di lavoro o chi, con il permesso di soggiorno scaduto, può richiederne il rinnovo per la ricerca di lavoro. “Il permesso temporaneo può essere rilasciato anche a chi ha fatto richiesta di asilo che non è poi stata accolta”, sottolinea il ministro per il Sud Provenzano.

                      Inoltre, potranno usufruire del provvedimento solo i lavoratori del comparto agricolo, come i braccianti, i lavoratori del settore della pesca, allevamento e acquacoltura; e i lavoratori addetti alla cura della persona, come colf e badanti. Rimangono invece esclusi i lavoratori dei settori edilizia e logistica, che si stimano essere circa la metà dei lavoratori in nero. La misura si propone quindi come un aiuto per sopperire alla mancanza di manodopera nei campi, dove mancano circa 250 mila braccianti che solitamente venivano dall’estero per la stagione primaverile-estiva.

                      Sono due i percorsi possibili per richiedere e ottenere la regolarizzazione, infatti a farne richiesta può essere sia il datore di lavoro, sia il lavoratore straniero. Nel caso in cui è il datore di lavoro a presentare l’istanza di emersione del lavoratore, deve indicare la durata del contratto di lavoro e la retribuzione, che non deve essere inferiore a quella prevista dal contratto collettivo. Il datore di lavoro, inoltre, deve pagare 400 euro più una somma forfettaria a titolo retributivo, contributivo e fiscale per ogni lavoratore. A richiedere un permesso temporaneo di 6 mesi può essere anche lo straniero con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019. Se entro quel termine ottiene un contratto di lavoro, il permesso sarà convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro dietro il pagamento di 160 euro, così da regolarizzare circa mezzo milioni di stranieri che oggi risiedono sul territorio senza permesso di soggiorno. Sarà compito dell’ispettorato garantire che il permesso temporaneo di ricerca di lavoro sia riconosciuto solamente alle persone che hanno già lavorato nei settori prestabiliti, quello agricolo e quello dei collaboratori domestici.

                      L’istanza per il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo (alla Questura) e quella di emersione (all’Inps e allo sportello unico per l’immigrazione) vanno presentate dal primo giugno al 15 luglio.

                      Così facendo, la Bellanova punta anche a incoraggiare l’emersione dal lavoro nero, tanto per i cittadini stranieri quanto per quelli italiani. I datori di lavoro che garantiranno un regolare contratto potranno beneficiare di uno scudo penale e amministrativo. Infatti, il datore di lavoro non potrà essere sottoposto a processo per l’emersione del nero. Non sarà invece interrotto il procedimento penale se il datore è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di intermediazione illecita, o di sfruttamento del lavoro.

                      Se già è stato condannato per uno di questi reati anche in primo grado, non potrà accedere alla regolarizzazione e per chi, dopo aver dichiarato, non redigerà un contratto con retribuzione regolare potrà incorrere in pene fino a 6 anni. Infine, non potrà beneficiarne lo straniero già espulso con altri reati.

                      L’emersione del  lavoro nero significa anche la possibilità, per questi immigrati, di accedere al sistema sanitario nazionale, mentre per le baraccopoli, saranno i comuni e le regioni a dover trovare delle soluzioni adeguate per garantire la salubrità degli alloggi dei lavoratori.

                      “Un possibile limite di questa manovra – sottolinea il Corriere della Sera del 14 maggio – è che gli ‘invisibili’ senza permesso di soggiorno restino tali o diventino ostaggi di caporali che promettono un’assunzione anche previo il pagamento che potrà essere verificata solo da controlli a posteriori, come nelle vecchie sanatorie”.

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