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                      Bastoni: “Al settore servono flessibilità, aggregazione e specializzazione”

                      Bastoni

                      Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit Italia ad Asia Fruit Logistica 2014 (Copyright: Fm)

                      Ilenio Bastoni, a far data dal 1 novembre 2020, ha lasciato ogni incarico nel Gruppo Apofruit e nelle società collegate. Un rapporto durato 27 anni, di cui gli ultimi sette con la qualifica di direttore generale. “Un’esperienza straordinaria a livello professionale e umano”, la ha definita, che si è conclusa con una rottura per “visioni differenti e inconciliabili”. Ora è il momento di rimettersi in gioco, con rinnovato “entusiasmo e determinazione”. In attesa di sapere con quale azienda continuerà il suo percorso professionale, gli abbiamo chiesto quali sono oggi le sfide per l’ortofrutta italiana. Ecco cosa ci ha risposto

                      di Eugenio Felice

                      Bastoni

                      Ilenio Bastoni ad Asia Fruit Logistica 2014 (copyright: Fm)

                      L’ADDIO AL GRUPPO APOFRUIT. Ilenio Bastoni ha dato le dimissioni da Apofruit Italia: a far data dal 1 novembre 2020 ha lasciato ogni incarico all’interno della grande cooperativa romagnola così come nelle società collegate, tra cui Almaverde Bio, Origine Group, FC Log, Mediterraneo Group e Piraccini Secondo. Nel Gruppo Apofruit Ilenio Bastoni, 47 anni e tre figli, ha rivestito ruoli di crescente responsabilità: era entrato nel 1993 come tecnico in campo per arrivare nel 2012 al ruolo di direttore commerciale e nel 2014 a quello di direttore generale. Sotto la sua direzione generale, dal 2014 al 2019, Apofruit Italia Sca è passata da un valore della produzione di 184 milioni di euro (rif. bilancio 2014) a un vaore della produzione di 267 milioni di euro (rif. bilancio 2019), registrando in sei anni una performance del +45%.

                      Lo scorso settembre la rottura con il Gruppo Apofruit, “a causa di visioni differenti e inconciliabili”, con il subentro di Ernesto Fornari (leggi qui), già direttore di Canova, la business unit dedicata al biologico. “Per me è stata un’esperienza straordinaria a livello professionale e umano”, ci riferisce Ilenio Bastoni che abbiamo raggiunto al telefono in una grigia mattina di inizio novembre. “Sarò sempre riconoscente ad Apofruit per quello che mi ha dato. Ringrazio i soci della cooperativa e i colleghi con cui ho condiviso questo cammino lungo 27 anni. Voglio ringraziare anche le persone di grande profilo manageriale con cui in questi anni ho condiviso la mia presenza all’interno di diversi consigli di amministrazione”. “Non ho rimpianti – sottolinea Bastoni riferendosi alla rottura – rifarei tutto quello che ho fatto. Il tempo è galantuomo e i nodi verranno al pettine”.

                      SI VOLTA PAGINA. Adesso è il momento di guardare avanti. Ilenio Bastoni, mentre stiamo scrivendo (martedì 3 novembre), sta valutando due proposte in particolare e presto prenderà la sua decisione. “Nell’ultimo mese ho avuto numerosi messaggi di stima e diverse proposte professionali. Ne sto valutando due in particolare. Posso confermare comunque che resterò nel settore e che, qualunque sia la scelta, si tratterà di un’azienda di dimensioni rilevanti. Ho una gran voglia di rimettermi in gioco, con entusiasmo e determinazione, per raggiungere nuovi importanti risultati. Il comparto ha bisogno di professionalità e io sono pronto a fare la mia parte”.

                      Ma quali sono le sfide oggi per l’ortofrutta italiana? “Partiamo dal presupposto – commenta Bastoni – che stiamo vivendo un periodo di cambiamenti repentini e strutturali, che riguardano tutti gli anelli della filiera, dalla produzione alle centrali ortofrutticole, dalla distribuzione al consumatore. Le aziende non possono più fare piani a 5 o 10 anni come si faceva una volta. Bisogna ragionare sul breve-medio termine, non oltre i due anni, con modelli estremamente flessibili. Oggi i mercati sono molto più instabili rispetto al passato: sbocchi commerciali internazionali che si aprono e si chiudono improvvisamente; attori della distribuzione che entrano, altri che escono dal mercato; emergenze in campagna come la cimice asiatica o le avversità climatiche estreme; l’emergenza sanitaria in corso che sconvolge le abitudini di consumo. Ogni anello della filiera è sotto stress. Occorre grande flessibilità per gestire questi cambiamenti”.

                      Ma non basta“, sottolinea il manager romagnolo. “È necessario che il mondo produttivo si aggreghi, si coordini e condivida con le centrali ortofrutticole e le strutture commerciali tutta una serie di strategie non solo per sopravvivere ma per poter essere protagonista sul mercato. Piccolo non è bello. Non in ortofrutta. Non oggi. Infine, la specializzazione: se l’Italia gioca sul campo delle commodity e dei prodotti da prezzo ne esce perdente. Per prima in Europa l’Italia ha puntato alle denominazioni di origine (DOP) e alle indicazioni geografiche protette(IGP). Abbiamo un patrimonio straordinario di specialità territoriali da valorizzare. L’Italia è anche stata la prima a puntare fortemente sul biologico e a investire sull’innovazione varietale. Occorre andare avanti su questa strada – conclude Ilenio Bastoni – cercando l’innovazione a 360 gradi, per dare distintività alle produzioni e sostenibilità economica alla filiera”.

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