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                      Approvato il Ddl sui reati agroalimentari: introdotto il reato di agropirateria

                      Il Ddl di riforma dei reati agroalimentari è stato approvato la sera del 25 febbraio 2019 dal Consiglio dei ministri. Tra le novità il reato di agropirateria, che si propone di agire ad ampio raggio contro i falsi alimentari e tratteggia una sorta di associazione a delinquere di stampo “agrimafioso”. I macro obiettivi del provvedimento sono due: la tutela della salute e la tutela dell’ordine economico, perché oltre ai consumatori è importante tutelare anche le imprese dalla concorrenza sleale. “Per noi è importante l’inserimento del concetto di tutela del patrimonio agroalimentare. Finora uno dei vuoti normativi riguardava il fatto che mentre in altri settori merceologici la contraffazione di un marchio è già di per sé un reato, nel caso dei prodotti alimentari spesso la contraffazione altera l’origine dei prodotti spacciando ad esempio per made in Italy ciò che non lo è”, ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini

                      Dalla Redazione

                      agropirateria

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                      Il reato di agropirateria è tra le principali novità del Ddl di riforma dei reati agroalimentari approvato la sera del 25 febbraio dal Consiglio dei Ministri. Questo reato, introdotto per agire ad ampio raggio contro i falsi alimentari, è volto alla tutela del patrimonio agroalimentare (inserito nel codice penale come nuovo bene giuridico meritevole di tutela) che presuppone un concetto di organizzazione e tratteggia una sorta di associazione a delinquere di stampo “agrimafioso” che, come ricorda Informacibo, registra un volume d’affari annuo di 24,5 miliardi di euro. I macro obiettivi del provvedimento sono quindi due: la tutela della salute e la tutela dell’ordine economico, perché oltre ovviamente ai consumatori è importante anche tutelare le imprese dalla concorrenza sleale.

                      Come spiega il Sole24ore, questo Ddl, composto da 14 articoli integra, e quindi modifica, il codice penale e interviene anche sulle numerose leggi complementari che negli anni si sono sovrapposte in materia.

                      L’introduzione del nuovo reato di agripirateria definisce così tutti quei comportamenti a rischio non solo nelle fasi a valle della filiera (e cioè nel commercio) ma anche a monte: dalle condizioni di allevamento degli animali all’uso di prodotti chimici nei campi, passando per l’introduzione del concetto di tutela del patrimonio agroalimentare nel codice penale come nuovo bene giuridico meritevole di tutela.

                      In particolare, come spiega il Sole 24ore, saranno sanzionati i casi di falso prodotto biologico e di falsa indicazione d’origine. Sotto quest’ultimo aspetto il caso che ha fatto scuola è quello dell’olio d’oliva, per il quale accade spesso che all’interno di bottiglie etichettate con nomi e claim che rimandano all’italianità del prodotto poi in realtà ci sia olio di importazione. Sempre riguardo all’agropirateria, con il testo vengono inoltre estese tutele che oggi sono limitate ai prodotti Dop e Igp anche ai prodotti alimentari convenzionali.

                      Importante è anche la prevista revisione del reato di frode, che in passato era legato alla consegna materiale del prodotto, mentre in futuro sarà allargato anche ad attività realizzate in fasi precedenti come il ricorso a segni distintivi con indicazioni false e ingannevoli.

                      Tra le novità di rilievo del Ddl anche i profili che rimandano alla responsabilità della persona giuridica. In particolare, vengono definite le condizioni che esonerano l’imprenditore dalla responsabilità penale e amministrativa. Requisiti che richiedono la dimostrazione da parte del titolare dell’impresa di aver tenuto ogni condotta necessaria a evitare rischi, dalla certificazione dell’origine a quella della tracciabilità, fino alla verifica delle informazioni in etichetta. Per quanto riguarda le sanzioni previste in tema di agro pirateria, l’articolo 440, che punisce il commercio di alimenti contraffatti,  è stato così modificato: “Chiunque produce, importa, esporta, spedisce in transito, introduce in custodia temporanea o in deposito doganale, trasporta, detiene per il commercio, commercializza, somministra, vende o distribuisce alimenti non sicuri, pregiudizievoli per la salute o inadatti al consumo umano, ovvero contraffatti o adulterati, ponendo concretamente in pericolo la salute pubblica nella consumazione del prodotto, è punito con la reclusione da due ad otto anni”, mentre chi indica origine, qualità e quantità diverse da quelle dichiarate rischia la reclusione da quattro mesi a due anni e una la multa fino a 10.000 euro. Per la falsificazione di prodotti Dop o Igp, invece, si rischia la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da 10.000 a 50.000 euro.

                      Rientrano così per la prima volta, tra i comportamenti che possono essere sanzionati, tutte quelle violazioni che possono anticipare la formazione del pericolo ma che sono fondamentali per assicurare la sicurezza lungo tutta la filiera: per esempio, le condizioni di trasporto e di conservazione dei prodotti prima della loro immissione al consumo.

                      «Per noi è particolarmente importante – ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – l’inserimento del concetto di tutela del patrimonio agroalimentare. Perché finora uno dei vuoti normativi riguardava il fatto che mentre in altri settori merceologici la contraffazione di un marchio è già di per sé un reato, nel caso dei prodotti alimentari spesso la contraffazione altera l’origine dei prodotti spacciando ad esempio per made in Italy ciò che non lo è. E questo configura un vero e proprio “furto di identità” che finora non aveva un riconoscimento nella legge. Con l’introduzione del concetto di tutela del patrimonio agroalimentare si colma questo vuoto». Infatti, il Ddl nasce dal lavoro messo a punto qualche tempo fa dall’ex procuratore Giancarlo Caselli nell’ambito dell’Osservatorio Agromafie promosso e sostenuto dalla Coldiretti. Un testo che nella passata legislatura fu approvato in Consiglio dei ministri, ma di cui poi si persero le tracce a causa dello scioglimento delle Camere, come ricorda il Sole 24ore, e che integra il codice penale e le leggi complementari che sulla materia si sono sovrapposte negli anni.

                      Il provvedimento sarà calendarizzato in Parlamento. Con ogni probabilità sarà incardinato nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e in seguito saranno richiesti pareri alle altre commissioni competenti.

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