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                      Siccità, torna l’allarme in agricoltura: il punto con Anbi e Coldiretti

                      Si aggrava la sete dei campi per l’ondata di caldo che sta stringendo l’Italia, con i fiumi e i laghi che mostrano livelli idrici sotto la media, con situazioni in alcuni casi allarmanti. È il caso ad esempio del Po, praticamente irriconoscibile, con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume: per la mancanza di acqua nella food valley emiliano romagnola è a rischio oltre il 30% della produzione agricola nazionale. A dare l’allarme sono ANBI e Coldiretti, che insieme hanno messo in piedi un progetto immediatamente cantierabile per fronteggiare la siccità

                      Dalla Redazione

                      Po siccità

                      Con il Po in secca è minacciato oltre il 30% della produzione agricola nazionale

                      L’anticipo d’estate cancella anche le ultime speranze riposte sulle piogge di maggio, utili a riequilibrare il clamoroso deficit idrico invernale. A segnalare gli allarmanti trend idrici in un periodo tradizionalmente piovoso ed oggi addirittura afoso è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che sottolinea innanzitutto come in tutta l’Emilia-Romagna tornino a calare vistosamente le portate dei fiumi, con il Po tornato su valori minimi, attorno al 30% della media. Dopo i picchi della scorsa settimana, anche il Secchia ridiscende ai limiti del minimo storico (2,8 metri cubi al secondo), minimo sotto il quale è già sceso l’Enza.

                      Confrontando i dati 2021-2022 dei grandi bacini naturali del Nord, oggi tutti sotto media, si può notare come, ad eccezione del lago di Como, le differenze siano notevoli – scrive ANBI in una comunicazione -: 12 mesi fa, Garda ed Iseo erano quasi al colmo di piena come il Maggiore, a cui oggi manca invece un buon 50% del volume d’acqua presente l’anno scorso e che, permanendo le attuali condizioni, segnerà prossimamente nuovi record di altezza idrometrica minima. In Valle d’Aosta le temperature della terza settimana di maggio, che sfiorano i 30 gradi, favoriscono lo scioglimento della neve, che sta rimpinguando i corsi d’acqua della regione. In Piemonte calano i livelli dei principali fiumi ; in Lombardia, dove la neve che va sciogliendosi è circa il 62% in meno di quella normalmente presente nel periodo, le portate del fiume Adda sono inferiori di oltre 200 milioni di metri cubi al secondo, rispetto allo stesso periodo del siccitosissimo del 2017. Il Veneto resta una delle regioni maggiormente in difficoltà idrica, con tutte le conseguenze che già ora si stanno manifestando per l’agricoltura e l’ambiente (gran parte delle risorgive sono ai minimi o perfino asciutte).

                      Scendono a livelli da piena estate anche le portate dei fiumi toscani e anche i corsi d’acqua marchigiani mostrano primi segnali di difficoltà. Nel Lazio, esigue, se confrontate con gli anni precedenti, sono le portate del fiume Tevere e non migliora la situazione del lago di Bracciano. In Campania i livelli idrometrici dei corsi d’acqua sono in discesa: il rischio di siccità resta presente soprattutto nelle aree settentrionali della regione.  Un leggero incremento nei volumi invasati si registra per le dighe della Basilicata, mentre quelle pugliesi calano di quasi 3 milioni di metri cubi in una settimana, segnando un leggero deficit sullo scorso anno. In Sicilia, infine, rimane positiva la condizione complessiva degli invasi, nonostante le precipitazioni si manifestino da mesi in maniera disomogenea, lasciando all’asciutto una buona porzione di territorio.

                      Anche Coldiretti fa il punto sulle conseguenze di questo anticipo d’estate che crea di nuovo allarme in agricoltura. “Il Po è praticamente irriconoscibile con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume – scrive la Coldiretti – fondamentale per l’ecosistema della pianura padana, dove per la mancanza di acqua è minacciato oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo”.

                      Le difficoltà si estendono però a buona parte della Penisola, dove con il picco delle temperature manca l’acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni. L’assenza di precipitazioni colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.

                      Una conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni, tanto che la siccità che è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti, secondo l’analisi Coldiretti.

                      In Italia per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto da Coldiretti e Anbi un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presente. L’idea è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. “Un intervento strutturale – conclude Coldiretti – reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, che nell’arco di dieci anni hanno causato 14 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana”.

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