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                      Sanatoria migranti, un fallimento annunciato? Al via i ritocchi al decreto

                      A due settimane dal via della sanatoria migranti sono poco più di 30.000 le domande di regolarizzazione arrivate al Viminale. Il 91% delle domande già perfezionate (21.695) e il 76% di quelle in lavorazione (5.906) riguardano l’emersione di colf e badanti, molto al di sotto delle aspettative la regolarizzazione dei lavoratori agricoli. Nonostante il trend in crescita delle domande, sarà quindi difficile arrivare all’emersione dei 230.000 lavoratori in nero prevista dalla Bellanova entro il 15 luglio, ed è per questo che slitteranno di un mese i termini di scadenza per presentare le istanze di regolarizzazione, al 15 di agosto. Un tentativo del governo per evitare il fallimento di una norma che ha ricevuto critiche sin dall’inizio. C’è chi però afferma che non si può ancora parlare del tutto di un flop. Infatti, è anche vero che questa sanatoria, che potrebbe coinvolgere di fatto 160 mila lavoratori irregolari, porterà a entrate fiscali e contributive per mezzo miliardo di euro, sottolinea l’Inps

                      Dalla Redazione

                      sanatoria

                      Sono poco più di 30.000 le domande di regolarizzazione arrivate al Viminale dopo 2 settimane dall’attivazione della sanatoria migranti. A rendere noti i primi dati significativi della sanatoria è il ministero dell’Interno. Il 91% delle domande già perfezionate (21.695) e il 76% di quelle in lavorazione (5.906) riguardano l’emersione di colf e badanti. Al primo posto per le richieste presentate per l’ambito di servizi alla persona troviamo la Lombardia, mentre la Campania è la capofila per le domande in ambito agricolo.

                      Nello specifico, le domande perfezionate il primo giorno dell’apertura del servizio (1°giugno) sono state 870 e venerdì 13 giugno 3.229, per una media attuale di 2.100 domande al giorno: 23.950 sono già state perfezionate mentre 7.762 sono in corso di lavorazione e, anche se ogni giorno aumentano, sarà difficile arrivare all’emersione dei circa 230.000 lavoratori in nero previsti dalla Bellanova entro il 15 luglio, data di scadenza di presentazione della domanda, che slitterà di un mese al 15 di agosto in sede di conversione in legge del decreto bilancio.

                      Nella distribuzione delle domande per Paese di provenienza del lavoratore, ai primi posti risultano il Marocco, l’Egitto e il Bangladesh per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l’India, l’Albania e il Marocco per l’agricoltura e l’allevamento. Per quanto riguarda i datori di lavoro, su 23.950 che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione,17.294 sono italiani (il 72% del totale).

                      Forse però è ancora presto per parlare di “flop”. L’Inps infatti fa sapere in un rapporto pubblicato il 15 giugno che con una sanatoria da 160 mila lavoratori irregolari si potranno avere entrate fiscali e contributive per mezzo miliardo di euro. “I migranti regolarizzati – si legge in conclusione del rapporto Inps – mostrano una mobilità elevata sul territorio nazionale così come tra i diversi settori. Il saldo netto dell’attuale sanatoria, come quelle del 2002 e del 2012, potrebbe quindi rivelarsi positivo per il Paese nel suo complesso, oltre che per la situazione individuale dei lavoratori regolarizzati”. Inoltre, le precedenti sanatorie evidenziano che i lavoratori regolarizzati sembrano poi entrare permanentemente in forme di impiego stabili e formalmente legali, senza impattare negativamente sui colleghi già regolari: non esisterebbero quindi prove che eventuali braccianti o badanti regolarizzati da precedenti sanatorie abbiano sottratto posti di lavoro ma che anzi, siano stati tolti dal lavoro nero.

                      Infatti, come sottolinea l’Inps, per questa sanatoria è previsto un versamento di 500 euro per lavoratore, una cifra inferiore ai 700 euro richiesti con la sanatoria del 2002 e dei circa 1.000 richiesti con quella del 2012, dove si richiedeva anche il pagamento di almeno 6 mesi di contributi evasi, per un saldo che per alcune tipologie di lavoro dipendente poteva arrivare a circa 4.000 euro. Dunque non si può affermare che in questo caso sia in atto un disincentivo economico, ma è la tipologia di crisi in atto, a cui va aggiunta la diversa scala che ha assunto il sommerso nell’economia italiana, a rallentare la riuscita della sanatoria.

                      Anche Il Sole 24 Ore, di fatto, è restio nel parlare ora di flop ed ipotizza che la “partenza lenta” potrebbe essere causata da una carenza di comunicazione e pubblicità istituzionale da un lato, e dalla crisi in atto dall’altro, che non aiuta nel regolarizzare e rendere stabili certe tipologie di contratto. Non ultime le procedure da seguire per recuperare la documentazione che non aiutano. Basti pensare che le visualizzazioni del tutorial che spiega la procedura da seguire sono circa 72.000, più del doppio delle domande depositate.

                      Così, in sede di conversione in legge del decreto bilancio, si punta su alcuni emendamenti per allargare il campo degli aventi diritto a tutti coloro che sono presenti in Italia a marzo 2020, senza limiti di settore di impiego e senza l’obbligo per i richiedenti asilo che dovessero ottenere un permesso di lavoro di rinunciare all’iter della loro richiesta, oltre allo slittamento della data ultima di presentazione delle domande.

                      Ora che si assiste però alla riapertura dei confini senza obbligo di quarantena, grazie al ripristino dei voli aerei per la Ue e l’area Schengen, potrebbero arrivare con più facilità circa 150 mila lavoratori stagionali comunitari regolari, necessari per i raccolti nazionali nelle campagne. La stima è di Coldiretti, che vede così la possibilità di garantire manodopera specializzata e con esperienza alle imprese agricole italiane grazie, al coinvolgimento temporaneo di lavoratori professionisti, spesso le stesse persone che ogni anno attraversano il confine per il lavoro stagionale nella stessa azienda o ramo, per poi tornare nel proprio Paese. La comunità di lavoratori agricoli stranieri più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 107.591 occupati ma tra gli europei ci sono tra gli altri anche polacchi (13134) e bulgari (11261). Numeri che contribuiscono a colmare il gap attuale. “Dopo la regolarizzazione – sostiene la Coldiretti – è ora però necessaria anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione”.

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