Dalla Redazione
Sequestrate 22 tonnellate di limoni spagnoli in un magazzino fatiscente ad Avola, Sicilia. È successo la settimana scorsa: gli agrumi di provenienza spagnola erano stoccati in un magazzino che funzionava abusivamente da centro di stoccaggio, senza regolari permessi. Non è escluso, affermano gli inquirenti, che questi limoni venissero poi spacciati per siciliani.
Il sequestro dei limoni spagnoli è avvenuto dopo un’attività congiunta di appostamento da parte degli ispettori Icqrf Sicilia (ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) con gli ispettori del servizio fitosanitario dell’assessorato regionale all’agricoltura e con il personale del corpo forestale della Regione Sicilia. Due le squadre che si sono trovate ad operare rispettivamente una in un magazzino di lavorazione e l’altra in un centro di stoccaggio abusivo. Gli atti di sequestro della merce sono stati poi completati presso il commissariato della polizia dello stato di Avola (Sr).
A dare la notizia – riporta La Sicilia – è l’assessore regionale per l’agricoltura Edy Bandiera, che ha sottolineato: “Quotidianamente non abbassiamo la guardia. Consapevoli del fatto che, per decenni, si è attentato alla salute dei siciliani ed alla economia della Sicilia, abbiamo messo in campo, fin dai primi momenti dell’insediamento del Governo Musumeci, un forte potenziamento del meccanismo dei controlli”. In tre anni di attività, infatti, riferisce Bandiera, sono stati operati circa 5.500 controlli sui prodotti agroalimentari, 30 mila analisi di laboratorio e 250 intercettazioni di prodotti difformi dagli standard previsti dalle vigenti normative. “Tutto ciò – conclude l’assessore – fa della Sicilia la prima regione in Italia per numero di controlli effettuati sui prodotti agroalimentari in import ed export, presso tutti i punti di accesso”.
Questo genere di operazione non è certo la prima che riguarda gli agrumi provenienti dall’estero, anche se solitamente riguarda soprattutto i respingimenti alla frontiere di agrumi che presentano pericolosi parassiti, ancora non presenti nell’Unione Europea. In questo caso, però, il rischio è che circoli merce europea, che è legittimata ad essere venduta nel pieno rispetto delle norme sulla tracciabilità, indicando l’esatta origine della produzione.
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