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                      “Spesso buono oltre”: l’Ue propone nuove etichette anti spreco sui cibi

                      La Commissione Europea ha avanzato una proposta di modifica delle etichette dei prodotti alimentari che non hanno una scadenza tassativa. L’ipotesi al vaglio è quella di aggiungere all’indicazione “Da consumarsi preferibilmente entro” la dicitura “Spesso buono oltre”, per scongiurare lo spreco dei cibi ancora commestibili. Vale ad esempio per prodotti da forno confezionati, per conserve e cibi in scatola, ma anche per frutta e verdura

                      Dalla Redazione

                      "Spesso buono oltre" modifica etichette @FM

                      L’indicazione “Da consumarsi preferibilmente entro” si usa anche per l’ortofrutta (copyright: Fm)

                      Da consumarsi preferibilmente entro…”: l’informazione canonica che siamo tutti abituati a leggere nelle etichette dei prodotti alimentari potrebbe essere presto aggiornata, nell’ottica di favorire consumi più responsabili e consapevoli e ridurre gli sprechi. La Commissione Europea infatti ha recentemente presentato agli esperti degli Stati membri una proposta di modifica delle norme sul giorno entro cui devono essere consumati gli alimenti, ovvero un’aggiunta in etichetta della scritta “Spesso buono oltre”, che si aggiunge alla classica dicitura utilizzata per comunicare la data di scadenza.

                      La bozza a cui sta lavorando l’UE è volta a contrastare un fenomeno, quello dello spreco di cibo, che ha numeri esorbitanti a livello comunitario: nell’ultimo anno sono finiti nella spazzatura 57 milioni di tonnellate di alimenti, 127 chili per abitante, per un valore economico di 130 miliardi di euro. I cibi coinvolti sono tanti: dai prodotti da forno confezionati alle conserve e i cibi in scatola, che potrebbero essere buoni anche dopo la scadenza, fino agli affettati. Senza dimenticare poi la frutta e la verdura, da sempre nella black list dei cibi che più spesso finiscono nella spazzatura.

                      Il restyling delle informazioni riportate sulle etichette porterebbe di fatto a una piccola ma significativa rivoluzione culturale, consentendo ai consumatori una migliore comprensione della reale vita di scaffale dei cibi, in quanto soltanto per alcuni alimenti è essenziale rispettare la data di scadenza, mentre per altri la data riportata in etichetta è solo indicativa e si può, di fatto, essere più flessibili.

                      Facciamo chiarezza: la data di scadenza evidenziata dalla dicitura “da consumarsi entro” viene riportata obbligatoriamente sulle confezioni alimentari dei prodotti rapidamente deperibili come ad esempio uova, pesce, carne e formaggi freschi, yogurt, latte, oppure frutta e verdura di quarta gamma. In questi casi – o, meglio, nella maggior parte di essi – il rispetto della data di scadenza è fondamentale se non si vuole correre il rischio di incappare in tossinfezioni alimentari.

                      Il termine ultimo di conservazione, invece, è un’altra cosa: spesso segnalato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguita da mese, anno e in alcuni casi dal giorno, indica fino a quando un prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche specifiche, da quelle nutrizionali a quelle organolettiche. Il tutto ovviamente se conservato in modo adeguato, per evitare la proliferazione di microrganismi e batteri all’interno degli alimenti che potrebbero comprometterne la food safety. Raggiunto o superato il giorno indicato sulla confezione, questi cibi non necessariamente sono da buttare: spesso infatti sono ancora buoni da mangiare, come accade ad esempio per la pasta e il riso. È in questi casi che la nuova etichettatura al vaglio dell’UE potrebbe riportare la dicitura aggiuntiva “Spesso buono oltre”. Vale per la pasta e il riso, come appena detto, ma anche per biscotti e cracker, passata di pomodoro, legumi in scatola, miele, cioccolata, anche alcuni tipi di formaggio stagionati a pasta dura, per fare degli esempi.

                      Per la frutta e la verdura va da sé che è più facile riconoscere da soli quando sono ancora buone da mangiare o se, al contrario, sono sovramature o appassite: in questi casi quindi è ancor più importante che non sia un’informazione non completa in etichetta a condizionarci.

                      “Le nuove diciture proposte dall’UE sulle scadenze dei prodotti alimentari potrebbero ridurre lo spreco di cibo in Italia per 2,6 miliardi di euro annui, salvando solo nel nostro paese 1,6 milioni di tonnellate di alimenti”. Lo afferma Consumerismo No Profit, che si schiera totalmente a favore della proposta di modifica delle etichette, sottolineando che “ogni anno il 41% dello spreco di cibo che si registra all’interno delle abitazioni italiane è causato dalla errata lettura o interpretazione di etichette e date di scadenza apposte sui prodotti alimentari”.

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