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                      Vendite online nel Regno Unito, quando il costo dei resi minaccia il profitto

                      Il volume degli acquisti online è in costante crescita, anche grazie alla possibilità di poter rendere la merce che non si considera all’altezza delle proprie aspettative. Una “cortesia” che in molti iniziano a pagare caro. È il caso di tante piccole realtà del Regno Unito, che oggi si ritrovano a fare i conti con spese di spedizione dei resi eccessive e che decidono così di tornare al vecchio negozio e al cliente in carne e ossa

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

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                      Il Natale è arrivato e come mostrano le statistiche, sono sempre più numerosi gli italiani che scelgono l’e-commerce per fare e farsi regali nel segno della convenienza e della sterminata disponibilità di referenze. Si tratta di una scelta che oggi viene anche favorita dalla possibilità per il consumatore, quasi sempre garantita, di restituire la merce in modo gratuito nel caso il prodotto non incontri le sue esigenze.

                       

                      Eppure quanti di noi comprerebbero online se sapessero che in caso di un cambio non verrebbe garantito un servizio gratuito di resa della merce? Molto pochi stando a un recente articolo del Guardian, che sostiene che per molti piccoli rivenditori presenti sul web stia diventando sempre più difficile far fronte al costo derivante dai resi della merce. Un costo che il giornale britannico definisce come “nascosto” (hidden cost) e che può essere un costo relativo per i giganti delle spedizioni di oggi, ma che assume proporzioni importanti per le casse di molte aziende meno strutturate.

                       

                      Si tratta infatti di una vera e propria marea di richieste, dovuta al fatto che il consumatore che sull’onda dell’entusiasmo decide di cliccare sul tasto “compra”, spesso non conosce il prodotto in tutti i suoi particolari. E sebbene alcune recenti statistiche dimostrino l’abitudine di molti consumatori a usare il web per la sola ricerca di informazioni su un prodotto al fine di poterlo acquistare in un secondo momento in un negozio fisico, è anche vero che sarebbero molti gli acquirenti delusi seriali, che ordinano più di quanto abbiano realmente intenzione di acquistare, potendosi avvantaggiare del reso gratuito. Secondo una ricerca di Barclaycard dello scorso maggio citata dallo stesso quotidiano britannico, sarebbero il 30% gli acquirenti online che decidono deliberatamente di ordinare più del dovuto, restituendo al mittente la merce che non intendono comprare.

                       

                      Per questo motivo, molte realtà piccole britanniche decidono così di ritirarsi dal mercato online per tornare al caro e vecchio consumatore in carne e ossa. Una reazione che non stupisce se si confrontano i risultati della stessa ricerca statistica, secondo la quale il costo delle spedizioni di cambio merce rappresenterebbe un rischio serio ai margini di profitto per il 31% dei commercianti sul web. Commercianti che in parte (1 su 5) ammettono di essere costretti ad aumentare i prezzi in modo da poter coprire il costo di queste operazioni.

                       

                      In definitiva, stiamo parlando di un fenomeno importante che oggi riguarda in particolare il Regno Unito e che in futuro potrà verificarsi anche in Italia. Va però notato quanto le abitudini di consumo britanniche in fatto di e-commerce siano al momento ben diverse da quelle italiane, essendo il gap nel volume di affari online tra i due Paesi ancora considerevole (Eurostat, 2016). La questione del costo dei resi per le piccole realtà sarebbe quindi pericolosa solo in un mercato online dinamico e avanzato come quello britannico, supportato da una notevole offerta di soluzioni logistiche.

                       

                      Potremmo così illuderci che per ora il problema non ci riguardi, ma solo chi avrà la lungimiranza di elaborare soluzioni efficaci ai problemi di domani sopravviverà nel mondo dell’e-commerce. Un mondo che, in questo caso, non fa sconti.

                       

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