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                      Biologico, la Gdo taglia gli assortimenti? Coop e Carrefour rispondono

                      Coop biologico isola Almaverde @FM

                      Biologico, di fronte al preoccupante calo dei consumi, le catene riducono il numero di referenze a scaffale: a luglio il dato parla di -5,3% negli iper e -3,9% nei super. La strada intrapresa sembra infatti essere quella di mantenere le referenze alto vendenti ed eliminare gli “slow movers”. Se n’è parlato ieri a Bologna in occasione del lancio del progetto It’s Bio, insieme ad Alberto Ancarani, responsabile verdure IV e IV gamma e biologico di Coop Italia, e Massimo Silvestrini, dirigente sviluppo bio e prodotti locali di Carrefour Italia. Entrambi i manager chiariscono subito: non c’è – almeno non c’è stata fino ad oggi – nessuna volontà di ridurre gli assortimenti. Però il biologico ha un costo più alto, questo è innegabile, e pesa di più nel carrello dei consumatori. Le strategie per lo sviluppo e la valorizzazione della categoria si possono e si devono fare, ma fra due anni magari. Ora non è esattamente il momento giusto…

                      di Carlotta Benini

                      biologico convegno gdo

                      Da sinistra Claudio Scalise, Massimo Silvestrini e Alberto Ancarani al convegno a Bologna

                      Biologico al corner, in Gdo? Se n’è parlato ieri a Bologna durante l’evento “Il biologico è valore e sostenibilità” (leggi qui), tenutosi in occasione del lancio progetto It’s Bio di Aop Gruppo Vi.Va per rilanciare le sorti del comparto, di fronte a una calo dei consumi che inizia a preoccupare nel difficile contesto storico che stiamo attraversando. La paura, infatti, è che anziché valorizzare un prodotto premium che coniuga salute, benessere e sostenibilità con un’offerta più profonda e più visibile e con una comunicazione più attenta, la Gdo finisca per fare dietrofront di fronte a queste tendenze inflattive e riduca via via il numero di prodotti bio sugli scaffali.  Perché è questo che, nei fatti, sta avvenendo. Lo evidenziano anche i dati presentati in apertura dell’evento bolognese da Claudio Scalise, managing partner di SG Marketing: a luglio 2022 si registra un -5,3% di referenze biologiche negli ipermercati (da una media di 631 referenze in assortimento si passa a 598) e un -3,9% nei supermercati (da 207 a 199). Per contro i discount – competitor sempre più agguerriti della Gdo tradizionale – accelerano, proponendo una gamma di prodotti più ricca del 18,5%, passando da 67 a 79 referenze sugli scaffali.

                      I prezzi al consumo lievitano e il potere di acquisto delle famiglie diventa sempre più esiguo? Nel biologico – la cui prima evidenza, in tempi di austerity, è il maggior differenziale di prezzo rispetto al convenzionale – le politiche attuali delle catene sono rivolte alla “razionalizzazione degli assortimenti, mantenendo solo le referenze alto vendenti per garantire un turnover alla categoria”. Eppure il biologico mostra di saper reggere ancora alla crisi, se proposto alla clientela in modo giusto e anche a prezzi accettabili. Ne è dimostrazione il successo delle isole Almaverde Bio, che non hanno risentito del calo dei consumi, anzi: il primo semestre 2022 è positivo, con performance di crescita del 12% a giugno e del 14% a luglio, rivela il direttore Paolo Pari ”.

                      E la Gdo, come si sta muovendo di fronte ai nuovi scenari che si stanno configurando nell’universo del biologico? La risposta arriva nella seconda parte dell’evento bolognese in un confronto fra due top manager della Gdo. “Abbiamo una strategia di marca molto focalizzata sul bio nella nostra private label – esordisce  Alberto Ancarani, responsabile verdure IV e IV gamma e biologico di Coop Italia -. Semi, legumi, frutta secca di avancassa: molti prodotti delle nostre linee a marchio sono partite proprio dal bio. Le zuppe e vellutate fresche le abbiamo fatte a marchio Vivi Verde, laddove c’era Dimmidisì che vendeva. Crediamo tantissimo nel biologico, tanto è vero che nella prima gamma abbiamo oltre 100 referenze. Per citare altri esempi, lo zenzero biologico peruviano è l’unica referenza di zenzero confezionato sui banchi”.

