di Eugenio Felice
Se nell’anno del Covid, il 2020, diverse aziende avevano deciso, in via prudenziale, di piantare meno meloni e angurie, nel 2021 è successo esattamente l’opposto, come ci ha riferito recentemente anche Germano Fabiani, responsabile reparto frutta di Coop Italia (leggi qui). Cosa significa? Che la produzione quest’anno è stata piuttosto elevata, con i mercati che hanno fatto fatica ad assorbire tutta la merce in arrivo dai campi. Sia in Italia che all’estero, dove si è fatta sentire la concorrenza spagnola e dove il clima non sempre è stato favorevole ai consumi. Per questo motivo, meloni e soprattutto angurie, in alcuni casi, sono rimasti nei campi, nonostante le attività promozionali di sostegno da parte della distribuzione. Questo divario tra domanda e offerta ha fatto precipitare i prezzi.
“In realtà fino a Ferragosto abbiamo registrato il 33% in più di volumi per l’anguria mini Gavina e per l’anguria midi Eleonora”, ci spiega Salvatore Lotta, responsabile commerciale di OP Campidanese, la maggiore organizzazione di produttori della Sardegna, con sede a Terralba, in provincia di Oristano, nota al grande pubblico anche per il brand L’Orto di Eleonora. “Abbiamo fatto una buona programmazione con alcuni gruppi della grande distribuzione sia in Italia che all’estero, tra cui mi preme evidenziare quella, novità 2021, con Coop Italia che ha inserito l’anguria mini Gavina, uno dei nostri fiori all’occhiello, nella linea a marchio Origine. Poi dopo Ferragosto il mercato ha rallentato parecchio, i consumi sono calati e la merce ha iniziato ad accumularsi nei magazzini”.
“In questa situazione – continua Lotta – con tanto prodotto in commercio a prezzi bassi, alcuni clienti hanno tagliato le forniture, preferendo rifornirsi sui mercati locali. Ad offerte a 20 centesimi al chilo per anguria di qualità abbiamo dovuto dire di no. Con 20 centesimi non paghi tutti i costi della filiera e il primo ad essere penalizzato è il produttore che vede vanificare il suo duro lavoro nei campi. Sarebbe auspicabile un intervento politico, l’art. 62 andrebbe rivisto per dare maggiori tutele al mondo produttivo. La prima regola dovrebbe essere che la grande distribuzione non possa acquistare a prezzi inferiori ai costi di produzione, come peraltro già fa da contratto Coop Italia. Poi certamente ci vorrebbe un maggiore coordinamento tra i principali attori della produzione per evitare di ripetere un’annata come questa”.
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