L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Uk, Brexit e carenza di merci: Tesco offre bonus per attirare camionisti

                      La Brexit si fa sentire nel Regno Unito dove scarseggia sia la manodopera che la merce sugli scaffali. A questo si aggiunge la pandemia che rende difficile per molti camionisti tornare in Inghilterra per lavorare e consegnare le merci, con conseguenti aumenti dei prezzi, dovuti in parte anche alla generale carenza di materie prime. Sta di fatto che a Londra, Manchester, Cambridge e Birmingham è in corso una crisi degli approvvigionamenti che sta colpendo anche grossi supermercati e fast food. Ne è un esempio Tesco che, vista la carenza di camionisti, offre negli annunci un bonus da 1.000 sterline

                      Dalla Redazione

                      Brexit

                      Da un lato la Brexit, dall’altro la pandemia: nel Regno Unito si fanno sentire i primi effetti di due eventi concomitanti senza precedenti sull’Isola. Continua infatti la carenza di manodopera nel Regno Unito alla quale si a aggiungono scaffali vuoti nei supermercati di alcune città. A Londra, Manchester, Cambridge, Birmingham è infatti in corso una crisi degli approvvigionamenti che sta colpendo supermercati e fast food. Tuttavia in altre città, per esempio Nottingham, non viene segnalato alcun disservizio.

                      Scaffali vuoti per broccoli e cavolfiori, poche anche le banane e gli spaghetti: “Sorry, non ci sono sono arrivate consegne” fa sapere un grosso supermercato della capitale britannica, dove sembrano essere spariti anche sconti e offerte speciali. Ma la GDO non è la sola: a luglio McDonald ha dovuto eliminare i frappé dal menu perché a corto di latte. E in 1.250 dei suoi ristoranti anche altre bibite sono diventate irreperibili.

                      Alla base delle conseguenze del Covid e della Brexit troviamo la carenza di manodopera e di camionisti. L’associazione di categoria Logistics UK stima infatti un “buco” di circa 100mila camionisti di cui 25mila provenienti dall’Unione Europea. E questo nonostante degli aumenti di stipendio che si aggirano tra il +10% e il 25%. Tesco, addirittura, offre un bonus da 1.000 sterline. Richard Walker, direttore della catena di supermercati Iceland, specializzata nell’offerta di surgelati, ha dichiarato al Guardian che il rischio è quello di “cancellare di nuovo il Natale”.

                      Per quanto riguarda la manodopera i settori che più ne soffrono la carenza sono l’agricoltura e l’industria delle carni. Infatti, se l’industria delle carni ha perso 14mila dei suoi 95mila addetti, visto che impiega due terzi di personale straniero, in agricoltura si conta una perdita di 70mila braccianti. Dalla fine del 2019 a giugno 2021, nel complesso, il numero di cittadini europei impiegati in Regno Unito è sceso a 2,2 milioni: un calo del 5% su cui ha pesato la dipartita di un 24% di Rumeni e Bulgari (da 367.000 a circa 278.000) e il 12% dei cosiddetti EU8 (Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria Latvia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia).

                      Questo porta non solo a una carenza negli approvvigionamenti e disservizi, ma anche un aumento dei prezzi. Come riporta il Fatto Quotidiano, secondo le ultime statistiche del British Retail Consortium (BRC), tra luglio e agosto i negozi del Regno hanno registrato un aumento dei prezzi dello 0,4%, una crescita guidata dal settore non alimentare. “La pressione sta montando per via dell’aumento dei costi di trasporto, dei prezzi delle materie prime, e della burocrazia legate alla Brexit. Il prezzo del cibo nei prossimi mesi è destinato ad aumentare, a Natale la situazione potrebbe peggiorare per i consumatori che potrebbero avere meno scelta e prezzi più alti per i loro prodotti preferiti” fa sapere Helen Dickinson, presidente della BCR.

                      Ad oggi, per lavorare anche stagionalmente sull’isola bisogna avere un contratto e di fatto il numero di cittadini comunitari che vi cercano opportunità è sceso del 36% dopo la Brexit. Ecco quindi che le varie organizzazioni di categoria stanno facendo pressione al governo Johnson per promuovere  permessi di lavoro temporanei che consentano di reperire dall’Europa il mezzo milione di lavoratori mancanti. Gli appelli degli imprenditori però non trovano il favore di Downing Street che preferisce una strategia più “nazionalistica” e a lungo termine, che però risulta poco efficace nell’appianare l’attuale crisi, ovvero spingere le aziende a reclutare cittadini britannici e investire nella formazione di manodopera locale.

                      Copyright: Fruitbook Magazine