                      Coop biologico isola Almaverde @FM

                      Il reparto ortofrutta della Coop San Ruffillo di Bologna da marzo ha una nuova isola Almaverde Bio (copyright: Fm)

                      Nel biologico dunque Coop Italia – che in ortofrutta vede circa 70 milioni di euro di biologico – crede fortemente e non ha “nessuna intenzione di fare un passo indietro”. “Stiamo investendo tempo e risorse e anche facendo indagini sul consumatore per capire cosa vuole, per comunicare di più e meglio, abbiamo un importante piano di sviluppo non solo in ortofrutta. Ma investiamo in un contesto in cui i consumi non stanno premiando”, ribadisce Ancarani. “Abbiamo un’inflazione in pancia di 10 punti percentuali, non parlo del bio ma in generale, e ne abbiamo riversati sul consumo la metà. Quindi bisogna che progetti innovativi li facciamo, questo sì, ma fra due anni. Ci viene criticato il fatto che vogliamo il miglior prezzo? Bisogna rendersi conto che, finché il gap fra prodotto bio e convenzionale è del 15-20%, il consumatore ne acquisterà sempre di meno”.

                      Torna sul tema dei prezzi anche Massimo Silvestrini, responsabile sviluppo bio Italia e prodotti locali di Carrefour Italia, secondo cui è fondamentale garantire un prezzo accessibile a tutti con un assortimento importante, senza svilire i prodotti. “Dal 2018 Carrefour ha lanciato un progetto sovra nazionale e trasversale che segue questi concetti di food transition illustrati oggi – dice Silvestrini a proposito delle sfide per la sostenibilità lanciate durante il convegno bolognese da due massimi esperti del bio come Roberto Pinton e Giovanni Dinelli -. L’obiettivo di Carrefour, con questo progetto, è di essere leader mondiale nel garantire cibo di qualità, sano e a un prezzo equo e abbordabile per tutti, che abbia anche un impatto positivo sulla sostenibilità e la salute del Pianeta”. “Per questo – puntualizza – sosteniamo il biologico come prodotto differenziale e categoria che esalta il valore”.

                      L’assortimento è uno dei pilastri, per sviluppare il biologico deve essere molto ampio e trasversale, nelle parole di Silvestrini. Oggi abbiamo parlato di ortofrutta: anche noi abbiamo un’incidenza che si discosta da quella media degli altri reparti. Molto simile a quella di Coop, forse anche un po’ più elevata perché abbiamo fatto scelte più radicagli negli ultimi tempi, con coraggio”, rivela.

                      Con al crisi si assottiglia l’assortimento? “Mi piacerebbe dire che non è così, ma di fatto lo è – ammette il responsabile sviluppo bio di Carrefour. Un distributore, specie in questo momento, deve risparmiare. Come può fare? Oltre ad efficientare i punti vendita, ridurre gli sprechi e razionalizzare gli spazi, spesso. Spesso in questi periodi di crisi gli slow movers all’interno della lista sono anche quelli del bio. Quindi un retailer inizia a pensare ‘togliamo un po’ perché lo spazio migliore dobbiamo darlo ai prodotti più altovendenti’. Questa cosa qua, in Carrefour abbiamo cercato fortemente di evitarla negli ultimi anni. Abbiamo cercato di fare un turnover: gli slow movers bio devono essere sostituiti con dei potenziali performer bio e soprattutto occorre cercare di creare valore nell’ambito dei prodotti biologici. “Lo sforzo che stiamo facendo in Carrefour, alla stregua di quello che sta facendo anche Coop, è proprio quello di adottare una politica a sostegno del bio come elemento differenziante e portatore di valore. Questo anche nelle piccole cose, a partire dall’esposizione in punto vendita. Nei grandi iper ad esempio, sposando il progetto di Almaverde Bio, abbiamo fatto uno sforzo coraggioso di creare uno shop in shop bio”. “Nelle singole categorie invece abbiamo fatto lo sforzo di mantenere il presidio del bio, con particolare attenzione rispetto alla marca privata”.

                      “Se vuoi sviluppare il biologico – dichiara in conclude Silvestrini – devi prima di tutto fare comunicazione e devi dare formazione in reparto. Il progetto Its’ Bio ha tutte le potenzialità per fare una buona comunicazione. Sulla formazione, ritengo necessario che gli addetti siano formati e siano i primi ad esempio a conoscere la differenza fra biologico, lotta integrata, km zero e residuo zero, tutti sinonimi che oggi cerano confusione nel cliente”. Occorre partire da questi due punti, dunque, per dare nuovo impulso al comparto e superare l’empasse.

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