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                      Tristeza, il virus che distrugge l’arancia rossa siciliana. Il servizio delle Iene

                      La trasmissione di Italia Uno il 10 ottobre ha puntato le telecamere sugli agrumeti della Sicilia, da anni colpiti da un patogeno che prima blocca la crescita dei frutti, poi fa morire anche la pianta (guarda qui il servizio). La iena Gaetano Pecoraro ha fatto visita ai produttori della Piana di Catania, dove si sono manifestati i ceppi più severi del virus Tristeza, con costi di gestione insostenibili.. Il sentimento che emerge dalle interviste è di totale sconforto, per la mancanza di un piano di sostegno a favore dell’agrumicoltura della regione. Questo nonostante la malattia sia conosciuta da almeno cent’anni e arrivata in Italia da più di 15 anni. Pecoraro si è rivolto quindi al ministro Martina, che ha assicurato il pubblico delle Iene sul fatto che il governo sta lavorando a un piano agrumicolo per la Sicilia. Intanto in America sembra che gli scienziati  abbiano individuato un rimedio che fa ricorso alla genetica…

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      In termini tecnici è chiamato ‘Citrus Tristeza Virus’ ed è un patogeno che attacca gli aranceti arrivando a distruggere le piante. Originario del sudest asiatico, è sbarcato anche in Italia nel 2000, diffondendosi negli areali produttivi dell’arancia rossa siciliana, frutto che si fregia della certificazione Igp. Del cosiddetto virus Tristeza si è occupato Le Iene Show, che ha dedicato un servizio al fenomeno che sta mettendo in ginocchio gli agricoltori locali. Nella puntata (vedi qui) andata in onda martedì 10 ottobre su Italia Uno l’inviato Gaetano Pecoraro è volato in Sicilia per intervistare i produttori locali, i quali chiedono allo Stato degli aiuti per scongiurare il loro fallimento.

                       

                      Il virus impedisce alla linfa di arrivare alle foglie e ai frutti. Prima secca alcune parti della pianta, poi blocca la crescita delle arance e, infine, fa morire l’albero. Da oltre 100 anni si è a conoscenza di questa malattia, che ha colpito agrumeti in diverse parti del mondo. In Italia è presente già da più di 15 anni, ma ancora oggi l’epidemia continua a diffondersi indisturbata. Questo quando in altri Paesi i governi hanno investito in ricerca, isolato i focolai e aiutato i coltivatori a piantare nuove varietà resistenti. In Italia, si dice nel servizio, si è dovuto aspettare fino al 2013 per avere la prima mappatura della sua diffusione: da un anno tutta l’isola è considerata zona di insediamento del patogeno.

                       

                      L’inviato delle Iene ha fatto visita ai produttori della Piana di Catania, dove si sono manifestati i ceppi più violenti del virus, con conseguenti costi di gestione spesso insostenibili. Gli agricoltori locali si sentono abbandonati dalle istituzioni e vorrebbero che lo Stato mettesse in atto delle misura a sostegno dell’agrumicoltura.

                       

                      Pecoraro allora ha raggiunto il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, per recapitare il loro messaggio e affrontare questo delicato tema. “So che stiamo lavorando a un piano agrumicolo per la Sicilia e che abbiamo stanziato più noi in qualche mese che altri in 20 anni”, è stata la breve replica del ministro.

                       

                      Intanto, nel mondo, i ricercatori scientifici sono al lavoro per cercare un modo per sconfiggere il virus Tristeza. Lo staff della Southern Garden Citrus, uno dei più grandi produttori di arance in Florida, ha richiesto al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti di poter usare sul campo una terapia biologica innovativa, come riporta un articolo su Il Sussidiario. L’informazione genetica del virus che infetta le piante degli agrumi viene modificato inserendo un gene degli spinaci, che rende queste piante resistenti all’infezione da parte del batterio killer. Il risultato sarebbe simile alla creazione di una pianta Ogm, ma potrebbe salvare l’industria delle arance americane…

                       

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