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                      Susine pagate 3 cent/kg: imprenditore taglia le piante e punta sul nocciolo

                      Susine dalla polpa succosa ed esteticamente belle ma pagate all’agricoltore solo tre centesimi al chilo. Succede nel Polesine, dove Raffaello Mantovani, imprenditore agricolo, ha deciso di tagliare tre ettari su sei di piante di susine precoci a Villanova del Ghebbo (Rovigo) e sostituirle con piante di nocciolo

                      Dalla Redazione

                      Una decisione sofferta quella presa da Raffaello Mantovani, imprenditore agricolo di Villanova del Ghebbo (Rovigo), che ha deciso di tagliare la metà di piante di susine precoci in quanto gli venivano offerti tre centesimi al chilo. In effetti, tra costo trasporto, celle frigorifere, lavorazione, imballaggi e trasporto ai supermercati, alla cooperativa la susina costa dai 48 ai 50 centesimi al chilo. “La grande distribuzione non le paga più di 52, che è il prezzo con cui compra quelle della Spagna” fa sapere Mantovani.

                      Così, dopo aver lasciato le susine sugli alberi, ha deciso di abbatterne la metà, che potrebbe proseguire il prossimo anno con l’abbattimento dell’altra metà se le cose non cambiano: “È finita un’epoca per la susina – fa sapere all’Ansa l’imprenditore agricolo, che fa parte dei frutticoltori di Confagricoltura Rovigo, terza generazione di agricoltori dopo il nonno e il papà –. Il susino è stato un albero da frutto molto diffuso per decenni, con ottimi risultati di resa e di qualità. Poi c’era stato un periodo in cui era stato sostituito dal pero e dal melo, che sembravano avere più presa sul mercato”. “Dieci anni fa, invece – ricorda -, le prugne erano tornate di moda e quindi la coltivazione stava riconquistando terreno. Invece adesso la mazzata”. “Tra la concorrenza dei Paesi stranieri, la siccità e la crisi economica innescata dal conflitto russo-ucraino – conclude -, la nostra frutta non la compra più nessuno. La gente acquista il pane, la carne, i formaggi, ma il resto viene considerato un di più”.

                      Una qualche speranza per la susina arriva con la varietà tardiva Angeleno: “È una susina che in frigorifero può durare anche fino a gennaio. Perciò ne ho raccolte metà, con la speranza che per le feste natalizie qualcuno le comperi. Ma i distributori mi hanno detto di non farmi troppe illusioni, perché il mercato adesso chiede le susine extra large a pasta gialla che arrivano dall’estero, molto meno buone delle nostre ma più grandi”.

                      Al posto delle susine abbattute Mantovani pianterà noccioli, in quanto ha già alcuni ettari coltivati a nocciolo e sa che l’industria dolciaria sta puntando molto sulle nocciole made in Italy, in quanto le nocciole provenienti dalla Turchia e dall’Algeria sono piuttosto scadenti. L’Italia produce solo il 30% rispetto al fabbisogno. C’è, quindi, spazio per crescere.

                      “Ma noi produttori dobbiamo tutelare i nostri interessi consorziandosi: se ci metteremo in cooperativa potremo avere maggiore potere contrattuale – si legge su nordest24.it -, vendendo direttamente a trasformatori o Gdo. La nocciola viene utilizzata, ormai, in moltissimi campi: non solo nei dolci e dai grandi chef, ma anche dall’industria del wellness, del benessere”.

                      L’azienda agricola di Mantovani, oltre alla frutta (susine, pere e noccioli), coltiva insalata nella sede principale di Lusia e pomodoro da industria, grano, mais e soia a Lendinara. I cereali, sottolinea sempre Mantovani, stanno però vivendo una grande crisi di mercato di cui si vede difficilmente una ripresa. “Avevo anche vacche da latte, ma le ho vendute perché con il crollo del prezzo, dopo la fine delle quote latte, rischiavo di indebitare l’azienda. E chiudere l’impresa creata da mio nonno, con 70 ettari di terreno, che ha dato da vivere a tre generazioni, mi dispiacerebbe tanto. Perciò bisogna mantenerla sostenibile economicamente, anche perché è in arrivo la quarta generazione, con i miei figli Marco e Matteo, che già lavorano in agricoltura e ai quali, tra qualche anno, vorrei cedere il timone”.

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