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                      Bio C’Bon: chiudono i negozi italiani dopo l’acquisizione Carrefour in Francia

                      A seguito dell’acquisizione da parte di Carrefour dell’insegna Bio C’Bon in Francia, dove conta 107 punti vendita, i 17 punti vendita della catena del bio in Italia vedranno una sorte differente: dal 19 dicembre chiuderanno i battenti, senza alcuna prospettiva di riapertura e di reimpiego per i quasi 100 dipendenti. Stessa sorte sembra toccare ai punti vendita Bio C’Bon di Spagna e Belgio

                      Dalla Redazione

                      Bio C'Bon Italia

                      Non sembra esserci alcun futuro per i punti vendita Bio C’Bon in Italia. Dopo l’acquisizione da parte di Carrefour di Bio C’Bon in Francia, con un operazione da 60 milioni (ne abbiamo parlato qui), ora i punti vendita dell’insegna del bio in Italia, ma anche Spagna e Belgio, chiudono definitivamente i battenti.

                      Infatti, solo i 107 negozi presenti in Francia di Bio C’Bon, catena del bio fondata da Thierry Brissaud nel 2008, sono passati sotto l’ala di Carrefour: sorte diversa toccherà ai negozi italiani, presenti solo a Milano con 17 punti vendita. Come riporta il Corriere della Sera Milano, nella città meneghina, Bio C’Bon aveva scelto uno schema di acquisto di singoli negozi accomunati dallo stesso brand, sganciandosi quindi dalla casa madre e senza ricorrere al franchising.

                      L’esperienza commerciale italiana finisce così il 19 dicembre, dopo una serie di segnali negativi, in cui si è assistito a ritardi nelle forniture e nel pagamento degli stipendi. La chiusura dei punti vendita italiani lascia a casa circa 100 dipendenti, ora privi di una prospettiva di reimpiego in quanto la mancata acquisizione da parte di un altro gruppo chiude possibili sbocchi occupazionali.

                      Nel corso degli anni, Bio C’Bon era diventata per i milanesi un’insegna familiare per l’acquisto di prodotti biologici, spesso provenienti da piccole aziende locali e familiari. È noto che l’insegna non navigava in buone acque da tempo, tanto che alcuni punti vendita sono già stati chiusi. A ciò si aggiunge la concorrenza sempre più serrata della grande distribuzione e la ridotta disponibilità economica di molte famiglie a causa delle misure anti-covid che hanno determinato – nonostante la crescita del bio in Italia – una contrazione degli acquisti di prodotti biologici e a km 0, a prezzi per forza di cose più alti.

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