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                      Spending review, gli italiani tagliano dal carrello l’11% di frutta e verdura

                      È alta la fiducia degli italiani nell’agricoltura, con il 96% della popolazione che la ritiene un settore chiave per il futuro, in grado di garantire cibo buono e sicuro anche nelle situazioni estreme e impegnato in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia l’inflazione e l’aumento dei prezzi del food stanno costringendo gli italiani a fare delle scelte sofferte anche nel carrello della spesa, tagliando in un anno l’11% di frutta e verdura fresche, in particolare zucchine (-16%), pomodori (-12%), patate (-9%), carote (-7%) e arance (-8%). Ecco tutti i dati emersi dall’ultima edizione dell’Osservatorio Enpaia-Censis

                      Dalla Redazione

                      Il mondo agricolo per un italiano su due deve garantire la continuità delle forniture di cibo salutare e sicuro, inoltre il sentiment più diffuso fra la popolazione – 3 italiani su 4 ne sono convinti – è che i nostri agricoltori siano attori importanti nella sostenibilità ambientale e nella lotta ai cambiamenti climatici. È quanto emerge dal secondo numero dell’Osservatorio Enpaia-Censis “L’agricoltura italiana nelle nuove sfide”, presentato durante il Forum Enpaia 2022 che si è tenuto a Villa Aurelia a Roma.

                      Secondo la fotografia scattata da Enpaia-Censis gli imprenditori agricoli sono chiamati ad assolvere a molte funzioni sociali rilevanti: per il 54% degli italiani appunto devono garantire la disponibilità di cibo sicuro, sano, sostenibile e di alta qualità; per il 29% la tutela del benessere degli animali allevati; per il 24% la promozione della vita nei luoghi rurali e nelle campagne; per il 19% un’offerta articolata di cibo di qualità; per il 16% la sua fornitura in modo stabile in ogni situazione.

                      L’agricoltura e i suoi protagonisti hanno visto rinforzare il grado di fiducia sociale nei loro confronti, a testimonianza di un’azione efficace e apprezzata: il 96% degli italiani ritiene che l’agricoltura sia molto o abbastanza importante per il nostro futuro. Il 74%, inoltre, è convinto che gli agricoltori abbiano già dato un contributo importante nella lotta al riscaldamento globale, quota più alta di 16 punti percentuali rispetto al dato medio europeo.

                      L’Osservatorio entra anche nel nuovo carrello della spesa degli italiani in spending review. L’impatto dei costi più alti per il cibo tocca sia i prodotti agricoli subito utilizzabili sia quelli processati dell’industria alimentare. È inevitabile, allora, sottolinea l’Osservatorio Enpaia-Censis, una modifica delle diete degli italiani. Ad esempio, le dinamiche dei prezzi di frutta e verdura stanno già imponendo una pericolosa contrazione del loro consumo: gli acquisti di frutta e verdura in quantità si sono ridotte in un anno dell’11%. In particolare, gli acquisti di zucchine (-16%), di pomodori (-12%), di patate (-9%), di carote (-7%) e di arance (-8%).

                      “L’Osservatorio Enpaia-Censis, presentato nel corso del Forum di quest’anno, evidenzia come negli ultimi due anni l’agricoltura  abbia riaffermato la centralità nell’economia, concorrendo notevolmente ad attenuare la recessione – dichiara Giorgio Piazza, presidente Fondazione Enpaia -. In tale direzione, il settore agricolo sta raccogliendo a pieno titolo la sfida della sostenibilità divenuta prioritaria, a maggior ragione dopo la pandemia, unitamente alla funzione sociale che gli italiani ritengono appartenga all’agricoltura: essere un baluardo per l’approvvigionamento di cibo nelle emergenze che in futuro potrebbero insorgere e, più in generale, per la nostra sovranità alimentare”.

                      “Nelle attuali difficoltà – continua Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis – resta alta la fiducia degli italiani nell’agricoltura, perché garantisce gli approvvigionamenti anche nelle situazioni estreme, è impegnata, da tempo, nella lotta al riscaldamento globale e il buon cibo italiano molto contribuisce al benessere delle persone. In questa fase, poi, di fronte al decollo dei costi di energia e materie prime, è essenziale non lasciare sole le imprese agricole, perché la loro crisi avrebbe costi sociali altissimi”.

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