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                      Selex, MaxiDì (Brendolan) batte Unicomm nel Nordest

                      Selex
                      GdoNews ha pubblicato nei giorni scorsi una interessante analisi sullo stato di salute di due delle catene distributive associate a Selex: la veronese MaxiDì, che fa capo alla famiglia Brendolan, e la vicentina Unicomm della famiglia Cestaro. Dall’analisi, svolta dallo specialista Giuseppe Di Napoli, emergono due aziende solide, anche se MaxiDì risulta decisamente più performante. Su Unicomm pesa infatti la proprietà del Padova Calcio

                       

                      SelexRiportiamo qui di seguito alcuni stralci dell’analisi, che può essere letta integralmente sul sito gdonews.it. L’analisi mette sotto la lente di ingrandimento due importanti aziende venete appartenenti al Gruppo Selex. In una recente intervista, il direttore generale Maniele Tasca, ha sottolineato come le aziende del Gruppo godano tutte di buona salute. All’interno della compagine come ben si sa vi sono due colossi che hanno una numerica punti di vendita rilevante: Unicomm e Brendolan, meglio conosciuta in termini di ragione sociale con il nome MaxiDì.

                       

                      D: Dott. Di Napoli Unicomm e Maxi Dì sono aziende redditizie?

                       

                      R: Si lo sono, anche se in misura e con un trend diverso. Salta all’occhio subito che delle due, Maxì Di nel 2012 ha remunerato i propri soci otto volte di più rispetto ad Unicomm. Andando a ritroso negli ultimi quattro anni c’è una remunerazione dei capitali pari al doppio tra l’azienda di Verona e quella di Vicenza. Se si analizza bene, si capisce che i soci di Maxi Dì guadagnano di più non perché hanno investito meno risorse nell’azienda a parità di reddito, ma perché è accaduto il contrario: a parità di risorse investite dai soci, l’attivo dell’azienda di Verona ha reso in media il doppio.

                       

                      D: Com’è possibile una differenza di performance così rilevante tra le due aziende?

                       

                      R: La Unicomm presenta una struttura più pesante rispetto a Maxi Dì in rapporto al giro d’affari. Maxi Dì è più efficiente (usa meno capitale per generare ricavi, soprattutto capitale immobilizzato) e più redditizia (produce margini operativi superiori). Circa il maggiore fabbisogno di capitale rileviamo in media negli ultimi anni una rotazione del magazzino molto vicina fra le due imprese e quindi la differenza di performance è spiegata dai maggiori investimenti in immobilizzi (che per Unicomm incidono per il 60% del fatturato, contro il 36% di Maxi Dì) oltre che da tempi d’incasso lievemente più lunghi (+10 gg per Unicomm). Circa il gap di redditività rileviamo come, nonostante Unicomm in media acquisti meglio (o venda meglio) con un margine commerciale di circa il 25% vs il 22% di Maxi Dì, abbia poi una struttura di costi più pesante (in particolare le risorse umane incidono per l’11% del fatturato contro l’8% del concorrente e gli altri costi operativi incidono per il 14% contro il 13%). Questi maggiori costi vanno a ribaltare la situazione finale, per cui in termini di margine operativo netto Unicomm raggiunge in media l’1,8% contro il 2,2% di Maxi Dì.

                       

                      D: Ricordiamo che Unicomm è proprietaria del 51% del Padova Calcio e quest’anno cederà anche il restante 49%. L’onere della squadra di Calcio può aver influito negativamente negli ultimi anni da Lei rilevati?

                       

                      R: Non influisce ovviamente sull’attività caratteristica, ma essendo il Padova Calcio una società controllata, con risultati costantemente negativi negli ultimi dieci anni (67 milioni di € di perdite complessive) sul Bilancio influisce eccome, in quanto rappresenta comunque un Asset in cui si è investito e si investe del denaro, che ha quindi dei risvolti di natura economica e finanziaria nel momento in cui genera delle perdite. In questo caso specifico rileviamo per il 2012 una svalutazione del valore della partecipazione nel Padova Calcio per 9,6 milioni di euro (conseguenza della perdita della società sportiva di oltre 10 mln €) che da sola assorbe il 74% del reddito operativo prodotto da Unicomm nel 2012 (13 milioni di euro). Quindi tre quarti del reddito sviluppato nel core business aziendale vengono erosi dalla “passione calcistica”.

                       

                      Fonte: GdoNews