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                      Smart Agrifood in Veneto. Bertaiola (COP): “Fare rete per creare innovazione”

                      Fare squadra oggi è fondamentale, anche nel settore agroalimentare: lo conferma il caso del Veneto, al centro della conferenza “Smart agrifood: le reti innovative regionali” tenutasi lo scorso 1 febbraio presso l’Università degli Studi di Verona. Con le reti di impresa si mette a punto uno strumento utile per creare sinergie tra il mondo produttivo e quello della ricerca. 70 milioni di euro i fondi stanziati dalla Regione. Secondo Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio Ortofrutticolo Padano e rappresentante della rete Innosap, “le reti di innovazione nell’ortofrutta sono strumenti che offrono innovazione a 360°, anche nelle tecniche di coltivazione, per offrire prodotti nuovi e di qualità. Senza però stravolgere le varietà del territorio”

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      L’incontro tenutosi a Santa Marta (Università degli Studi di Verona) il 1 febbraio

                      In Italia le piccole e medie imprese rappresentano il 75% del PIL e occupano oltre l’80% della forza lavoro del Paese, anche se spesso, per varie ragioni, non riescono a lavorare in un’ottica di sistema. Come in altre regioni italiane, in Veneto – territorio tradizionalmente popolato da piccole e medie imprese di successo e particolarmente colpito dalla crisi – è oggi necessario sviluppare una cultura della condivisione. Qui le istituzioni l’hanno capito bene, sviluppando tramite una legge regionale ad hoc (l. 13/2014) strumenti di sostegno alle reti. 

                       

                      La parola chiave della conferenza “Smart agrifood: le reti innovative regionali” tenutasi lo scorso 1 febbraio a Santa Marta, polo economico dell’Università degli Studi di Verona, è “rete” come aggregazione tra imprese e soggetti pubblici e privati, con le istituzioni che si fanno promotrici di questo processo e le università che agiscono da punto di incontro tra la ricerca e le diverse realtà produttive. Oggi le imprese venete possono così lavorare su progetti comuni e innovativi, contando sul sostegno delle quattro università venete – riunite nella fondazione UniVeneto – e su 70 milioni di euro di fondi comunitari Por Fesr 2014-2020. I bandi all’interno della “Strategia regionale di ricerca e innovazione per la specializzazione intelligente” della Regione del Veneto, divisi per le diverse aree di ricerca usciranno tra aprile e maggio. “Il processo di costruzione delle reti in Veneto” spiega il delegato alla ricerca dell’Ateneo veronese Mario Pezzotti, “è stato difficile, ma UniVeneto ha dato competenze di coordinamento affinché si realizzassero 14 reti innovative nelle 4 diverse aree della ricerca. A noi spetta il compito di coordinarci per realizzare progetti il più possibile coesi“.

                       

                      Al centro della conferenza sono state due le Rir (reti innovative regionali) del settore agroalimentare.  La prima è Riav (Rete Innovativa Alimentare del Veneto), che rappresenta le imprese del territorio dei settori vitivinicolo, oleario, dolciario, ortofrutta e lattiero caseario oltre alle realtà collegate alla filiera. La seconda invece è Innosap (Innovation for sustainability in agri-food production), la rete innovativa regionale agroalimentare del primario che coinvolge, tra le altre, le aziende dedite allo sviluppo di agricoltura sostenibile.

                       

                      Fare “rete” nel settore agricolo significa migliorare e valorizzare la filiera agroalimentare, anche dal punto di vista tecnologico, grazie alla ricerca che deve venire incontro alle esigenze dei produttori. Per questo le istituzioni regionali hanno voluto promuovere tramite questionari e gruppi di lavoro l’incontro tra i diversi stakeholder per individuare le esigenze comuni. Lo spiega nel corso del suo intervento Raffaele Boscaini, alla guida di Confindustria Veneto Agroalimentare e promotore di Riav per conto del consorzio Coverfil: “Penso che i punti di vista e le esigenze delle imprese abbiano trovato sintesi nelle traiettorie individuate, e sono convinto che i risultati non avvantaggeranno solo la singola impresa, ma anche il sistema”. Al centro delle reti, un forte legame tra produzione e ricerca “ma i temi” spiega Boscaini, “sono definiti dalle imprese”. E ci sono diversi obiettivi strategici: “controllo di processo, qualità ed efficienza; formazione dei tecnici che portano avanti questi progetti; analisi dei mercati; procedure organizzative”. La Riav ha uno zoccolo duro di aziende che hanno già aderito, anche se”, osserva Boscaini, “si tratta di una rete aperta”.

                       

                      Di apertura parla anche Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio Ortofrutticolo Padano e presente all’evento per conto di Innosap, al quale abbiamo chiesto quale sarà il risultato concreto di queste iniziative specialmente nel settore ortofrutticolo. “Alle reti innovative di impresa”, risponde Bertaiola, “possono aderire tutte le aziende ortofrutticole che hanno delle idee innovative sulla ricerca. Queste idee verranno trasformate in progetti concreti, cercando naturalmente di seguire le linee guida degli obiettivi comunitari, e a questo è servito il lavoro di coordinamento che abbiamo fatto con la Regione Veneto. Dopodiché, all’uscita dei bandi, tra marzo e aprile, passeremo alla realizzazione dei progetti che saranno secondo noi espressione delle varie esigenze delle aziende”.

                       

                      Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio Ortofrutticolo Padano

                      Per quanto riguarda nello specifico il Consorzio Ortofrutticolo Padano, Bertaiola è netto nelle sue considerazioni: “Credo che le nostre esigenze siano comuni a quelle delle altre aziende del settore: abbiamo la necessità di essere più competitivi per quanto riguarda la messa a punto di nuove tecniche di coltivazione sempre più improntate al rispetto ambientale, che ci diano gli strumenti per implementare le colture biologiche che in alcuni campi sono ancora problematiche”.

                       

                      Si tratta di innovazione a 360 gradi, senza però stravolgere il contesto attuale. Riguardo le cultivar, Bertaiola non ha dubbi: “Ovviamente partiamo dalle specie che abbiamo in paniere: su queste possiamo agire, sempre nell’ottica di voler proporre un prodotto nuovo e di maggiore qualità”.

                       

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